I grandi rischi che corriamo - QdS

I grandi rischi che corriamo

Marco Vitale

I grandi rischi che corriamo

mercoledì 09 Giugno 2021

Il pericolo di perdere o rovinare la grande occasione del Recovery Plan è in gran parte rimosso con Mario Draghi

Ma corriamo anche grandi rischi che riassumo in quattro punti. Usare male i fondi europei o non ottenerli. Questo rischio era alto con il governo Conte. Le bozze di piano presentate non erano adeguate, essendo frutto di un metodo inadeguato, con il rischio che non sarebbe passato facilmente a livello europeo, dove è necessario assicurare che i fondi siano ben gestiti e servano per la Next Generation. Erano liste di progetti singoli, provenienti da molte fonti, affastellati senza un pensiero, una strategia percepibile e un profilo organizzativo affidabile. Non era colpa di Conte ma di chi, avendo passato tutta la vita tra burocrazie di partito o pubbliche, non conosce neanche l’ABC di cosa sia organizzare e guidare processi operativi complessi.

La situazione era così preoccupante che persino Gentiloni, commissario europeo per l’economia, che tanto e bene si è speso in supporto del governo Conte per ottenere i contributi per l’Italia e per contrastare gli atteggiamenti ostili di alcuni paesi, il 26 gennaio 2021, si è sentito in dovere di inviare all’Italia un preciso ammonimento: “L’Italia avrebbe bisogno di un governo che sappia dare qualità al Recovery”. E, nello stesso giorno del 26 gennaio 2021, sul Sole 24 Ore il Ministro italiano dell’economia Gualtieri, nel tentativo maldestro di rispondere alle giuste critiche sull’inconsistenza e insufficienza del piano governativo, rispondeva: “Calmeremo presto le lacune della governance”, che è stata l’autoconfessione più onesta e più chiara che il Governo era molto confuso su come operare. Molte voci si sono levate per lanciare l’allarme sul grande rischio che correvamo. Molte di queste erano interessate e politicamente strumentali e quindi non credibili. Ma altre erano voci indipendenti, competenti, sincere.

Tra queste io voglio citarne una che proviene da un manager di lungo corso che, da decenni, ho sempre visto operare con grande competenza, integrità, indipendenza, Vito Gamberale che, proprio nello stesso giorno (26 gennaio 2021), nello stesso giornale (Il Sole 24 Ore) , lanciava un articolo-allarme: “Serve un governo diverso a cui affidare il Recovery Plan”. Ora, con il governo Draghi e il ristretto gruppo di manager competenti che dirigeranno, insieme a lui, in una sorta di gabinetto di crisi, l’intero Recovery Plan, il pericolo di perdere o rovinare questa grande occasione è in gran parte rimosso. Non sarà necessario creare nuove strutture o sovrastrutture per la guida del piano come da molti si è fantasticato, che farà capo direttamente al Ministro dell’economia ed al primo Ministro con tutti i suoi più diretti collaboratori, che si assumeranno così anche la piena responsabilità, come è giusto. Credo anche che il piano di vaccinazioni troverà un ritmo ed una gestione più tranquillizzante. Per me rimane misterioso perché si è insistito ad affidare questa delicatissima e complessa operazione ad un uomo solo al comando, tra l’altro con un curriculum discutibile e totalmente privo di empatia (Arcuri) anziché affidarlo a strutture affidabili come la Protezione Civile (che, nonostante alcuni sbandamenti, resta tra le migliori del mondo) o al nostro esercito.

Questi due punti cruciali sembrano dunque bene avviati senza, con questo, voler disconoscere i grandi meriti di Conte nell’ottenere la solidarietà europea, che rimangono.

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