Francesca Incudine, esce "Zinda", l'omaggio a Sabeen Mahmud e alla libertà - QdS

Francesca Incudine, esce “Zinda”, l’omaggio a Sabeen Mahmud e alla libertà

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Francesca Incudine, esce “Zinda”, l’omaggio a Sabeen Mahmud e alla libertà

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giovedì 27 Maggio 2021

Esce il nuovo brano della cantautrice siciliana Francesca Incudine. "Zinda" è un omaggio alla libertà delle donne ed è dedicata a un'attivista per i diritti umani uccisa nel 2015.

“La parola ci fa uomini/il silenzio ci fa deboli/io non voglio immaginarmi in un mondo di superstiti”. E’ uscito “Zinda”, in italiano “Viva”, il nuovo singolo della cantautrice siciliana Francesca Incudine –  accompagnato da un video prodotto da Raffaele Pullara – dedicato a Sabeen Mahmud attivista per i diritti umani pakistana, uccisa il 24 aprile del 2015.

“Zinda” è un omaggio alla libertà di pensiero, in particolare alle libertà delle donne, presentato in anteprima mondiale dal Pakistan il 24 aprile scorso in occasione delle manifestazioni per i sei anni dalla scomparsa dell’attivista. Il brano è nato dopo un viaggio ispirato della cantautrice a Karachi. Una canzone che riapre la “nuova stagione” musicale della Incudine, dopo il fortunato album “Tarakè”, Targa Tenco 2018 come miglior album in dialetto e tanti premi nazionali; la nuova voce sicula si prepara a un nuovo album e tanti progetti. Ce li racconta. 

Mastichi musica e palchi sin da ragazzina. Quanto sono state importanti per il tuo percorso di artista, le esperienze con la Compagnia Triskele prima, più centrata sulla tradizione siciliana, e con la Mythos 7 Sóis Orkestra poi, dal respiro più world?

“Fin da ragazzina la musica e la scrittura sono state le mie ancore di salvezza e la strada è stata fatta a piccoli, ma importanti passi. L’esperienza con la Compagnia Triskele è stato il primo; una tra le mie prime esperienze artistiche nata con quella voglia di raccontare le proprie radici, ma nello stesso tempo di rinnovarle. E’ in seno a questa esperienza che poi è partito il mio percorso personale da cantautrice che pur continua a guardare alle sue radici perché credo sia importante per riuscire a guardare al futuro. Anche la Mythos Orchestra è stata un’esperienza davvero arricchente, in quell’occasione ho avuto modo di confrontarmi con stili musicali altri e con culture altre, mondi musicali differenti che si sono incontrati a parlare un unico linguaggio, quello della verità della musica; un’esperienza di crescita e confronto vissuta con musicisti provenienti dal Portogallo, dalla Francia, dalla Turchia e che mi ha portato al di là dei miei confini artistici e regionali”.

Altre tappe importanti sono le vittorie e i riconoscimenti a Premi di rilevanza nazionale, quali il Parodi, ‘L’Artista che non c’era’, il Bianca d’Aponte per cantautrici, il Premio Botteghe d’Autore. E’ in questi contesti che ci si rapporta ad altre realtà e in cui possono nascere collaborazioni. Quali sono stati i tuoi incontri fortunati in questi contesti?

“Ciascun premio, contest, festival al quale ho partecipato è stato un tassello che mi ha permesso di conoscermi e di scoprire quale artista avrei voluto diventare; sono stati una grande palestra, un luogo di scambio sincero dove potersi misurare con altri musicisti e confrontarsi con gli addetti ai lavori. Con tutti è nato un legame che è andato ben oltre la ‘competizione’ artistica, un legame fatto di attenzioni e di ascolto per le realtà emergenti e, di questi tempi, trovare terreni così fertili per essere ascoltati, è una cosa importantissima. Gli incontri nati da questa esperienza sono stati tutti quanti fortunati; da alcuni sono nate delle collaborazioni artistiche, da altri dei meravigliosi rapporti di stima che ancora oggi mi accompagnano lungo questo cammino”. 

La tua musica affonda nelle radici sicule cercando di attualizzarla. Quali sono le figure che ti hanno influenzata? Tra queste probabilmente Rosa Balistreri? 

“Rosa Balistreri è sempre tra gli alberi di canto a cui guardare, ma sicuramente ci sono state influenze nella mia musica, o meglio tante ispirazioni che arrivano da mondi talvolta molto differenti tra loro, dalla tradizione popolare a quella pop, da quella orientale a quella della canzone d’autore, perché di fatto chi fa musica, chi scrive di musica, canta e scrive di ciò di cui si nutre e io sono una persona che ama ascoltare molto e che trova accenti e ispirazioni in tutto quello che ascolta”. 

“Tarakè”, il tuo ultimo album, ti ha consacrata come l’artista siciliana che ha portato i colori, i suoni e i sapori della sua terra in tutta Italia e anche nel mondo. E’ tempo di preparare il nuovo disco?

“‘Tarakè’ è stato un album che mi ha permesso di raccontare e di raccontarmi in maniera trasparente e sincera, un lavoro del quale ho amato seguire tutti i suoi momenti, dalla composizione al mixaggio, un lavoro ‘concepito’ come un figlio che adesso cammina con le sue gambe per le strade del mondo e questo mi emoziona molto. E’ tempo di creare spazi nuovi, di riempire gli occhi di storie nuove per poterle cantare, è tempo di dare tempo perché qualcosa di nuovo possa nascere”. 

Come hai vissuto questo strano e distopico periodo di pandemia non sempre fruttuoso per gli artisti? E’ stato produttivo per te? Tra l’altro hai lasciato la tua isola per Milano, per una nuova avventura lavorativa. Cosa ti ha portato questa “stagione”?

“Credo sia stato un tempo sospeso per tutti, un tempo in cui, forse, seppur doloroso ci siamo riscoperti capaci di superare le difficoltà e di andare oltre l’isolamento fisico, imparando a farci presenza in altro modo. Per ciò che mi riguarda, ancora una volta, l’arte, la musica e la scrittura mi hanno permesso di farmi presenza e questo tempo così difficile si è comunque riempito di nuove canzoni, di nuovi pensieri e di nuove idee. Direi che sì, è stato comunque fruttuoso e mi ha portato tra le strade di un’altra città, Milano, una città dalla quale continuare un percorso di risveglio artistico e personale. Siamo in cammino”. 

Le tematiche sociali, delle Pari Opportunità, ne tuoi brani sono ben presenti. Ultimo, il brano “Zinda” dedicato all’attivista pakistana Sabeen Mahmud. Sembra il preludio di un nuovo lavoro, un progetto. Ce ne parli?

“‘Zinda’ è il secondo singolo di un progetto ideato e nato durante lo scorso lockdown, dal titolo “Voci fuori dal muro”, un progetto che ha come filo rosso il muro che non è più barriera, ma che si fa trasparente e permette di vedere oltre, come quella solitudine che ci ha attraversati, ma che ci ha permesso di guardare oltre. Tutti i singoli che fanno parte del progetto parlano di muri. ‘Zinda’ parla di un muro, quello del centro culturale T2F in Pakistan, a Karachi, dove campeggia il volto di Sabeen Mahmud, attivista pakistana uccisa a causa del suo impegno per i diritti umani. ‘Zinda’ parla di un muro, quello che ci vuole gli uni contro gli altri, quello che zittisce chi vuole dire la propria, il muro oltre il quale è andata questa donna straordinaria la cui storia ho conosciuto proprio durante un viaggio in Pakistan nel 2018, storia che aveva bisogno di essere cantata e fatta conoscere agli altri”. 

Sembra che da qualche anno in Sicilia ci sia un fermento musicale molto forte. In realtà forse c’è sempre stato ma tanti fattori hanno fatto in modo che la nostra cultura ‘uscisse fuori’ dai confini regionali. Cosa ne pensi?

“Io credo che ci sia tanta voglia di esprimersi, di far ascoltare la propria musica e di non relegarla ai soli confini regionali, ma di darle respiro ampio per raggiungere quante più persone possibili; credo ci sia la voglia di sdoganare un certo tipo di musica ‘tradizionale’, ‘folk’ e dall’altra tenta di svincolarsi da ogni tipo di etichetta per essere ciò che semplicemente è… musica”.

Claudia Marchetti

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