Ex Blutec di Termini Imerese, il futuro dipende da Regione e Roma

Ex Blutec, la soluzione corre su un duplice binario: “palla” in mano a Regione e Roma

Ex Blutec, la soluzione corre su un duplice binario: “palla” in mano a Regione e Roma

Antonio Giordano  |
domenica 28 Gennaio 2024

Il futuro dell'area industriale di Termini Imerese dipende da due fattori: il lavoro sui bandi e le azioni per gli ex dipendenti. Ecco a che punto siamo.

La soluzione per l’Ex Blutec di Termini Imerese corre su un duplice binario. Uno è quello del bando, ancora aperto, per il quale sono arrivate due domande (il gruppo Pelligra e il consorzio Smart City Group) più una quella di un imprenditore del settore della nautica per una parte dello stabilimento.

Ci sono, inoltre, ancora due lotti più piccoli andati a bando all’interno del complesso industriale, per i quali non sono arrivate altre domande e per cui la struttura commissariale procederà a una nuova apertura dei termini. Al momento su quello in chiusura è in corso la preparazione di un’istruttoria che verrà consegnata ai tecnici del ministero da parte dei commissari.

Il secondo binario corre insieme al primo e riguarda il futuro degli ex dipendenti.

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Ex Blutec, alla ricerca di una soluzione per gli ex dipendenti

Sul piatto ci sono 30 milioni di euro che erano stati stanziati dal governo Musumeci in una delle finanziaria delle legislatura. Sono destinati ad accompagnare i lavoratori verso la pensione, “alleggerendo” l’acquirente da una quota dei quasi 600 dipendenti. Ma come questi fondi devono essere utilizzati? Per la formazione delle nuove competenze o direttamente per procedere a quanti più prepensionamenti? E da chi dovrebbero essere gestiti? In questo caso deve essere la politica a decidere. Sui lavoratori dell’ex Blutec pende anche il riconoscimento del lavoro usurante (quale è quello in catena di montaggio). Ma qui c’è un altro “caso” sull’eterna vertenza di questa area industriale: non si trovano più le buste paga degli ex dipendenti Fiat-Blutec. Rosicchiate dai topi, come ipotizzato da un quotidiano nei giorni scorsi.

L’assessore Tamajo, che segue la vicenda dal suo insediamento, ha detto che la Regione si farà portavoce delle istanze dei dipendenti al Governo di Roma e l’Istat per risolvere questi due nodi. In settimana ha voluto convocare tutti a Palermo (volevano partecipare anche i rappresentanti di una delle due cordate che hanno presentato la proposta ma è stato spiegato che non era il caso, visto che le domande sono ancora in esame) ma il risultato è che la soluzione passa deve passare dalla Capitale. Con il Governo che promette di seguire da vicino nella speranza che il 2024 non passi invano. Anche perché il 4 novembre scadono l’amministrazione straordinaria e gli ammortizzatori sociali.

La comunità non rimane a guardare

Nel frattempo anche la comunità locale si muove. Nell’area industriale di Termini Imerese sono insediate circa 120 imprese che danno lavoro a 2500 dipendenti. L’area è al centro di un censimento avviato dal consorzio Asi in liquidazione per stabilire l’esatto numero (e condizione) dei lotti presenti. Alcuni, infatti, sono stati assegnati ma a soggetti che non si sono insediati, altri sono utilizzati da soggetti che non hanno alcun titolo per farlo. L’amministrazione ha chiesto anche uno sforzo ulteriore alla Regione, cioè di investire sull’interporto tramite una riqualificazione parziale dell’ex stabilimento Fiat “attraverso una nuova localizzazione dell’interporto di Termini Imerese rispetto a quanto previsto dall’attuale progetto preliminare”.

Un impegno diretto della Regione tramite un accordo di programma da realizzare con l’Autorità portuale. “Si tratta – hanno spiegato la sindaca Maria Terranova e l’assessore di Termini alla reindustrializzazione Pippo Preti – di un’opera logistica strategica capace di connettere l’area industriale con il nostro porto che, se realizzata all’interno di parte dell’area ex Fiat consentirebbe la strategica liberazione e potenziale assegnazione a nuovi investitori di ben 285.000 metri quadrati, attualmente destinati ad accogliere l’interporto, l’occupazione stabile di almeno 100 dipendenti, con un coinvolgimento diretto della regione siciliana nella risoluzione della vertenza, una notevole riduzione dei tempi di intervento ed una abbattimento del costo complessivo di costruzione dell’infrastruttura”.

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