Il lockdown è stato come un incubo per i bambini - QdS

Il lockdown è stato come un incubo per i bambini

redazione

Il lockdown è stato come un incubo per i bambini

giovedì 18 Giugno 2020

L’ospedale pediatrico Gaslini ha condotto un’ampia indagine sull’impatto del Covid-19 sui più piccoli. In base al sondaggio tra i bimbi di età inferiore ai sei anni si sono riscontrati episodi di irritabilità, difficoltà di addormentamento, risvegli notturni, ansia, paura del buio

ROMA – Il 65% dei bambini sotto i 6 anni e il 71% di quelli sopra i 6 a causa del lockdown per il coronavirus ha accusato problematiche comportamentali di varia natura e sintomi di regressione. I più piccoli, sotto i sei anni, hanno mostrato (centinaia i casi) episodi di irritabilità, difficoltà di addormentamento, risvegli notturni, inquietudine, ansia da separazione, paura del buio, pianto inconsolabile. I più grandi, giovani e adolescenti, in un numeri assoluti maggiori, hanno evidenziato una sensazione di fiato corto, difficoltà a addormentarsi e fatica a svegliarsi, irritabilità/cambiamento di umore, utilizzo improprio dei media, scarsa collaborazione alle attività domestiche. È quanto emerge dall’indagine sull’impatto psicologico e comportamentale del lockdown nei bambini e negli adolescenti in Italia, condotta dall’ospedale pediatrico Gaslini di Genova durante l’isolamento a casa, tra il 24 marzo e il 3 aprile, a tre settimane di distanza dall’inizio del lockdown. All’indagine hanno risposto 6800 famiglie, di cui 3245 con figli sotto i 18 anni (1570 sotto i 6 anni e 2733 gli altri).

“Soprattutto negli adolescenti dall’indagine emerge in maniera drammatica il ‘ci avete privato di stare con gli altri’. Prendersi cura precede il curare: nel prendersi cura la capacità di costruire relazioni è fondamentale e per questo il Gaslini nel lockdown ha attivato subito il programma ‘Ciao come stai?’, con uno sportello di ascolto, favorendo la raccolta di disegni, e-mail e contributi, organizzando attività di intrattenimento e animazione. I bambini non avevano bisogno dei pronto soccorso, anzi, ma erano da soli a casa e avevano bisogno di noi: non li abbiamo lasciati soli”, ha spiegato il direttore generale dell’ospedale Gaslini, Paolo Petralia.

Le famiglie con figli sotto i 6 anni hanno dato risposte importanti: irritabilità, difficoltà di addormentamento, risvegli notturni, inquietudine, ansia da separazione, paura del buio, pianto inconsolabile. Ci dice come il lockdown abbia davvero segnato i bambini, anche con sintomi di regressione comportamentale. ‘Ho paura’ e ‘brutto’ sono state le parole più usate dai bambini nei loro disegni per rappresentare il virus. È l’evidenza di una nuova richiesta di aiuto, di un nuovo bisogno sanitario”.

“Nei bambini e ragazzi sopra i 6 anni invece – ha continuato Petralia – si evidenzia un evidente spostamento dei ritmi sonno-veglia, con difficoltà molto importanti a recuperare questo comportamento, ma anche sensazione di fiato corto, difficoltà a addormentarsi e fatica a svegliarsi, irritabilità/cambiamento di umore, utilizzo improprio dei media, scarsa collaborazione alle attività domestiche”.

“È uno studio che diventa di fatto nazionale nel significato di una possibile utilità, risposta e contributo per tutti coloro che vorranno utilizzarlo per un approfondimento. Al Gaslini attiveremo un servizio ambulatoriale di presa in carico, di tipo psicologico e neuropsichiatrico, proprio per dare una risposta al bisogno che si è palesato. A fronte di evidenze che ci dicono quali sono i problemi bisogna essere capaci di dare risposte: sono dati che non potremo più raccogliere e dobbiamo farne tesoro per dare risposte adeguate e non lasciare soli i nostri figli”, ha concluso il direttore generale dell`ospedale Gaslini.

“La ricerca ci conferma timori, paure, indizi che avevamo”, ha evidenziato la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa: “In questi mesi si è spesso discusso, anche polemicamente e insieme giustamente, sulla questione del lockdown e della condizione dei bambini, di una maggiore fragilità, anche con pareri discordanti. Qualcuno diceva che i bambini avevano una grande resilienza e riuscivano a rispondere meglio di quanto noi pensassimo. Sapevamo però di colpire in qualche modo le loro vite in maniera più pesante rispetto agli adulti”.

“È importante non solo che un bambino sappia come ci si deve lavare le mani, ma anche che ci si può difendere dal coronavirus. L’indagine – ha continuato Zampa – conferma che essere stati tenuti così forzatamente in casa, senza gli amici, senza la scuola se non a distanza, senza più rivedere nonni e zii e senza quella serie di abitudini che sono un elemento di sicurezza, su molti di loro ha prodotto conseguenze”.

Oggi mandiamo un messaggio ai bambini e agli adolescenti: grazie, anche voi avete enormemente contribuito al risultato, avete protetto i vostri famigliari. Ma anche una grande rassicurazione: in testa a tutte le nostre preoccupazione c’è la loro salute. L’Italia sta combattendo ancora, sul piano scientifico, sul vaccino: esiste quindi la possibilità di difendersi, combattere e vincere anche le battaglie sul virus”, ha concluso il sottosegretario.

Per lo psichiatra Fabrizio Starace, membro della task force di Vittorio Colao, i dati della ricerca “non sorprendono e confermano l’ampiezza di questo fenomeno, avvertito da tutte le famiglie italiane in cui sono presenti ragazzi minori. è un ulteriore stimolo a recuperare al più presto, se pur con tutte le misure di sicurezza, la possibilità di un’interazione diretta tra i giovani e di un rapporto tra pari. Per recuperare rapidamente questi disturbi la prima cosa è definire una routine quotidiana, che includa attività ludiche e fisiche”.

Secondo lo studio del Gaslini, il livello di gravità dei comportamenti disfunzionali dei bambini/ragazzi correlava in maniera statisticamente significativa con il grado di malessere circostanziale dei genitori. All’aumentare di sintomi o comportamenti suggestivi di stress conseguenti alla condizione “Covid” nei genitori (disturbi d’ansia, dell’umore, disturbi del sonno, consumo di farmaci ansiolitici e ipnotici), i dati hanno mostrato un aumento dei disturbi comportamentali e della sfera emotiva nei bambini e negli adolescenti, indipendentemente dalla pregressa presenza di disturbi della sfera psichica nei genitori.

D’altra parte i disturbi della sfera emozionale dei genitori conseguenti alla “condizione Covid” sono risultati essere significativamente accentuati nel caso di pregresse problematiche di natura psichica. Inoltre il malessere psichico dei genitori legato alla “condizione Covid” è risultato significativamente più frequente e intenso nella famiglie al cui interno erano presenti sia persone anziane che bambini.

“Questi dati preliminari – conclude il dossier del Gaslini – sottolineano come la situazione di confinamento abbia determinato una condizione di stress notevolmente diffusa con ripercussioni significative a livello non solo della salute fisica ma anche di quella emozionalepsichica dei genitori e dei bambini. Aver messo in atto dei percorsi di supporto psicologico e neuropsichiatrico alle famiglie e ai bambini, come è stato fatto dal nostro Istituto, non solo ha fornito un aiuto nella fase acuta ma potrebbe ridurre i rischi di sintomalogie post-traumatiche perduranti nel tempo. Come espresso dal gruppo dell’University College of London in collaborazione con il National Institute for Health (NIH), oltre alla necessità di misure di controllo del rischio di contaminazione è necessario mettere in atto procedure di tutela del benessere mentale sia delle popolazioni fragili che degli altri”.

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