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Giovanni Pizzo  |
giovedì 14 Luglio 2022

Agosto governo mio ti riconosco, magari la moglie no, ma quello si

Il primo Governo Balneare di un Paese, che sulle concessioni delle spiagge sfida l’Europa, fu il governo Leone dell’estate del 1963. Ma uno dei campioni dei governi Balneari fu il doroteo vicentino Mariano Rumor, l’uomo partito per eccellenza, che in un’estate di bombe, era il 1969, fece un monocolore DC di transizione verso un nuovo centrosinistra.

La crisi che Conte ed i 5stelle hanno aperto ci riportano ad un tuffo nel passato della Prima Repubblica, prima di tornarci definitivamente nel necessario ritorno al proporzionale di un sistema politico che ormai ha fallito le capacità di sintesi, che velleitariamente avevano immaginato i fautori del maggioritario in un paese disomogeneo. Invece di rendere omogeneo il paese, su standard, diritti e condizioni economiche, la politica aveva furbamente tentato di fare un liofilizzato esclusivamente sul piano elettorale, tramite leggi fuori dalla storia, la cosa non ha evidentemente funzionato.

Oggi con i soldi del PNRR in ballo, che possono essere messi a rischio dalla nostra assoluta incapacità, difficilmente Mattarella scioglierà le camere per far fare una campagna elettorale sulle spiagge, con gli italiani incavolati per la benzina a tre euro e senza aria condizionata per l’impennata automatica, causa crisi da cretinaggine, delle bollette elettriche.

Pertanto avanza il governo Balneare, con cravatte meno strette, ambizioni di nuovi sottosegretari con autoblu, e soprattutto un governo di nomine dei posti chiave ancora scoperti, dopo la nomina del secondo salvatore  della patria Mattarella alla guida di Invitalia. Agosto governo mio ti riconosco, magari la moglie no, ma quello si.

Forse se fossimo andati ai Mondiali di calcio il paese sarebbe stato più unito, e i 5stelle non avrebbe potuto fare questo fantastico harakiri, forse se Totti e Ilary si fossero ricomposti, se le bimbe di Conte fossero state vestite da Dolce&Gabbana al posto di Sharon Stone a Siracusa il Paese non si sarebbe scisso come un esperimento del piccolo chimico, o forse siamo solo italiani. Siamo fatti così, instabili ed autolesionisti, con punte di dabbenaggine estrema, più nelle classi dirigenti che nel popolo. Rassegniamoci a conoscere un Conte Che Guevara con il basco ed il kalashnikov al posto della pochette e della cravatta Hermes. Con Enrico Letta, l’afflitto senese, orfano del suo campo largo costretto a farsi una serra di pomodori democratici, dove farà caldo e tensione interna. Dopo Conte sarà la prossima vittima? Si goda forse il suo ultimo palio dell’Assunta da segretario del PD, e tifi per la sua contrada. L’unico rifugio dell’italiano è il campanilismo. Quindi Viva Palermo e Santa Rosalia!

Così è se vi pare.

Giovanni Pizzo

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