Momenti di sobrietà alternati a sottili attacchi alle amministrazioni precedenti e a tutte le declinazioni possibili dello slogan “American First“. Così è stata la cerimonia di insediamento di Donald Trump, che ha prestato giuramento come 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America e inaugurato ufficialmente il suo secondo mandato.
Il giuramento di Trump, 47esimo presidente USA
Ha giurato di “preservare, proteggere e difendere la Costituzione” statunitense al meglio delle proprie possibilità nelle mani del giudice della Corte Suprema, John Roberts. Poi, il magnate Donald Trump – eletto lo scorso novembre per un secondo mandato – ha stretto la mano del predecessore Joe Biden. Uno dei pochi momenti di delicatezza nei confronti di chi ha retto il Paese negli ultimi anni, oggetto – nel discorso di insediamento – di ripetute “frecciatine” ed etichettato come “establishment radicale e corrotto“.
Dal Messico alla sicurezza, i temi del discorso di insediamento di Trump
Nel discorso di circa 30 minuti seguito al giuramento, Donald Trump ha parlato di “festa della liberazione“. Liberazione – secondo il neopresidente – dal su citato “establishment radicale e corrotto” e dalla crisi morale, finanziaria e politica che avrebbe portato.
“L’età dell’oro dell’America inizia proprio ora”, ha detto il presidente, ribadendo il suo celebre slogan “America first”. Passando al tema prediletto della sua campagna elettorale (e forse, la sua chiave vincente) – la sicurezza – Trump ha promesso di difendere gli USA da “minacce e invasioni” e di farlo “a un livello mai visto prima”.
Due i provvedimenti immediatamente messi sul tavolo dal neopresidente Trump, due emergenze nazionali (sì, questa l’espressione scelta) da affrontare nell’immediato: l’emergenza ai confini meridionali (con riferimento all’immigrazione illegale dal Messico e dall’America Latina) e quella energetica. Il “trivelleremo, baby, trivelleremo” del secondo discorso inaugurale del presidente Trump rimarrà senza dubbio uno dei momenti simbolo di questa singolare cerimonia di inaugurazione. E indice anche della politica decisamente poco favorevole per gli ambientalisti che il presidente intende inaugurare al fine, a suo dire, di tutelare l’economia americana.
C’è poi un terzo focus nel discorso di Trump: Panama. La posizione del presidente su questo punto è chiara: “Le navi americane, anche quelle della Marina, “non sono state trattate equamente”, ma “soprattutto – ha scandito Trump durante il discorso inaugurale della sua presidenza – la Cina sta gestendo il Canale di Panama e noi non l’abbiamo dato alla Cina. L’abbiamo dato a Panama e ce lo riprenderemo”. E, restando in campo politica estera, Trump ha ribadito la volontà di ribattezzare il Golfo del Messico “Golfo d’America”. Primo ambizioso obiettivo di una strategia mirata a riportare gli USA al centro del mondo. Una rivisitazione “forte” del sogno americano, nella personalissima declinazione trumpiana.
L’attacco all’establishment corrotto e il presidente “eroe”
“Il nostro governo affronta oggi una crisi di fiducia. Per molti anni un establishment radicale e corrotto ha estratto potere e ricchezza dai nostri cittadini, i pilastri della nostra società lasciati rotti e mai riparati“, ha dichiarato Trump nel discorso seguito al suo giuramento come presidente degli Stati Uniti. E, un po’ come dopo la tregua a Gaza raggiunta pochi giorni fa, il neopresidente intende attribuirsi il merito di quella che ha definito “la fine del declino americano“.
“Sono stato salvato da Dio per rendere l’America di nuovo grande“, queste le esatte parole per ribadire il proprio ruolo da “salvatore”, eroe chiamato dalla popolazione – nella sua retorica – come il solo in grado di porre fine al peggio.
Le reazioni e il discorso della premier Meloni
“Auguri di buon lavoro al Presidente Donald Trump per l’inizio del suo nuovo mandato alla guida degli Stati Uniti d’America – scrive sui social Giorgia Meloni -. Sono certa che l’amicizia tra le nostre Nazioni e i valori che ci uniscono continueranno a rafforzare la collaborazione tra Italia e Usa, affrontando insieme le sfide globali e costruendo un futuro di prosperità e sicurezza per i nostri popoli”.
La premier italiana ha partecipato alla cerimonia di giuramento di Trump al Campidoglio, rimarcando così la propria vicinanza al presidente neoeletto e la volontà di instaurare un dialogo con la nuova America repubblicana.
Paolo Borchia, capo delegazione della Lega, che ha partecipato alla cerimonia di inaugurazione del presidente americano Donald Trump, ha confermato il sostegno del centrodestra italiano al nuovo leader: “Dopo anni di follie woke e politicamente corretto, oggi a Washington si respira un clima di grande entusiasmo. Da Donald Trump un discorso concreto, pragmatico e molto chiaro: sentiamo un leader politico che parla di difendere lavoratori e imprese”. Un sì che arriva soprattutto in virtù delle analogie tra il modello di politiche migratorie e socio-economiche proposto da Trump e quello riproposto, in più versioni, dalle destre europee.
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