Il ministero dichiara “guerra” all’oro nero: stop a otto nuovi pozzi petroliferi in Sicilia - QdS

Il ministero dichiara “guerra” all’oro nero: stop a otto nuovi pozzi petroliferi in Sicilia

Rosario Battiato

Il ministero dichiara “guerra” all’oro nero: stop a otto nuovi pozzi petroliferi in Sicilia

sabato 27 Aprile 2019

Il ministro Costa in visita a Milazzo ha annunciato di aver bloccato le autorizzazioni. Dall’Isola un quinto dell’olio greggio prodotto in Italia. Permessi di ricerca su 4.500 kmq

PALERMO – Il ministero dell’Ambiente prova a incidere in maniera significativa sulla Sicilia. Nei giorni scorsi, il ministro Costa, in visita a Milazzo, ha annunciato due misure – utilizzo delle migliori tecnologie per il contenimento delle emissioni e stop per otto nuovi pozzi petroliferi – che, stando a quanto riferito in una nota ministeriale, andranno a incidere direttamente sulla qualità dell’ambiente, in particolare (e non solo) in una zona che ospita uno dei quattro siti di interesse nazionale con priorità di bonifica dell’Isola.

Le parole di Costa sono molto specifiche: “Ho già firmato il decreto ministeriale affinché la raffineria di Milazzo, come gli altri impianti simili, adotti le Bat, le migliori tecnologie esistenti. In questa maniera le emissioni saranno sensibilmente ridotte”. Di cosa si tratta? Le Bat, che è un acronimo inglese per Best available techiniques, cioè le migliori tecnologie esistenti, dovrebbero consentire di ridurre l’impatto inquinante. Una stima effettuata dal ministero riporta che in questo modo le emissioni saranno sensibilmente tagliate, arrivando fino al 50% di quelle attuali. “Se c’è un modo migliore per gestire l’ambiente e quindi la salute – ha aggiunto Costa –, io come uomo dello Stato ho il dovere di farlo e di servire il cittadino”.

Novità anche sul fronte dei pozzi petroliferi, al centro di un lungo dibattito nel corso della precedente legislatura e dell’attuale. Il ministro ha annunciato di aver bloccato le autorizzazioni di altri 8 pozzi nella zona della piattaforma Vega “con decreto ministeriale”. Si tratta del più grande campo presente nel Mediterraneo (60% Edison in qualità di operatore e 40% Eni) si trova a 12 miglia a sud dalla costa siciliana, al largo di Pozzallo. In particolare, ha spiegato, “la commissione Via Vas ha ritenuto che non rispettasse le garanzie ambientali e io ho firmato il relativo decreto che ferma i progetti”. Per il ministro è una vittoria del Governo perché “servono piccoli passi che seguono una visione coerente e precisa”.

A livello nazionale, secondo l’ultimo aggiornamento di Legambiente di metà gennaio, ci sono 16.821 kmq con ben 197 le concessioni di coltivazione, tra mare (67) e terra (130), alle “quali si potrebbero aggiungere ben 12 istanze di concessione di coltivazione (7 in mare e 5 a terra)”. Inoltre, su un totale di 30.569 kmq sono “attivi 80 permessi di ricerca, ai quali si potrebbero aggiungere 79 istanze di permessi di ricerca su un totale di 26.674 kmq, e 5 istanze di prospezione a mare su un totale di 68.335 kmq”.

Secondo i numeri dell’ultimo rapporto Energia della Regione, aggiornato al 2016, la produzione di olio greggio nell’Isola è valsa il 18% del totale nazionale (679 migliaia di tonnellate), che diventa 21% se si aggiunge anche la produzione delle zone marine a sud della costa isolana. A dominare la graduatoria c’è la Basilicata (61%).

La superficie interessata dai permessi di ricerca è circa 4.501,1 Kmq, cioè il 17,4% della superficie totale, mentre la superficie interessata dalle concessioni vale 596 Kmq, cioè il 2,31%. Per quanto riguarda le concessioni in mare, le zone marine situate a sud della Sicilia sono la C e la G; “la zona C – si legge sul rapporto – si estende per circa 46.390 kmq e costituisce circa l’8% della piattaforma continentale italiana, mentre la zona G si estende per circa 36.220 kmq e costituisce circa il 7% della piattaforma continentale italiana”.

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