Fase due, scoppiano forti polemiche tra i medici sulla pericolosità attuale del coronavirus - QdS

Fase due, scoppiano forti polemiche tra i medici sulla pericolosità attuale del coronavirus

redazione web

Fase due, scoppiano forti polemiche tra i medici sulla pericolosità attuale del coronavirus

lunedì 01 Giugno 2020

"Clinicamente non esiste più" afferma il direttore della Terapia intensiva del San Raffaele di Milano Zangrillo. "La sua potenza di fuoco è diminuita", conferma l'infettivologo genovese Bassetti. Ma Luca Richeldi, direttore della Pneumologia del Policlinico Gemelli di Roma e membro del Comitato tecnico-scientifico, ribatte che "il virus circola ancora ed è sbagliato dare messaggi fuorvianti". E il direttore scientifico dello Spallanzani di Roma, Ippolito, "Nessuna prova che il virus sia mutato". Forte la reazione del presidente del Css Locatelli che parla di "assoluto sconcerto". La sottosegretario alla Salute Zampa, "saremmo tutti felici, ma in mancanza do evidenze scientifiche invito a non confondere le idee degli italiani, favorendo comportamenti rischiosi"

Il coronavirus “clinicamente non esiste più” e “ha perso la sua potenza di fuoco iniziale”, tanto che attualmente i pazienti si presentano in condizioni meno gravi e il decorso della malattia è più leggero.

A sostenerlo sono il rianimatore Alberto Zangrillo e l’infettivologo Matteo Bassetti, ma le affermazioni rischiano di essere fuorvianti secondo lo pneumolgo Luca Richeldi, componente del Comitato scientifico, che avverte: “il virus circola ancora”.

Ben più forte la reazione del presidente del Consiglio superiore di sanità e componente del Cts, Franco Locatelli, che ha parlato di “assoluto sconcerto” e “grande sorpresa” per le affermazioni

E anche per il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa è “un messaggio sbagliato che rischia di confondere gli italiani”.

Ad accendere il dibattito sono le dichiarazioni di Zangrillo, direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano, città nella quale vi sono numerosi movimenti che tendono a minimizzare i problemi per sollecitare la riapertura delle “frontiere” tra regioni.

“Clinicamente – secondo Zangrillo – il coronavirus non esiste più. Circa un mese fa sentivamo epidemiologi temere per fine mese o inizio giugno una nuova ondata e chissà quanti posti di terapia intensiva da occupare. In realtà il virus dal punto di vista clinico non esiste più. Qualcuno terrorizza il Paese”.

E che il virus non sia più lo stesso lo sostiene pure il direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova Matteo Bassetti, affermando che il virus “potrebbe ora essere diverso: la potenza di fuoco che aveva due mesi fa non è la stessa potenza di fuoco che ha oggi”.

“Da medico che è sul campo – afferma – dico che i malati di ora sono diversi da quelli di due mesi fa: prima i pazienti avevano una condizione molto più grave, ora meno. Risulta evidente che oggi la malattia da covid-19 è diversa, perché la sua presentazione clinica e il suo decorso sono più lievi”.

Inoltre, da poco più di un mese “i pazienti che vediamo non sono più casi così gravi come in marzo e in aprile”.

Proprio queste evidenze sul campo, spiega quindi Bassetti, “ci fanno dire che il virus potrebbe essere diverso”.

Invita alla prudenza e mette in guardia dal rischio di una sottovalutazione dei pericoli lo pneumologo Richeldi: il virus “circola ancora ed è sbagliato dare messaggi fuorvianti che non invitano alla prudenza”.

“E’ indubitabile e rassicurante – aggiunge – il fatto che la pressione sugli ospedali si sia ridotta nelle ultime settimane. Non va però scordato che questo è il risultato delle altrettanto drastiche misure di contenimento della circolazione virale adottate nel nostro Paese”.

E ancora: “E’ bene ricordare che la circolazione virale è un processo dinamico, per cui la gradualità e la cautela nella ripresa delle attività economiche e sociali devono rimanere la nostra priorità. Soprattutto alla luce delle riaperture del tre giugno”.

Del resto, “basta vedere come purtroppo la situazione sia molto diversa in Paesi, come Russia, Messico o India, nei quali queste misure non hanno potuto essere così efficaci e non hanno dato i confortanti risultati che vediamo nel nostro Paese”.

E’ presto per trarre delle conclusioni anche secondo il direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma Giuseppe Ippolito.

Fortunatamente in Italia “abbiamo ora meno casi gravi e ciò dimostra che le misure di contenimento adottate hanno dato i loro frutti, ma al momento non c’è alcuna prova né alcuno studio scientifico pubblicato che il virus sia mutato”.

Di solito, avverte, “i virus si attenuano nel corso di vari anni, ma non bisogna essere catastrofisti o ottimisti a tutti i costi”.

Ora, “ciò che dobbiamo fare – conclude – è monitorare la situazione giorno per giorno e mai abbandonare la prudenza”.

“Il virus non c’è più? E’ un messaggio sbagliato che rischia di confondere gli italiani e al Comitato tecnico scientifico va la stima del Governo” afferma la sottosegretario alla Salute Sandra Zampa.

“Secondo alcuni esperti – sottolinea – , del virus covid-19 non ci sarebbe più traccia in giro per l’Italia. Se le cose vanno meglio questo è merito delle misure di lockdown assunte dal Governo. In ogni caso, in attesa di evidenze scientifiche a sostegno della tesi della scomparsa del virus, della cui attendibilità saremmo tutti felici, invito invece chi ne fosse certo a non confondere le idee degli italiani, favorendo comportamenti rischiosi dal punto di vista della salute”.

“Nel momento in cui ci accingiamo all’apertura dei transiti da Regione a Regione e un ritorno a una vita il più possibile normale occorre al contrario invitare gli italiani alla massima prudenza, a mantenere il distanziamento fisico, ad evitare assembramenti, al lavaggio delle mani frequente, all’uso della mascherina”, aggiunge Zampa.

“Sento infine il bisogno – conclude – di esprimere alle e ai componenti del Comitato Tecnico Scientifico la stima e la gratitudine mia, del Governo e, sono certa, di tutti gli italiani per il duro impegno di questi mesi e per la generosità con cui hanno messo a disposizione le proprie competenze”.

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