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Finanziaria e Infrastrutture: le opere che saranno realizzate e quelle rimaste al palo

Finanziaria e Infrastrutture: le opere che saranno realizzate e quelle rimaste al palo
Palazzo d’Orleans

Quali sono le opere che saranno realizzate e quali quelle rimaste al palo a causa del mancato stanziamento dei fondi nell’ultima finanziaria?

“Con la legge di Stabilità, superiamo un’altra pagina di precariato, variamo misure per la crescita del tessuto economico siciliano e per sostenere i consumi, prevediamo investimenti contro la crisi idrica e stanziamo importanti risorse, a vario titolo, a favore degli enti locali”.

Ha commentato così il presidente della Regione, Renato Schifani, alcuni dei principali capisaldi della manovra finanziaria votata dall’Assemblea regionale siciliana lo scorso 28 dicembre, dopo un tour de force che ha rischiato a più riprese di mettere in crisi la maggioranza di governo

Il parlamento ha votato, nel complesso, tre documenti contabili per un valore globale che si attesta attorno ai 950 milioni di euro: la legge di Bilancio, la legge di Stabilità e il collegato prodotto dalle norme proposte nel maxi-emendamento del governo e del parlamento. Un passaggio fondamentale per evitare il ricorso all’esercizio provvisorio, ma anche alla gestione provvisoria, diventati una consuetudine nel recente passato.

Poco meno di un miliardo di euro, dunque, la somma predisposta dai tecnici e approvata dal centrodestra, con il voto contrario di Pd, M5s e Sud chiama Nord. Una cifra stanziata non senza polemiche, come quella incentrata sul ruolo marginale di “ultimi” e cittadini indigenti, ma anche sulla confusione in tema agricoltura. Circa 280 milioni di euro la somma destinata agli investimenti, che rientrano in larga parte nel computo generale dei 700 milioni di euro concessi a vario titolo agli enti locali.

In quei fondi sono presenti progetti che dovranno essere realizzati nell’Isola anche dal punto di vista infrastrutturale in tutte le 9 province. Ma quali sono le opere che saranno realizzate e quali quelle rimaste al palo a causa del mancato stanziamento dei fondi nell’ultima finanziaria?

Più emergenza, meno programmazione

«Alice guarda i gatti e i gatti muoiono nel sole, mentre il sole a poco a poco si avvicina». Cantava così Francesco De Gregori nella sua «Alice non lo sa», brano del 1973. Parafrasando, a distanza di oltre cinquant’anni dall’uscita di uno dei pezzi più conosciuti del cantautore romano, in una proporzione perfetta Alice sta al presidente Schifani quanto i gatti morenti stanno ai siciliani.

Il sole, quello resta tale, continua ad “avvicinarsi” davvero, stravolgendo clima e temperature. Costringendo la Regione agli straordinari che impattano più sul piano emergenziale che non su progetti programmatici a lungo periodo. Una lettura resa evidente dalla divisione dei fondi in questo specifico segmento, tra invasi e acquedotti.

Perché la crisi climatica in atto è una emergenza reale, come raccontato a più riprese nelle nostre inchieste. E se di acqua ce n’è poca in tutte le 9 province, gli investimenti non potranno che essere, in una misura importante, assorbiti proprio per l’emergenza che, nonostante i tardivi sussidi ricevuti, ha messo in crisi il settore agricolo.

Gran parte dei fondi della manovra è destinata a progetti minori e interventi locali piuttosto che a grandi opere infrastrutturali. I comuni siciliani sono stati i principali beneficiari, ma le necessità infrastrutturali più ampie restano trascurate in tutta l’Isola.

La manovra non include, infatti, finanziamenti per grandi opere come la costruzione di nuove strade o il potenziamento delle infrastrutture esistenti, ritenute fondamentali dagli stessi territori per migliorare la qualità della vita nelle province siciliane.

Rigenerazione urbana: la promessa di un futuro migliore

Uno dei pilastri del testo è il fondo da oltre 60 milioni di euro destinato alla riqualificazione urbana. Una somma considerevole, distribuita su una lista di progetti lunga ben 24 pagine e destinata a una pluralità di comuni siciliani. La maggior parte degli interventi previsti rimane comunque sotto la soglia del milione di euro, con l’unica eccezione dell’investimento da 1,5 milioni per le aree circostanti Palazzo dei Normanni, a Palermo.

Tra le opere finanziate spicca un fondo di 150.000 euro destinato al piano di caratterizzazione dell’ex parco Cassarà, sempre nel capoluogo. Chiuso da oltre un decennio, il parco attende ancora una bonifica, in particolare nella “zona rossa” adiacente via Ernesto Basile. Questo finanziamento, seppur significativo, sembra insufficiente a restituire l’area alla cittadinanza in tempi ragionevoli.

Ci sono poi stanziati i fondi a Catania per riqualificare il Parco Falcone, a Randazzo per la biblioteca comunale, a Trecastagni per le scuole e al Comune di Adrano per il ripristino e la messa in sicurezza delle strade. E poi cinque milioni di euro per interventi sulla viabilità rurale, 1,5 milioni per il recupero di borghi marinari. Quasi 16 milioni di euro per la copertura al nuovo bando per l’affidamento decennale della gestione dei dissalatori delle isole minori di Pantelleria, Ustica, Lampedusa, Linosa e Lipari.   

Rimpinguato il Fondo di progettazione per i Comuni con una dotazione per il 2024 di 50 milioni di euro, utile per dotarsi di progetti e accedere agli investimenti previsti dalla programmazione comunitaria e statale. Inoltre viene istituito un fondo da 10 milioni di euro per le progettazioni della Regione.

La lista delle opere comprende anche finanziamenti minori ma simbolicamente importanti. A Ramacca, 900.000 euro saranno destinati alla rigenerazione urbana; Augusta riceverà 800.000 euro per la riqualificazione di piazza Risorgimento, e Vittoria potrà contare su una somma analoga per la realizzazione di una pista ciclabile lungo la riviera Lanterna.  Ma andiamo nel dettaglio.

La suddivisione provincia per provincia

I 524 interventi elencati nella tabella da 24 pagine fanno riferimento al Dipartimento delle Infrastrutture come amministrazione competente erogante. Il documento rappresenta un crocevia per il futuro delle infrastrutture siciliane e si divide su un piano di ripartizione triennale 2025 – 2027 con fondi a decorrere dal primo gennaio dell’anno in corso.

Ragusa, Comiso e il primato degli stanziamenti

Il Comune di Comiso, in provincia di Ragusa, spicca per il finanziamento più cospicuo: 1,6 milioni di euro per il rifacimento e l’ammodernamento di via degli Aragonesi. Questo asse viario, descritto come cruciale per il collegamento con “siti di interesse storico-ambientale-artistico-religioso e culturale”, è stato definito dalla sindaca Maria Rita Schembari come una futura “via del turismo naturalistico e dell’elevazione spirituale”.

Comiso riceverà ulteriori 570mila euro per quattro interventi minori, tra cui la riqualificazione dello stadio comunale. A livello provinciale, Vittoria incassa 850mila euro per una pista ciclabile lungo la riviera, mentre Ragusa ottiene 635mila euro destinati, in parte, all’ampliamento della biblioteca del Centro studi Feliciano Rossitto e ad opere di urbanizzazione.

Palermo: il contrasto tra storia e modernità

Come anticipato, il capoluogo siciliano riceve 1,5 milioni di euro per riqualificare le aree attorno a Palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale siciliana e patrimonio UNESCO. A questo si aggiungono interventi minori nella provincia, come i 700mila euro per il completamento del campo Boario di Alia e i 310mila euro per Carini, di cui 150mila destinati alla riqualificazione di via Morello. Niente fondi per le strade periferiche.

Catania e il bottino più ricco

La provincia di Catania è la più premiata, con oltre 18 milioni di euro assegnati, quasi il 30% della dotazione complessiva. Tra i comuni che ne beneficeranno in misura maggiore, figurano Aci Sant’Antonio (800mila euro) e San Gregorio (600mila euro). Alla città di Catania arrivano 500mila euro, più altri 150mila per la Città metropolitana. Gli interventi includono la riqualificazione di piazza Largo XVII Agosto e di via del Maggiolino, nonché lavori presso l’Istituto Marconi-Mangano e la strada provinciale 120.

Malgrado l’ingente flusso di risorse, restano inevase questioni strutturali, come la messa in sicurezza delle scuole e il miglioramento del trasporto pubblico. La sproporzione tra i fondi destinati ai piccoli comuni e quelli riservati alla città capoluogo solleva interrogativi sull’equilibrio delle scelte.

Messina e il peso politico

Con 11,1 milioni di euro, la provincia di Messina si colloca al secondo posto per finanziamenti ricevuti. Giardini Naxos beneficia di 700mila euro per la riqualificazione urbana, mentre Roccalumera ottiene 600mila euro per il lungomare Cristoforo Colombo. Interventi significativi anche a Brolo (590mila euro) e Capo d’Orlando (540mila euro).

La distribuzione dei fondi riflette un evidente peso politico: Cateno De Luca e il suo movimento Sud chiama Nord hanno svolto un ruolo chiave nel favorire stanziamenti per il territorio, soprattutto nella provincia ionica.

Agrigento: tra luci e ombre

In provincia di Agrigento, Licata si aggiudica il primato con 1,35 milioni di euro per sei interventi, tra cui tre emendamenti presentati dall’ex sindaco Angelo Cambiano. Il capoluogo ottiene 230mila euro, una somma relativamente modesta destinata a impianti sportivi e arredo urbano sul lungomare di San Leone. La manutenzione delle strade rurali e delle infrastrutture agricole è stata trascurata, nonostante l’importanza di queste opere per un territorio fortemente legato all’agricoltura e messo in crisi dalla siccità.

Siracusa: il peso dei comuni principali

Avola e Augusta dominano lo scenario nella provincia di Siracusa. Avola riceve 910mila euro, di cui 580mila per riqualificare piazza Regina Margherita e 330mila per interventi sulla viabilità. Augusta, invece, ottiene 840mila euro, con 800mila destinati alla riqualificazione di piazza Risorgimento.

Enna e la rigenerazione urbana

Con 4,2 milioni di euro, la provincia di Enna si aggiudica il 7% del fondo. Tra gli interventi principali, spiccano i 900mila euro per Gagliano Castelferrato e i 770mila euro per Nicosia, che serviranno per l’adeguamento sismico del Comune e per la manutenzione stradale di Villadoro. Piazza Armerina ottiene 475mila euro, con 300mila destinati a migliorare le infrastrutture di collegamento.

Il Comune di Enna riceverà un finanziamento di 380 mila euro per la riqualificazione di Piazza Valverde. Allo stesso tempo, l’ex Provincia di Enna beneficerà di 250 mila euro destinati alla manutenzione straordinaria della Strada Provinciale 4. Rimangono però in sospeso opere cruciali, come l’ampliamento delle reti fognarie e la manutenzione straordinaria delle strade provinciali.

Fondi per la provincia di Caltanissetta

Sono 32 gli interventi programmati nella provincia di Caltanissetta, per un totale di 2,1 milioni di euro, pari al 3,5% dell’intera dotazione finanziaria. Il Comune di Gela, città del coordinatore regionale del M5S Nuccio Di Paola, ha ottenuto 320 mila euro, mentre Milena ha ricevuto 280 mila euro destinati a tre progetti: viabilità urbana, regimentazione delle acque e l’efficientamento energetico di una casa di riposo.

Trapani, niente fondi per infrastrutture portuali

Con soli 2,5 milioni di euro, la provincia di Trapani è una delle meno finanziate. Marsala si distingue con 500mila euro per la riqualificazione dell’area di piazza Guglielmo Marconi. Paceco e Partanna ricevono 300mila euro ciascuno, destinati a progetti di efficientamento energetico e manutenzione straordinaria. Nonostante le risorse limitate, è evidente una mancanza di interventi strategici, come il potenziamento delle infrastrutture portuali e delle reti di trasporto pubblico.

La Finanziaria regionale siciliana offre uno spaccato complesso e non sempre facilmente decifrabile. Da un lato garantisce risorse importanti per opere specifiche, dall’altro lascia inevasi molti bisogni strutturali richiesti a gran voce, e a più riprese, dai territori. La distribuzione dei fondi, spesso influenzata da dinamiche politiche, ha sollevato importanti dubbi tra i gruppi parlamentari di opposizione all’Ars sulla reale equità delle scelte.

Una visione più strategica e meno frammentaria appare indispensabile per affrontare le sfide infrastrutturali della Sicilia e garantire uno sviluppo equilibrato e sostenibile per l’intero territorio. Con lungimiranza e non sempre nella rinomata ottica dell’emergenza.

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