Fallimento dei Comuni Sindaci interdetti - QdS

Fallimento dei Comuni Sindaci interdetti

Carlo Alberto Tregua

Fallimento dei Comuni Sindaci interdetti

giovedì 24 Marzo 2022

Urge il riequilibrio dei Bilanci

Fra gli ottomila Comuni italiani, ve ne sono molti, anche troppi – soprattutto al Sud – che falliscono, cioè vanno fuori i parametri previsti dalla legge, per cui i loro Bilanci non riescono a chiudere in pareggio o – quasi mai – in attivo.
Il fenomeno si è esteso sempre di più in questi ultimi anni e ancor più nella nostra Isola. Infatti, su 391 Comuni, ve ne sono quarantacinque già in fallimento e circa un terzo è già in stato di default o in Piano di rientro.

Vi sono leggi piuttosto rigorose sulla stesura e la realizzazione dei Bilanci dei Comuni. Allora perché esse vengono violate da squilibri anche notevoli? La risposta è semplice: i Comuni non riescono ad incassare gli importi previsti dalle entrate. Dall’altra parte si possono verificare uscite impreviste che, con particolari procedure, danno luogo ad erogazioni finanziarie.
La situazione descritta è preoccupante perché dimostra l’insufficienza manageriale dei primi cittadini eletti.

Partiamo dalla testa del problema e cioè da chi ha responsabilità di mandare a capo dell’amministrazione locale persone inadatte perché incompetenti. Tale responsabilità è propria dei cittadini-elettori, che non sono capaci di scegliere, fra i candidati, il migliore, a prescindere dalla sua appartenenza a questa o a quella parte politica, a questo o a quel partito.
È vero che molti candidati si nascondono dietro liste civiche, ma è anche vero che tali liste mascherano partiti e parti politiche che non hanno più il coraggio di dimostrarsi con i propri simboli perché si sono sputtanati da soli.
Un sindaco dovrebbe avere le caratteristiche di un manager di impresa, ovvero di un regista di film o di opera. Infatti dorrebbe possedere le competenze necessarie per coordinare tutte le attività ed organizzarle in modo tale da perseguire i risultati che sono le promesse effettuate nelle campagne elettorali.
Dovrebbe tener conto di tutte le variabili che si possono verificare, in modo da approntare piani B o soluzioni alternative in condizione di perseguire ugualmente gli obiettivi prefissati. Solo chi è competente può fare l’attività nel modo descritto.

Torniamo alle cause dei fallimenti dei Comuni. La prima – l’abbiamo scritto – riguarda l’insufficienza delle entrate. Tale causa deriva soprattutto dall’evasione di tributi locali, primi fra i quali Tari ed Imu. Seguono: occupazione spazi pubblici, pubblicità (in particolare quella cartellonistica) ed altri.
Non è possibile accettare un’evasione fino al cinquanta per cento di Tari ed Imu. E allora cosa fare? Organizzare una task force interna al Comune per far funzionare un sistema di esazione efficace ovvero affidare a una struttura esterna l’incarico, in modo che comunque vengano rispettate le entrate previste.
Poi, per convincere gli evasori, i quali danneggiano tutti i cittadini, bisognerebbe pubblicare, su quotidiani ed altri mezzi, l’elenco dei loro nomi, cognomi ed indirizzi. Qualcuno obietterebbe che non si possono pubblicare dati sensibili, ma questa eventualità è superabile dall’interesse generale per evitare la sperequazione fra cittadini corretti e cittadini scorretti.

Sull’evasione della pubblicità, in particolare quella cartellonistica, abbiamo più volte suggerito l’adozione di un sistema digitale che consenta l’incasso della tassa di pubblicità senza alcun ritardo. Si tratta di far installare ai concessionari due lampade in ogni postazione: una verde ed una rossa. Finché la tassa è pagata, resta accesa la lampada verde; quando scade il periodo si accende quella rossa. Ovviamente il piccolo impianto viene collegato via Internet ad una centrale digitale nel Comune che in tempo reale fa accendere spie verdi o rosse indicando i poster in regola o fuori regola.
Vi sono altri mezzi per incassare tutto il previsto, soprattutto mezzi digitali, ma costatiamo che essi non sono utilizzati dai sindaci.

In ogni caso, non può continuare a passare sotto silenzio la responsabilità dei primi cittadini che mandano il loro Comune in fallimento. Tale responsabilità dovrebbe essere colpita da una sanzione consistente nell’interdizione definitiva da ogni incarico pubblico ed elettivo.

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