Se ne parla già da tempo, almeno un anno, ma oggi sembra ineludibile. Il Rimpasto con le sue formule ed i suoi riti, scatterà il giorno dopo le europee, come un atleta allo sparo dello starter. Oltre all’ambizione di persone e gruppi politici si aggiunge il vuoto in alcune caselle.
Una è l’agricoltura avocata dal Presidente Schifani dopo lo stop a Luca Sammartino, poi ci sarebbe la Sanità in balìa amministrativa ben prima dell’indagine messinese, Economia ed Attività Produttive saranno forse liberate dai partecipanti alla corsa elettorale europea, la Formazione è in rivolta contro un altro candidato al voto, altre caselle Schifani voleva cambiarle già dall’inizio ma era stato costretto a soprassedere.
Il 10 giugno, dopo la tornata elettorale, la clessidra sarà esaurita, gli appetiti, le vendette, il conto di morti e feriti tra politici e partiti, fornirà tutto il materiale per l’eterno, insopprimibile Rimpasto siciliano, uno sformato più stratificato e pesante dei famosi anelletti al forno palermitani, al cui interno c’è sempre l’uovo sodo del vincitore, anche se tutto è ammantato dalle melenzane fritte della maggioranza compatta.
Preparare un rimpasto non è semplice, il ragù cuoce a fuoco lento, e la besciamella può attaccarsi al fondo, ci vuole tempo e maestria, se no è indigeribile. E soprattutto si deve tentare di avere una squadra migliore e più proficua della precedente, perché coloro che si mangeranno lo sformato, gli elettori, potrebbero non comprarlo più.
Così è se vi pare.
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