Il 50% dei consumi di pasta nei ristoranti è coperto da pasta secca lunga, come spaghetti, linguine, bucatini e soprattutto liscia.
Nei ristoranti italiani all’estero, nell’82% dei casi, il consumo di pasta è aumentato, un trend che si riscontra soprattutto in Giappone e in Francia. E’ quanto emerge da una ricerca di Unione Italiana Food, realizzata in collaborazione con Fic – Federazione Italiana Cuochi e Ita – Italian Trade Agency che ha interpellato 60 cuochi e ristoratori italiani attivi in Germania, Francia, Uk, Usa, Giappone ed Emirati Arabi Uniti, tutti Paesi che rappresentano la spina dorsale e il futuro dell’export di pasta italiana. Ricerca che viene diffusa in vista del World Pasta Day 2022 che si celebra il 25 ottobre.
La pasta è molto importante nel determinare il successo del locale per il 67% dei ristoratori (addirittura l’80% in Francia e Germania). Il 50% dei consumi di pasta nei ristoranti è coperto da pasta secca lunga, come spaghetti, linguine, bucatini e soprattutto liscia. E’ sorprendete come la pasta conquisti sempre di più all’estero con il 22% dei ristoratori che serve maxi-porzioni oltre i 100 grammi (addirittura il 60% nell’insospettabile Francia).
Sono anche pochi i compromessi rispetto agli usi locali: il 55% dei ristoranti serve ricette regionali italiane, il 31% ripropone la tradizione e solo il 14% ritiene che il glocal sia la strada giusta. Anche le ricette che hanno poco a che vedere con il Made in Italy scompaiono nel 73% dei ristoranti. Lo stile dell’approccio alla pasta, di conseguenza, è all’insegna della tradizione o al massimo della tradizione rivisitata per il 65% dei locali.