La gestione dei beni confiscati non funziona. Si deprezza un patrimonio miliardario - QdS

La gestione dei beni confiscati non funziona. Si deprezza un patrimonio miliardario

Adriano Agatino Zuccaro

La gestione dei beni confiscati non funziona. Si deprezza un patrimonio miliardario

mercoledì 03 Maggio 2023

Occorre un cambio di passo. Valgono oltre due miliardi le proprietà sottratte alla criminalità organizzata. Ma ora occorre valorizzarle

PALERMO – Il delicato compito di gestire e destinare immobili, aziende e terreni sottratti alle mafie spetta all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc). Per tracciare un’idea del Mezzogiorno e in particolare della Sicilia passiamo in rassegna i dati nazionali elaborati dall’Agenzia e aggiornati ad aprile di quest’anno.

Il numero di immobili in gestione sul suolo nazionale è 22.935, 9.112 nell’Isola; le aziende in gestione in Italia sono 3.116, 929 in Sicilia. Negli anni sono stati destinati (e quindi riutilizzati) in Italia 19.871 immobili, 7.727 solo nella nostra regione. I dati aggiornati sulle ex province siciliane ci dicono che in testa alla classifica per immobili destinati troviamo Palermo (4.051), segue Catania (841), Trapani (782), Messina (700), Caltanissetta (585), Agrigento (440), Siracusa (169), Ragusa (104), Enna (55). Tornando alla panoramica nazionale (vedi tabella) i territori che, dopo la Sicilia, rappresentano un bacino importante di risorse sottratte alla criminalità organizzata sono Campania, Calabria, Lombardia e Lazio.

Una lunga lista di dati da cui non si può prescindere per avere un’idea della portata dell’argomento. Il valore dei beni immobili in mano all’Agenzia? A livello nazionale la stima del 2018 era pari a circa due miliardi di euro (1.967.040.090); il dato per la Regione Sicilia è di 692.138.060 milioni. Una stima certamente in crescita vista la grande crescita degli immobili e delle aziende in gestione solo negli ultimi tre anni.

La Sicilia resta al centro delle notizie di cronaca che investono l’argomento

Basti dire che con il territorio di Trapani ha preso avvio il ciclo 2023 di conferenze di servizi indette dall’Anbsc, per l’assegnazione di beni immobili e terreni attualmente destinabili, definitivamente confiscati alla criminalità organizzata all’esito di procedimenti penali e di prevenzione.

“La scelta di iniziare con la Provincia di Trapani, in cui di recente è stata effettuata la cattura di un notissimo latitante, è strettamente legata al valore simbolico rappresentato dalla destinazione per fini sociali e istituzionali dei beni confiscati alla criminalità organizzata” si legge sul sito dell’Agenzia. “Trova così realizzazione la principale finalità della specifica normativa, unica a livello mondiale, di restituzione dei beni, proventi dei reati commessi dall’associazione mafiosa, alle comunità civili che ne hanno subìto la presenza” continua il sito.

All’esito dei lavori, sono state acquisite manifestazioni di interesse, per finalità istituzionali, sociali o economiche, per 288 dei 327 beni originariamente proposti, per un valore di oltre 13 milioni di euro. Le manifestazioni acquisite saranno sottoposte al Consiglio direttivo dell’Anbsc per la definitiva destinazione.

Nell’occasione, l’Agenzia ha fornito indicazioni sui fondi, nazionali ed europei, utilizzabili per finanziare i progetti di ristrutturazione degli immobili acquisiti ed ha messo a disposizione degli Enti locali un bando tipo per la successiva individuazione degli organismi del Terzo settore cui assegnare i beni. Un’iniziativa molto importante che potrebbe consentire di dare nuova vita a diverse risorse.

Bruno Corda, direttore Anbsc, in occasione di un intervista realizzata tempo fa con il nostro giornale, aveva sottolineato quanto fosse fondamentale che le “Regioni emanino dei bandi per la valorizzazione” e che bisogna saper leggere i dati: “Il numero di beni che abbiamo in gestione è molto elevato e le criticità sono connesse al fatto che chi dovrebbe ricevere il bene non è disposto a farlo per tante ragioni spiegabili: i beni a volte sono in uno stato di grande deterioramento ab origine e necessitano quindi finanziamenti”.

Coordinamento, dunque, e coinvolgimento delle regioni sembrano essere due parole chiave nell’interesse di comunità che spesso avrebbero un disperato bisogno di aree da restituire ai cittadini onesti.

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