Banca della finanza, Banca per l’impresa - QdS

Banca della finanza, Banca per l’impresa

Carlo Alberto Tregua

Banca della finanza, Banca per l’impresa

sabato 22 Febbraio 2020

La politica finanziaria della Banca centrale europea è stata quella di sostenere il mercato in regresso. Non tutti i 27 membri dell’Unione europea sono andati in decrescita, anzi qualcuno è cresciuto.
Il Quantitative easing, ovvero comprare titoli di Stato in possesso del sistema bancario, ha di fatto aumentato la liquidità delle banche, con l’obiettivo di trasferirla alle imprese e alle famiglie, mediante mutui e prestiti personali, in modo da avere il risultato finale di incentivare i consumi e le attività economiche.
Il Qe è durato molti anni e prima di andar via, nell’ottobre del 2019, Mario Draghi ha fatto approvare al Consiglio direttivo della Bce il suo prolungamento fino al giugno di quest’anno.
Tuttavia, l’operazione non ha avuto l’effetto che si era proposto, perché molti istituti di credito italiani non hanno riversato la liquidità ricevuta a favore di imprese e famiglie, ma hanno proceduto a fare operazioni finanziarie (acquisto e vendita di titoli) con cui hanno realizzato notevoli utili.

Tali istituti di credito, anziché esercitare la loro funzione primaria, che è quella di stimolare l’economia (consumi e investimenti) hanno egoisticamente provveduto a trasformarsi in banche finanziarie, cioè che agiscono nel mondo della finanza, senza tener conto delle necessità e dell’utilità generale.
Per fortuna, un’altra parte di istituti bancari, quelli di minori dimensioni e più radicati nel territorio, hanno proceduto in maniera opposta, utilizzando le liquidità del Qe per immetterle sul mercato, appunto a supporto di imprese e famiglie.
Questi istituti di credito sono considerati commerciali, perché supportano le imprese e perseguono l’oggetto della loro attività con equilibrio e buonsenso.
Non vi è un codice di comportamento al riguardo, con la conseguenza che ogni istituto procede con la propria politica economica come meglio crede, dando uno sguardo al mercato e ai propri azionisti cui cerca di distribuire le cedole più elevate. In questo caso, gli amministratori sono lodati e quindi possono percepire premi e prolungare la rispettiva attività.
Non è che gli utili si fanno soltanto con la finanza. Si possono fare anche svolgendo l’attività propria delle banche, che è quella di sostegno economico, in particolare alle imprese.
Neanche la Banca d’Italia, che ha il compito principale di vigilare sugli istituti di credito che operano nel nostro Paese, può intervenire sulle politiche gestionali degli stessi, in quanto la sua vigilanza deve limitarsi a controllare che tutti i parametri siano in linea con le norme, in modo da evitare fallimenti e quindi danni per azionisti e risparmiatori.
Ricordiamo che la Banca d’Italia è un istituto il cui capitale è diviso in qualche decina di altri istituti di credito, con la conseguenza che si potrebbe ipotizzare un conflitto d’interessi in quanto i controllati sono anche controllori, come azionisti.
La materia che descriviamo non è semplice da comprendere, però tutti i lettori dovrebbero farsi un’opinione sul sistema bancario e sui relativi controlli, non limitandosi a prendere atto delle notizie di stampa, come quando si sono verificati i guai in cui sono finite le cinque banche sommerse dalla bufera finanziaria, per causa della quale risparmiatori e azionisti stanno ancora piangendo.

Nel Forum con il numero uno del Credito Valtellinese, Luigi Lovaglio (clicca qui), vi sono delle sorprese. Perché questo banchiere – che ha amministrato la Banca controllata da Unicredit in Polonia per venti anni, con 18.000 dipendenti e mille sportelli – mi ha parlato di valori etici. Linguaggio inusuale per un banchiere teso a fare profitti.
Mi ha spiegato che non necessariamente le banche debbano essere avide, né chiedere ai propri clienti garanzie e super garanzie.
La vera banca si deve preoccupare di analizzare i piani industriali che i clienti sottopongono, con accurate analisi di mercato, e se essi corrispondono alla realtà, i clienti potranno essere finanziati adeguatamente, in quanto è sbagliato dar loro meno di quanto effettivamente gli occorra.
La bussola, secondo Lovaglio, sono appunto i valori etici di equità, buonsenso e rispetto: parole sante.

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