Oltre trecento operai che a luglio rischiano di vedere la fine degli ammortizzatori sociali a zero ore. Più di un migliaio di lavoratori coinvolti nell’indotto e una situazione che si preannuncia particolarmente esplosiva. È il caso dello stabilimento dell’Acciaieria Duferco di Giammoro, una delle aziende più importanti della costa tirrenica messinese e che adesso rischia di chiudere battenti.
Situata in una posizione strategica, a pochi chilometri dal porto di Milazzo, l’Acciaieria Duferco non è solo un luogo di produzione, ma un vero e proprio cuore industriale che pompa vita nell’economia locale. Fondata negli anni ’70, l’Acciaieria Duferco ha conosciuto una crescita costante nel corso degli anni, diventando uno dei principali stabilimenti siderurgici del Sud Italia.
La sua posizione privilegiata, vicina ai principali porti e alle reti di trasporto, ha favorito lo sviluppo di un’efficiente catena logistica che facilita l’importazione di materie prime e l’esportazione di prodotti finiti. Ma l’importanza dell’Acciaieria Duferco va oltre i numeri e le statistiche economiche. È un punto di riferimento soprattutto per l’occupazione nella regione: ed è proprio per questa ragione che sindacati e Movimento Cinque Stelle sono sul piede di guerra nei confronti del gruppo Duferco, che ad oggi non ha ancora fornito risposte definitive sul futuro dell’azienda.
A pesare, nel corso di questi mesi, i cambi al vertice dell’azienda. Nel mese di aprile, a Genova, si è infatti consumato il passaggio del 100% delle quote del gruppo Duferco dalle mani del suo fondatore Bruno Bolfo a quelle di Antonio Gozzi e dei suoi figli Vittoria e Augusto. Al socio e nipote Gozzi è andata la quota del 50,04%, con i figli già interni all’azienda che dovranno adesso chiarire se intendano o meno continuare a investire nel polo mamertino.
Nel corso degli ultimi quindici anni, l’azienda che oggi conta un patrimonio stimato in circa 2 miliardi di euro, ha infatti dismesso la gran parte delle sue produzioni siderurgiche tra Belgio, Stati Uniti e Sud Africa per concentrarsi soprattutto sulla vendita dell’acciaio e investendo nei settori dell’energia alternativa – soprattutto nel fotovoltaico e idroelettrico – e dello shipping.
Compresa la possibilità di chiusura dello stabilimento, i primi a protestare sono stati i sindacati. Cgil e Fiom Sicilia e Messina si oppongono fermamente alla dismissione dell’impianto e chiamano in causa anche il governo regionale, al quale chiedono di intervenire sulla vicenda. Il 9 maggio prossimo l’incontro tra i vertici dell’azienda e la Regione per chiarire in modo definitivo quale sarà il futuro del polo industriale.
Nonostante la crescita dell’azienda, la Duferco ha sempre fatto ricorso agli ammortizzatori sociali a disposizione. “Questi ultimi ammortizzatori sociali – spiegano i segretari generali della Cgil Sicilia e Messina, Alfio Mannino e Pietro Patti – sono iniziati a febbraio 2024, ma già dal 2011 la Duferco ha fatto ricorso senza soluzione di continuità a cassa integrazione e contratti dei solidarietà”.
Lo stabilimento di Giammoro vanta una capacità produttiva superiore a 450.000 ton all’anno, con operai specializzati nella laminazione di prodotti di medie e grandi dimensioni, profili speciali per macchine movimento terra e profili speciali per piste di rotolamento. Un punto di riferimento non solo economico ma soprattutto industriale per tutto il territorio.
Per questo è intervenuto nel merito anche il parlamentare dei Cinque Stelle all’Assemblea regionale siciliana, Antonino De Luca, già promotore dell’incontro dello scorso ottobre a Palermo fra la Fiom e l’Assessore alle Attività Produttive della Regione Sicilia, Edy Tamajo. “È di fondamentale importanza accendere i riflettori su quanto sta accadendo alla Duferco, coinvolgendo le istituzioni regionali. Il nostro territorio – spiega l’esponente Cinque Stelle – non può rischiare di subire le conseguenze di questa grave crisi. Sono legittime le richieste dei sindacati nel voler impegnare l’azienda a presentare un piano industriale che preveda nuovi e adeguati investimenti. Alla Regione chiediamo un impegno serio e non solo frasi da campagna elettorale”.
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