Fattorie didattiche, lieve crescita in Sicilia - QdS

Fattorie didattiche, lieve crescita in Sicilia

Michele Giuliano

Fattorie didattiche, lieve crescita in Sicilia

martedì 15 Ottobre 2019

Aggiornato elenco della Regione: nell'ultimo anno sono diventate 95 rispetto alle 88 del 2017. Restano comunque poche. Numeri irrisori, per una regione che potrebbe fare del proprio patrimonio enogastronomico il fiore all’occhiello del settore turistico

PALERMO - Trend degli agriturismi confermato, fattorie didattiche che ancora stentano a decollare. Questo il quadro che viene fuori dall’aggiornamento della Regione per quanto concerne l’elenco delle aziende agricole accreditate e dunque riconosciute in questi due ambiti.

Sono 692 gli agriturismi riconosciuti a conclusione dell’istruttoria che riguarda il 2018, stesso numero dell’anno precedente. Qualcosina in più invece per le cosiddette fattorie didattiche che sono arrivate a quota 95 contro le 88 del 2017.

Resta comunque troppo poco se si considera il contesto siciliano, un meraviglioso paesaggio con estrema ricchezza di flora e fauna, temperature miti per la maggior parte dell’anno. Eppure in Sicilia non si investe sulle fattorie didattiche, attività multifunzionali che, da una parte, lavorano con metodi tradizionali la terra e si occupano di allevamento. L’apertura al pubblico e i percorsi didattici che spiegano le metodologie di lavoro e le attrezzature utilizzate, rappresentano un’opportunità da non perdere per chi vuole diversificare la propria attività e dare un risvolto diverso al proprio lavoro, non strettamente produttivo ma di sviluppo culturale per il mantenimento della tradizione e del folklore siciliano. Eppure in Sicilia quella delle fattorie e aziende didattiche è una realtà che stenta a decollare.

Lo conferma per l’appunto il decreto dell’assessorato regionale dell’Agricoltura che ha aggiornato questo elenco delle aziende agricole riconosciute. Nel 2016 le fattorie didattiche erano appena 90 e poi hanno subito una flessione. Ora una nuova impennata, ma nulla comunque di significativo. Distribuite in maniera disomogenea tra le province, se ne registrano un maggior numero a Palermo e Catania, con 18 aziende in elenco, e poi Siracusa, che conta 15 imprese accreditate, e Agrigento, con 9.

Numeri irrisori, per una regione che potrebbe fare del proprio patrimonio enogastronomico il fiore all’occhiello del settore turistico.

Molto più alti i numeri relativi agli agriturismi. In questo caso si parla di 692 aziende, un numero interessante ma comunque sempre basso viste le potenzialità dell’Isola. 39 si trovano nelle provincia di Agrigento e Caltanissetta, 73 in provincia di Catania.

Sono le province di Siracusa e Messina a fare da capofila, con 118 aziende nel settore, seguita da Ragusa con 105. Numeri più bassi in provincia di Enna, che ne conta 51, Palermo, con appena 84 agriturismi, e Trapani, che si ferma a 65 aziende. La scelta verso questa tipologia di attività lavorativa piuttosto che l’altra, è probabilmente dettata da una maggiore facilità di gestione ed un target più ampio di clientela.

Eppure le fattorie didattiche possono dare tanto: sono infatti luoghi in cui ci si può avvicinare, adulti o bambini, alle tecniche di produzione agricola e di allevamento, conoscere gli animali e vederli nel loro ambiente, imparare come si viveva in campagna non più di 50 anni fa. Le aziende didattiche così definite fanno un passo avanti, occupandosi anche della trasformazione del prodotto in enogastronomia tipica del territorio, e sono spesso associate a ristoranti, presso i quali si possono degustare i prodotti dei quali si è in prima battuta conosciuto il ciclo di produzione. Purtroppo, diversi sono gli ostacoli che impediscono il proliferare di questo comparto: già in fase di start up, per poter avviare le attività è necessario abilitarsi con corsi che si svolgono al di fuori del proprio territorio, oltre a richiedere una lunga serie di autorizzazioni. Ancora, manca, da parte delle istituzioni, il supporto a queste aziende anche attraverso incentivi che vadano a promuovere le attività svolte, che vengono al momento pubblicizzate in autonomia dalle singole imprese, mentre sarebbe necessario un maggior coordinamento, anche a livello provinciale o regionale, per dare risalto a queste iniziative che, se correlate tra loro, potrebbero raggiungere un maggior numero di persone e registrare, quindi, una più ampia partecipazione.

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