Gli Enti pubblici siciliani “inefficienti” anche sotto il profilo dei consumi energetici - QdS

Gli Enti pubblici siciliani “inefficienti” anche sotto il profilo dei consumi energetici

Rosario Battiato

Gli Enti pubblici siciliani “inefficienti” anche sotto il profilo dei consumi energetici

mercoledì 22 Maggio 2019

Acquisti “verdi” e rinnovabili poco diffusi. Ma ora i Comuni possono sfruttare i fondi regionali per gli energy manager

PALERMO – I consumi di energia elettrica della Pa sono cresciuti tra il 2016 e il 2017, da 4.545 a 4.576 GWh (dati Terna), mentre la spesa per carta, cancelleria e stampati è passata da 95,8 milioni a 87,2 milioni anche se risulta in crescita di 300 mila euro nel dettaglio che comprende Regioni e Province. Numeri che arrivano dall’indagine “Green Pa: pratiche di consumo sostenibile a lavoro”, realizzata da Fpa, società del Gruppo Digital360, che, tra il 2017 e il 2019, ha avviato un’indagine tra le scelte di consumo di 1200 dipendenti pubblici alla luce dei principali dati su spesa, consumi e investimenti per risparmio energetico, lotta ai cambiamenti climatici e inquinamento. Per un comparto nazionale che complessivamente non raggiunge la sufficienza in sostenibilità, c’è una Sicilia in ritardo e con qualche speranza che risiede nei 46 progetti per oltre 100 milioni di euro previsti per le città metropolitane, che valgono un terzo delle azioni di tutte le aree metropolitane d’Italia e un quarto dei fondi.

I NUMERI NAZIONALI DEL RISPARMIO
È urgente impegnarsi per una Pa più verde. Lo dicono i numeri rilasciati da Fpa che suggeriscono la necessità di incidere su mobilità sostenibile e riciclo, ridurre gli sprechi e razionalizzare i consumi per avviare un considerevole risparmio economico e puntare al raggiungimento degli obiettivi di Sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’Onu. Alcune pratiche da mettere in atto sono davvero minime: ad esempio se ciascuno degli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici italiani non consumasse 500 fogli, in un anno si ridurrebbero 8.142 tonnellate di carta, evitare l’utilizzo della plastica monouso negli uffici pubblici permetterebbe di tagliare dai consumi ben 410 milioni di bottigliette di plastica, contribuendo, inoltre, a evitare oltre 27 mila tonnellate di CO2 l’anno in termini di emissioni atmosferiche. Anche la condivisione dell’auto tra colleghi, nel nome della mobilità sostenibile, eliminerebbero dalle strade 632 mila veicoli, in un anno si risparmierebbero 370 mila tonnellate di CO2 e 720 milioni di litri di carburante. Il risparmio energetico, garantito dalla disponibilità dai dipendenti a utilizzare comportamenti di buon senso, come spegnere PC, luci e climatizzatori, non sprecando carta e differenziando i rifiuti, si potrebbe ridurre di almeno il 5% il consumo annuale della PA (più di 1400 KWh per ogni dipendente) e di oltre 70mila tonnellate le emissioni. Ultimo capitolo riguarda i 160 miliardi di acquisti della PA: se tutti fossero “green”, si potrebbero risparmiare oltre 8 miliardi di euro.

PA SICILIANA ANCORA INDIETRO
Se l’Italia complessivamente non raggiungere la “sufficienza”, la situazione siciliana non può dirsi certamente migliore, anzi è certamente qualche gradino più in basso. A mancare sono quelle figure indicate come strategiche nell’avvio delle pratiche di efficientamento, cioè i cosiddetti energy manager che, tra le altre cose, sono previsti per legge (art. 19 della 10/91) e obbligatori, in particolare, per quei soggetti con un consumo superiore a 1.000 tonnellate equivalenti di petrolio che corrispondono a circa 1,2 milioni di mc di gas naturale o a circa 5,3 kWh di energia.

Di fatto, in questa categoria, rientrerebbero potenzialmente i comuni con popolazione superiore a 10 mila abitanti, che dovrebbero almeno realizzare una verifica annuale dei consumi. Secondo l’ultimo censimento, pubblicato sul portale di riferimento (fire-italia.org), solo una cinquantina di realtà isolane, tra imprese e PA, vantano un energy manager, tra queste circa una decina appartengono alla PA. Eppure sarebbero almeno 50 i comuni che rientrerebbero nel fascia potenzialmente obbligatori.

La Regione, per ovviare a questa criticità, ha messo a disposizione 6,5 milioni di euro per la nomina di un esperto nella gestione energetica, passaggio chiave anche per ottenere i fondi Ue destinati alle rinnovabili. Proprio in questi giorni l’Amministrazione ha riaperto il bando per assegnare circa 750 mila euro a 47 Comuni che per vari motivi erano rimasti fuori dal precedente avviso: con questa ultima chiamata ogni ente potrà reclutare un esperto in materia energetica capace di redigere il piano di azione comunale e di attivare le necessarie iniziative per la progressiva riduzione dei consumi energetici e per la produzione di energia da fonti rinnovabili.

ACQUISTI VERDI (QUASI) SCONOSCIUTI
A definire l’impegno della PA in merito all’utilizzo dei criteri ambientali minimi negli acquisti – parte integrante del Codice degli appalti e indirizzati a premiare gli acquisti sostenibili ed effettuati nel nome dell’economia circolare – ci ha pensato l’Osservatorio appalti verdi di Legambiente nel corso di un’indagine dello scorso anno: 54 amministrazioni su 104 contattate hanno risposto, in tutto il Sud segnalata soltanto Palermo. Per ampliare il raggio di analisi bisogna allora ricorrere ai dati Istat sul tema dell’applicazione dei criteri ambientali minimi, aggiornati al 2015, che confermano qualche nota positiva: 7 comuni capoluogo su 9 hanno acquistato apparecchiature elettroniche ed elettriche utilizzando i criteri, mentre nel settore della cancelleria quattro comuni hanno acquistato prodotti senza utilizzarli. A completare il quadro ci sono anche i dati nelle politiche di efficientamento energetico: soltanto sei comuni capoluogo su nove hanno intrapreso l’avvio di politiche di efficienza energetica per l’illuminazione pubblica e per la riduzione e/o prevenzione dell’inquinamento luminoso.

CONSUMI ESAGERATI E ILLUMINAZIONE NON SOSTENIBILE
Gli ultimi dati generali, relativi ai consumi di energia della Pa isolana, sono arrivati, in riferimento al 2016, dall’Istat. L’Istituto di statistica, misurando i consumi per centomila Ula (Unità standard di lavoro), ha registrato un valore pari a 3,9, in lieve crescita (+0,1) rispetto alla rilevazione precedente e di poco superiore al dato medio italiano (3,7). Si tratta del secondo risultato più elevato di sempre, nell’ottica delle rilevazioni statistiche, ad esclusione del 2012. Non bene nemmeno la tendenza relativa all’illuminazione pubblica che vede una scarsa performance isolana: l’indice regionale, misurato in GWh per superficie (kmq) dei centri abitati, è al quarto posto nazionale, con un valore pari a 38,2, di quasi dieci punti al di sopra del dato medio nazionale e battuta soltanto da Puglia e Basilicata, rispettivamente con 43,3 e 45,7, e dalla Valle d’Aosta che si spinge fino a 44.

I PROGETTI EUROPEI AD HOC NELLE AREE METROPOLITANE
Basandosi su dati Enea, FPA ha elaborato un quadro dei progetti impegnati nell’efficienza energetica per ogni città Metropolitana. Ce ne sono 143 complessivi e di questi alle tre isolane ne spettano ben 46, circa un terzo, da distribuire tra Palermo (20 per 45,2 milioni), Catania (15 per 29,4 milioni) e Messina (11 per 45,5 milioni). Oltre 100 milioni di euro per far rinascere energeticamente e rendere più sostenibili le città siciliane.


I numeri dell’annuale rapporto di Legambiente confermano un quadro in chiaroscuro
Nell’Isola nessun Comune è “a impatto zero”

PALERMO – L’annuale rapporto sui “Comuni rinnovabili”, realizzato da Legambiente, ha confermato una diffusione ormai consolidata: in ogni comune d’Italia esiste almeno un impianto da energie rinnovabili e in ogni città, grande o piccola, è installato un impianto fotovoltaico. Muovendoci per macrocategorie, ci sono 7.121 i comuni nel capitolo del solare termico; 1.489 quelli nel mini idroelettrico; 1.028 nell’eolico; 4.064 nelle bioenergie e 598 nella geotermia.

In testa alla graduatoria si trova la Lombardia, che ospita la maggior potenza installata di impianti da fonte rinnovabile (8.850 Mw installati), ma si distingue anche la Puglia che risulta essere la regione con le maggiori installazioni delle nuove rinnovabili ossia solare e eolico (5.213 Mw su 5.532 Mw totali). Il dato nazionale registra che negli ultimi dieci anni “la produzione da rinnovabili è cresciuta di oltre 50 TWh (Terawattora)” anche se si è registrata, per la prima volta in dodici anni, una contrazione di produzione di energia pulita.

La situazione regionale vede l’Isola collocarsi al quinto posto (sotto i 4 mila Mw installati, in coabitazione con il Veneto) per diffusione delle fonti rinnovabili, anche se non può offrire dei modelli di grande ispirazione. Neanche un Ente locale può dirsi 100% rinnovabile nell’Isola e anche le buone pratiche languono. Lo conferma l’elenco – realizzato da Legambiente – delle 100 storie dal territorio italiano con quelle aziende, famiglie amministrazioni che hanno saputo guardare al futuro ed essere modello di innovazione e sostenibilità. Appena quattro esempi nell’Isola, tra questi un solo Comune (Ferla).


Sono gli stessi dipendenti a bocciare le Amministrazioni

PALERMO – I numeri diffusi da Fpa dicono che cresce la percentuale dei dipendenti pubblici che ritengono il proprio stile di consumo a lavoro più che sostenibile, ma non è ancora abbastanza. Sebbene il dato sia passato al 36,9% (+5,5% rispetto al 2017), c’è ancora una maggioranza, pari al 43,1%, che ritiene i comportamenti “abbastanza” sostenibili e un 20% che ancora si percepisce come “insostenibile”.

Secondo gli stessi dipendenti pubblici, il voto medio alle strategie e politiche di sostenibilità della propria amministrazione è “5 meno” (in una scala da 1 a 10) e oltre il 50% le ritiene inadeguate. La notizia positiva è che in generale migliorano tutti i comportamenti: il 93,6% spegne le luci quando si va via la sera dagli uffici, il 94,5% stampa fronte-retro e l’88,3% riutilizza la carta per bozze e appunti. I dipendenti pubblici hanno smesso di stampare le email, correggono i documenti prima di stamparli, non lasciano i caricabatterie alle prese (77,2%).

Si lavora anche sulla differenziata negli uffici: il risultato dell’indagine rivela che tra il 60% e il 70% si impegna a ridurre la produzione e a riciclare quanto a disposizione, a utilizzare la luce naturale e a evitare le dispersioni di calore. C’è da lavorare sull’utilizzo del Pc (solo il 32,5% lo spegne quando si assenta dall’ufficio per più di 20 minuti) e sulla gestione del condizionatore (solo il 44,5% lo spegne nella pausa pranzo).

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