Fondi antiracket, imprese siciliane all’asciutto - QdS

Fondi antiracket, imprese siciliane all’asciutto

Michele Giuliano

Fondi antiracket, imprese siciliane all’asciutto

giovedì 14 Gennaio 2021

La legge regionale 15/2008 prevede il rimborso dei contributi previdenziali per le aziende soggiogate da cosa nostra. Risorse bloccate da tre anni, il grido d’allarme dell’Assci: “Stanziare i fondi nel Bilancio”

PALERMO – Un’ottima idea nella teoria, una scelta di civiltà e di crescita. Ma senza liquidità, tutto il bello e il buono si va a perdere. E questo sta succedendo con la legge regionale 15/2008, che prevede il rimborso dei contributi previdenziali per le imprese riconosciute vittime del racket e prevede un contributo fino a 200 mila euro a seconda della dimensione dell’azienda e del numero di occupati.

I rimborsi per le imprese siciliane vittime di estorsione e usura sono fermi a tre anni fa”: a lanciare l’allarme è l’Assci, associazione per lo sviluppo e la salvaguardia del credito alle imprese, che chiede alla Regione Siciliana di “sbloccare le erogazioni e prevedere i fondi necessari nel bilancio regionale”. Non è la prima volta che l’associazione interviene per focalizzare l’attenzione sulla lentezza della burocrazia che porta enormi danni a tante imprese già in difficoltà. “Due anni fa – spiega Giuseppe Spera, presidente dell’Assci – avevamo lanciato un appello analogo perché i rimborsi erano bloccati da problematiche burocratiche. Poi, anche in seguito al nostro intervento, la situazione si è sbloccata e alcuni arretrati sono stati erogati ma a oggi mancano ancora gli ultimi tre anni. E adesso la situazione sembra essersi nuovamente bloccata”.

La legge antiracket è stata pensata in favore degli imprenditori che denunciano richieste estorsive o richieste provenienti dalla criminalità organizzata, seguita da una richiesta di rinvio a giudizio. In questo caso la Regione provvede, per cinque periodi di imposta decorrenti dalla richiesta, al rimborso delle imposte sui redditi, dei contributi previdenziali e dell’imposta comunale sugli immobili.

Sull’argomento è intervenuta recentemente anche Addiopizzo, associazione di volontariato siciliana il cui campo d’azione specifico, all’interno di un più ampio fronte antimafia, è la promozione di un’economia virtuosa e libera dalla mafia attraverso lo strumento del “consumo critico Addiopizzo”.

“In Sicilia vige dal 2008 una legge regionale che consente il rimborso degli oneri fiscali e previdenziali alle vittime di estorsione – hanno detto dall’associazione -. Il varo di tale norma fu presentato come una novità che avrebbe segnato la svolta nella prevenzione e contrasto al racket delle estorsioni”.

Nella realtà, dicono da Addiopizzo, a distanza di 12 anni dall’approvazione di tale legge, la maggior parte delle vittime che hanno trovato la forza e il coraggio di denunciare non hanno avuto alcuna possibilità di accedervi, visto che su tale misura le risorse sono state nel corso degli anni “falcidiate da chi, indistintamente, si è avvicendato al governo della Regione e sugli scranni dell’Assemblea regionale siciliana”.

Se alle difficoltà legate alle intromissioni della malavita nella rete economica regionale, si aggiunge la crisi aggravatasi a causa dell’emergenza sanitaria, i problemi legati allo stanziamento di questi fondi diventano solo una ulteriore beffa per i tanti imprenditori che cercano con grandi sacrifici di sbarcare il lunario, contro tutti e tutti, anche contro la burocrazia degli uffici regionali.

“Comprendiamo le difficoltà finanziarie della Regione e il difficile momento che tutti stiamo attraversando – ha detto ancora Spera dell’Assci – Su questi fondi, però, le aziende contano anche per poter mandare avanti le loro attività in un periodo in cui la crisi si sta facendo sentire con tutta la sua forza: si tratta infatti di imprese già indebolite da racket e usura e che adesso con l’emergenza sanitaria sono al collasso”.

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