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Hanno ragione i MATTson

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Hanno ragione i MATTson

Giovanni Pizzo  |
martedì 10 Gennaio 2023

Scuola e servizi "senza visione di crescita e benessere": la vicenda della famiglia Mattson fa riflettere la Sicilia ma anche il resto d'Italia.

Chi sono i Mattson? Sono una famiglia finlandese, costituita da papà e mamma, che possono lavorare in smart working, e da quattro figlioli. Decidono di trasferirsi a Siracusa, attratti dalla Sicilia e dal fascino della città più ellenica e ricca di storia. Iscrivono i loro figli a scuola, nella scuola pubblica italiana, ma dopo già due mesi non ne possono più. La loro è la cultura del benessere emotivo-psicologico, e i loro figli nella scuola italiana accusano malessere e disagio. Decidono di fare armi e bagagli e andarsene, potendoselo permettere, in Spagna.

Qual è il problema direte voi. I Mattson sono solo una cartina di tornasole di due aspetti. La differenza dei servizi nell’Unione Europea, la difficoltà di questo Paese, l’Italia, perché non è certamente un problema di Siracusa, di mettere al centro le persone invece degli addetti ai lavori. La scuola italiana non è costruita sui discenti, sul loro benessere psicofisico che incide a seguire sull’apprendimento. Non è certo la Scuola di Tolstoj o di altri illustri pedagogisti. Al centro c’è l’operatore della scuola, la politica della scuola, il sindacato scolastico.

La Scuola italiana è fatta per loro, non per coloro che devono frequentarla per apprendere, per elevare il gap culturale del Paese, che guarda caso ci vede all’ultimo posto in Europa per laureati. Dopo anni in cui l’alunno è materiale didattico e non protagonista del processo culturale, può avere questa enorme voglia di proseguire gli studi? Probabilmente se le famiglie italiane non spingessero enormemente, a fronte di grandi sacrifici, i loro figli il tasso di iscrizione alle università italiane crollerebbe a un terzo.

Ma non è solo questione di Scuola. È tutto il mondo dei servizi, soprattutto quelli pubblici, che hanno paradigmi invertiti. Il mondo della Sanità è incentrato sui pazienti o sugli operatori e sulle politiche del comparto? E quello degli uffici per il lavoro? Alla fine gli unici che avevano trovato lavoro erano i navigators, non certo gli iscritti al collocamento.

La piramide dei servizi è ribaltata, al contrario di quella dei consumatori, i cui stili di vita vengono inseguiti. Tutto in una visione collettivista, molto sindacalizzata, ma senza una visione di crescita e benessere. Proprio il benessere, o il bene del percettore dei servizi, è assolutamente ignorato. Lui è quello che deve mangiare la minestra, o saltare la finestra. Che in molti casi, vedi il maggior numero degli studenti all’estero, fanno. A Siracusa, ve lo garantisco, si vive bene. Peccato che sia in Italia.

Così è se vi pare.

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