“Gela, manca la volontà di invertire la rotta” - QdS

“Gela, manca la volontà di invertire la rotta”

“Gela, manca la volontà di invertire la rotta”

mercoledì 04 Dicembre 2019

Secondo Gianfranco Caccamo di Sicindustria Caltanissetta la responsabilità è di burocrazia e malapolitica. Investimenti, con il conseguente benessere sociale, al palo, territorio ridotto allo stremo

GELA (CL) – “Mentre a Roma si discute, Gela viene espugnata”. Gianfranco Caccamo, reggente di Sicindustria Caltanissetta, non usa giri di parole: “Siamo di fronte a un territorio in ginocchio, che sta pagando un prezzo altissimo in termini occupazionali a causa della riconversione industriale e che rischia di diventare ancora più alto a causa della cattiva politica, capace di fare promesse ma incapace di mantenerle. Non c’è visione, non c’è capacità di programmazione e, tranne qualche caso isolato, non scorgo tra chi ci rappresenta alcuna volontà reale di invertire la rotta. Ma così rischiamo le barricate. Gela è l’immagine esasperata di un Paese alla deriva”.

Nonostante il territorio sia allo stremo, infatti, i progetti di investimento, come hanno anche ricordato i sindacati, restano ad ammuffire nei cassetti della burocrazia e della mala politica: dagli 800 milioni di Eni in attesa da mesi della Valutazione di impatto ambientale da parte del Ministero dell’Ambiente per la costruzione della base-gas a terra “Argo” e “Cassiopea” ai 150 milioni per il porto; dai 5 milioni per il museo del mare ai 3 per il museo archeologico; dal milione per le aree archeologiche ai 48 per l’autostrada Siracusa-Gela; dai 25 per le aree industriali dismesse ai 183 per la rete ferroviaria Siracusa-Ragusa e i 20 milioni stanziati per l’Agenda urbana. Un totale di oltre 1,2 miliardi di euro, cui si aggiungono i 33 milioni del Patto per il Sud dirottati nel Catanese per l’assenza di progetti, ma che adesso grazie a una proroga di 120 giorni potranno essere recuperati.

“Gli investimenti con il benessere sociale che ne deriva – conclude Caccamo – si materializzano dove le istituzioni operano per sostenere chi rischia e investe. In Italia e, nello specifico in Sicilia, troppo spesso, avviene il contrario. Una cosa è certa: non saranno le passerelle a rivitalizzare l’economia. Speriamo che i nostri politici-oratori se ne rendano conto prima di restare a predicare nel deserto”.

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