Il Mediterraneo di Sebastiano Tusa, mostra all’Arsenale borbonico di Palermo - QdS

Il Mediterraneo di Sebastiano Tusa, mostra all’Arsenale borbonico di Palermo

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Il Mediterraneo di Sebastiano Tusa, mostra all’Arsenale borbonico di Palermo

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martedì 28 Dicembre 2021

In evidenza, lungo il percorso della mostra, le tappe che hanno portato, tra il 2004 e il 2005, all’avvio della prima Soprintendenza del Mare in Italia, fiore all’occhiello della Regione Siciliana

La grande avventura dell’archeologia, soprattutto quella sottomarina, si dipana tra le suggestioni di una avvincente mostra permanente. È quella dedicata a Sebastiano Tusa, inaugurata qualche giorno fa all’Arsenale della Marina Regia di Palermo. Un momento significativo nell’attesa che i locali del massiccio edificio risalente al vicereame spagnolo, successivamente adibito dai Borboni a fabbrica di unità navali da guerra, ospitino il Museo del Mare e della Navigazione della Sicilia. Progetto, questo, fortemente voluto dal paleontologo e archeologo palermitano – rimasto vittima due anni fa di un incidente aereo in Africa – i cui interventi per la ristrutturazione e l’allestimento degli spazi espositivi (finanziati con una dote di 4milioni e mezzo di euro attraverso il Patto per il Sud) dovrebbero partire in tempi brevi.

Un racconto per immagini, testi e oggetti personali

Reperti, documentari e installazioni multimediali con i quali ripercorrere una carriera intensa segnata da passioni, intuizioni e risultati ottenuti dai numerosi scavi un po’ ovunque, tra Mediterraneo e Medio Oriente. A cominciare naturalmente dalla Sicilia, soprattutto il territorio di Trapani, da Selinunte al sito di Mokarta, a Salemi, passando per le acque trapanesi, con scoperta del Satiro di Mazara del Vallo e la Nave di Marausa, l’arcipelago delle Egadi, cuore degli interessi archeologici di Tusa, con il relitto di Cala Minnola a Levanzo e la sensazionale scoperta dei rostri i rinforzi di piombo con cui i Romani armarono la prua delle loro triremi e che nella battaglia delle Egadi del 10 marzo del 241 avanti Cristo, consentirono di speronare e affondare la navi dei Cartaginesi, i principali contendenti per diventare egemoni, sotto il profilo militare e commerciale, nel bacino mediterraneo. Decisivo quello scontro navale: “se i Romani l’avessero perso, non avrebbero consolidato le basi del impero. E forse noi oggi non parleremmo l’italiano”, spiegava il professore.

Tusa ha condotto scavi anche a Pantelleria, relativi a un passato ancora più remoto. In questo caso nel sito della cosiddetta civiltà dei Sesi popolazione che a partire dal diciottesimo secolo avanti Cristo si stabilì poco sopra la costa nord-occidentale dell’isola vulcanica e che prende il nome dalle enigmatiche strutture funerarie a forma di tronco di cono, censite per la prima volta alla fine dell’Ottocento dall’archeologo Paolo Orsi e diventate uno dei luoghi più importanti della ricerca sulle civiltà mediterranee.

Il percorso della mostra

In evidenza, lungo il percorso della mostra, le tappe che hanno portato, tra il 2004 e il 2005, all’avvio della prima Soprintendenza del Mare in Italia, fiore all’occhiello della Regione Siciliana, oggi riconosciuta come l’organismo di settore più completo nel Mediterraneo per via di un’attività interdisciplinare che combina gli studi d’ambito archeologico con quelli della biologia marina e della tutela dell’ambiente costiero. Ad oggi le ricerche archeologiche di questo braccio operativo dell’amministrazione regionale hanno consentito l’individuazione e il recupero di oltre venti rostri, tra romani e punici. Operazioni effettuate con attrezzature sofisticate, come batiscafi, Rov (i robot comandati da remoto) e la nave Hercules della fondazione americana Rpm Nautical. A rendere ancora più affascinante questo tuffo nel passato, ricostruito come un mosaico dall’archeologia subacquea siciliana guidata da Sebastiano Tusa, ci sono anche gli itinerari archeologici sottomarini: 25 quelli finora attivati dalla Soprintendenza, situati a varie profondità e tutti con schede didattiche plastificate su ciascun reperto in modo da garantire una facile lettura ai subacquei. Un numero record considerato che nel resto d’Italia se ne contano solo altri 4 e che presto, sempre nelle acque siciliane, ne verranno istituiti altri due.

La mostra si svolge su 5 sezioni. Si parte da “La passione per l’archeologia”, che illustra i primi ritrovamenti e i primi scavi di Sebastiano Tusa in Sicilia, si prosegue con “La storia dell’archeologia subacquea”, con approfondimenti sull’evoluzione di questa disciplina, per poi soffermarsi su “Le ricerche istituzionali in Sicilia”, con video documenti sulle prime ricerche nei mari siciliani, dal ritrovamento del Satiro allo scavo subacqueo di San Vito Lo Capo. La sezione “Giass e Scras”, narra invece delle due strutture realizzate da Tusa all’interno dell’Assessorato dei Beni culturali, che anticipano la creazione della Soprintendenza del Mare. Il percorso si conclude con “La storia della Soprintendenza del Mare”, un viaggio che attraversa venti anni di ricerca archeologica subacquea in Sicilia, dalle prime scoperte alle recenti esplorazioni in alto fondale.

Numerosi anche i reperti che si possono ammirare nello spazio dell’Arsenale: tra questi, oltre ai rostri, anche alcuni esemplari di elmi, sempre risalenti alla Battaglia delle Egadi; la chiglia dell’imbarcazione recuperata a Capo Feto, a Mazara del Vallo; le anfore provenienti dallo scavo di Porto Palo di Menfi e le ceramiche a vernice nera di Lipari e i lingotti in oricalco recuperati a Gela.  numerose anfore e ancore in piombo che coprono un vasto arco cronologico della navigazione antica in Sicilia.

Musumeci, “La mostra racchiude lo straordinario universo di cultura, passioni e umanità di Tusa”

Sebastiano Tusa è stato un uomo dotato di visione lungimirante e insaziabile sete di conoscenza e questa mostra racchiude lo straordinario universo di cultura, passioni, umanità che ha rappresentatodice il presidente della regione siciliana Nello Musumeci. Iniziative come questa contribuiscono a rendergli omaggio e consentono, a chi non lo ha conosciuto, di comprendere quanto abbia amato quest’isola”.

A Tusa è stato recentemente dedicato il monumento commemorativo che conterrà le sue ceneri, all’interno della chiesa di San Domenico, il Pantheon dei siciliani “Una consacrazione – sottolinea l’assessore dei Beni culturali,Alberto Samonà – che è un tributo di riconoscenza e affetto nei confronti di un uomo, la cui grandezza è stata quella di trasformare il grande amore per la millenaria storia della Sicilia in azioni concrete. Raccontare la ricchezza di una vita di ricerche attraverso questa mostra, è un modo non soltanto per mantenerne vivo il ricordo, ma è anche l’occasione per ribadire quanto per una terra unica come la Sicilia investire in cultura significa investire sul futuro”

                                                                                         Antonio Schembri

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