A pagare il prezzo della guerra non sono solo i soldati o i comuni civili, ma anche chi rischia ogni giorno per raccontare gli orrori di un conflitto. E tra le vittime della guerra in Ucraina oggi si contano anche due giornalisti ucraini, uccisi da un attacco con drone russo nella città orientale di Kramatorsk.
Nel frattempo, le strategie per porre fine al conflitto russo-ucraino – o almeno arrivare a una distensione – passano principalmente da strumenti economici. Nelle scorse ore gli USA hanno annunciato nuove possibili sanzioni, pur dichiarandosi – nelle parole di Donald Trump – “aperti a contatti con Mosca” -, mentre dal Consiglio Ue arriva il via libera 19esimo pacchetto di sanzioni. L’ultimo era stato approvato lo scorso luglio.
Guerra in Ucraina, giornalisti uccisi a Kramatorsk
Mentre la diplomazia continua a lavorare tra mille tensioni e – al momento – pochi dialoghi risolutivi, in Ucraina purtroppo si continua a morire. Nella notte la Russia avrebbe lanciato 130 missili e droni, mentre altri 30 sarebbero partiti contro il territorio russo dalle forze ucraine. Ieri a Kharkiv, un terribile attacco aereo ha colpito un asilo pieno di bambini e Save the Children ha denunciato: “Ogni giorno i più piccoli perdono un pezzo della loro infanzia vivendo l’incubo costante della guerra”. Tra le vittime delle ultime ore ci sono anche due giornalisti ucraini, Olena Gubanova e il cameraman Yevhen Karmazin. Il primo a diffondere la notizia è stato il governatore dell’Oblast di Donetsk Vadym Filashkin, che ha diffuso le immagini dei resti carbonizzati dell’auto su cui viaggiavano i reporter di Freedom Tv, definendoli due lavoratori “compassionevoli, giusti e onesti”.
Olena Gubanova e Yevhen Karmazin sono solo alcuni dei reporter che hanno perso la vita, dall’inizio della nuova fase del conflitto nel 2022, per raccontare la guerra. Nel 2024, secondo i dati dell’UNESCO, l’Ucraina è stato il secondo Paese al mondo per numero di giornalisti uccisi e negli ultimi tre anni più di 100 professionisti dell’informazione hanno subìto violenze (dato, quest’ultimo, sottostimato e fermo comunque allo scorso anno).
Le sanzioni
Mentre il dolore invade ancora la comunità ucraina, l’Ue ricorre ancora una volta allo strumento delle sanzioni per stringere il cerchio attorno alla Russia. L’obiettivo del nuovo pacchetto – come in passato – è colpire le misure energetiche, finanziarie e commerciali russe per ridurre la capacità del Paese guidato da Putin di sostenere lo sforzo bellico in Ucraina.
Le nuove sanzioni prevedono – tra le altre misure – il divieto graduale di importazione di Gnl (gas naturale liquefatto) dalla Russia, restrizioni alle operazioni di “importanti compagnie petrolifere russe“, il divieto di fornire riassicurazione per aeromobili e navi russe usate; il il divieto di transazioni per 8 entità di Paesi terzi (cinque banche, una piattaforma di criptovalute e due trader di petrolio) in Tagikistan, Kirghizistan, Paraguay, Emirati Arabi Uniti e Hong Kong; un divieto totale per gli operatori europei di fare contratti ad Alabuga e Technopolis Mosca e di stipulare nuovi contratti con nove zone economiche speciali russe.
La risposta della Russia è arrivata abbastanza in fretta. Sul pacchetto europeo, Mosca conferma la sua precedente posizione e non esclude controazioni attraverso le parole della portavoce del Ministero degli Esteri Maria Zakharova: “Le sanzioni che stanno imponendo alla Russia , come previsto, non stanno funzionando (…). La Russia si riserva il diritto di rispondere a qualsiasi azione ostile da parte dell’Ue, anche se comporta tentativi palesemente infruttuosi di danneggiarci, nel modo che riterremo più appropriato e vantaggioso per noi. Risponderemo in modo appropriato, attento e in conformità con i nostri interessi fondamentali“.
Sulle annunciate sanzioni dagli Stati Uniti contro i giganti del petrolio russo, invece, Zakharova conferma che si tratta di misure “controproducenti” e sostiene che il risultato sarà “disastroso”.
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