Gioco d’azzardo legale, 160 miliardi di scommesse - QdS

Gioco d’azzardo legale, 160 miliardi di scommesse

Gioco d’azzardo legale, 160 miliardi di scommesse

venerdì 09 Maggio 2025

Si parla troppo poco di ludopatia

Nessuno si occupa di sapere quanto gli/le italiani/e giocano legalmente in tanti filoni. Quando abbiamo letto il dato dell’ultimo anno la sorpresa ci ha colto. Non so se qualcuno di voi immagina che gli/le italiani/e hanno sborsato ben 160 miliardi per il gioco legale.
Ovviamente tale cifra non va nelle casse dello Stato per intero in quanto, all’incirca otto decimi vengono elargiti in premi e gli altri due decimi sono divisi equamente fra i gestori delle sale da gioco e l’erario, che quindi, euro più euro meno, introita dai/dalle giocatori/trici intorno a quindici/sedici miliardi.

Questo è il quadro succinto di un settore di cui quasi nessuno si interessa, mentre invece bisognerebbe che l’opinione pubblica, attraverso i mezzi di stampa scritti e digitali, i media sociali, nonché radio e televisioni, fosse informata della questione, perché dietro ad un’attività che sembra di secondo piano, si nascondono vizi e malattie. Il vizio del gioco è vecchio come l’umanità, la questione delle malattie è più recente.

La ludopatia è appunto una malattia che obbliga al gioco chi, malauguratamente, ne soffre.
Una volta, nel dopoguerra, ma anche prima, imperavano i casinò. Come qualcuno ricorda, ancora oggi l’Italia ne conta tre sul territorio (Saint Vincent, Sanremo e Venezia) e uno nell’extra territorio, cioè in Svizzera, a Campione d’Italia.
Le case da gioco sono disseminate in tutta Europa, ma anche nella piccola Malta, ove ve ne sono diverse. I film dell’epoca ci fanno vedere gli ambienti di queste sale, in cui gli “avventori”, spesso in abito da sera e tirati a lucido, si giocavano anche fortune intere.

Anche la Sicilia ebbe un casinò a Taormina, Villa Mon Repos, aperto da un profugo dalla Libia, il cavaliere Domenico Guarnaschelli. Ma durò poco seppure in quel periodo fece la fortuna della Perla dello Ionio, con presenze importanti, come quella della regina Elisabetta II d’Inghilterra.
Oggi i casinò sono in declino per quanto i/le giocatori/trici non manchino. Si tratta di un’attività istintiva, non facilmente dominabile, che prende una parte minoritaria della popolazione, ma prende sul serio.

La ludopatia, si scriveva prima, è una vera e propria malattia, per la quale in sostanza non vi sono farmaci perché condiziona la volontà delle persone e le rende schiave di un bisogno che in effetti non dovrebbe esistere. Se le ricchezze fossero ben distribuite tra la popolazione e i saloni da gioco non esistessero, forse il mondo sarebbe un posto migliore.

Psicologi e psichiatri sono chiamati a risolvere tanti problemi, fra cui la ludopatia. Tuttavia, non sempre chi ne soffre la riconosce o ha la volontà di guarire. Ed è questo l’ostacolo maggiore per uscire da una strada buia, che sicuramente non dà prospettive. Neanche i parenti, cui spesso essa viene nascosta, riescono ad aiutare, anzi erroneamente redarguiscono, rimproverano o contrastano, con ciò aggravando lo stato nervoso di chi ne soffre.

Torniamo alla situazione generale, vale a dire a tutti quelli che giocano anche in forme modeste, sperando di avere il colpo di fortuna e di diventare ricchi, illusione per altro data dallo Stato che crea le lotterie, fra cui quella della Befana, ampiamente pubblicizzate e che quindi inducono molta gente a comprare i biglietti, sperando in percentuali quasi inesistenti.

L’argomento si potrebbe esaurire con le brevi note precedenti. Tuttavia, riteniamo utile fare ancora qualche considerazione guardando lo scenario generale e i riflessi che i perversi meccanismi del gioco hanno sulla collettività.

Sperare in improbabili vincite induce tanti/e a considerare la vita come una sorta di illusione, portata da magie inesistenti, per cui viene meno quel minimo di concretezza che serve per affrontare adeguatamente le vicende quotidiane e cercare di capire i fatti come sono e non come vorremmo che fossero, oltre all’olio di gomiti, la forza mentale e la passione, che servono per affrontare le difficoltà che ognuno di noi si trova sulla propria strada.

Intendiamoci, questa che descriviamo non è una visione pessimistica della realtà, ma realista poiché nonostante bisogni guardare al futuro con ottimismo, occorre farlo mantenendo i piedi per terra.

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