Nella nostra regione si trovano undici beni iscritti alla lista Patrimonio dell’Umanità, ma dalla loro istituzione poco è cambiato Senza idee e promozione. La Sicilia ha guadagnato soltanto un milione e quattrocentomila pernottamenti in dieci anni. L’assessore regionale Manlio Messina individua una ricetta: “Meno burocrazia e programmazione degli eventi con largo anticipo”
PALERMO – Sicilia ancora bella e impossibile, per un territorio che piace, attrae ma non arriva alla massima forma di turismo. Crescono le presenze dei flussi turistici nell’Isola, ma in percentuali molto basse. A dirlo sono gli ultimi dati elaborati e diffusi dall’Osservatorio regionale turistico su numeri Istat.
Eppure la Sicilia può contare su 11 beni Unesco, sette materiali, quattro immateriali. La nostra isola è prima in Italia per numero di beni patrimonio dell’umanità. I primi due siti siciliani iscritti furono la Valle dei Tempi, ad Agrigento, e la Villa Romana del casale, a Piazza Armerina, entrambi istituiti nel 1997. Seguirono poi le Isole Eolie, nel Messinese, la cui iscrizione risale al 2000. Nel 2002 toccò alle città tardo barocche del Val di Noto.
Nel 2002 toccò alle città tardo barocche del Val di Noto che ricadono sui territori di Caltagirone, Militello Val di Catania, Catania, Modica, Noto, Palazzolo, Ragusa e Scicli.
Poco più tardi, nel 2015, fu la volta di Siracusa e le Necropoli rupestri di Pantalica. Gli ultimi due siti: l’Etna e Palermo Arabo-normanna con le cattedrali di Cefalù e Monreale furono istituiti siti Unesco in tempi più recenti, in ordine nel 2013 e nel 2015.
Tutti oltre gli anni 2000 i beni immateriali diventati beni Unesco. Il bene più “vecchio” è la dieta Mediterranea, istituita nel 2010, a scendere L’Opera dei Pupi (2013), la vite ad alberello di Pantelleria (2014) ed infine l’arte dei muretti a secco (2018).
Ma, tornando ai beni materiali Unesco, come abbiamo visto, l’Isola è campionessa nel territorio italiano, un patrimonio di inestimabile valore tutto squisitamente siciliano.
Ma cosa hanno portato questi patrimoni in termini di turismo negli ultimi 10 anni? Poco e niente (almeno rispetto alle enormi potenzialità del territorio).
Abbiamo confrontato i dati relativi ai pernottamenti nelle aree su cui ricadono questi Beni e il risultato appare desolante. Partiamo dal sito più “longevo”, quello relativo a Palermo arabo-normanna. Ebbene, se nel 2014, i pernottamenti in provincia di Palermo furono 2,8 milioni, nel 2017 salirono a 2,9 milioni, per toccare quota 3,2 milioni nel 2018.
Il sito che comprende il Barocco del Val di Noto fu invece istituito nel 2002. Nel 2009, a sette anni dalla sua istituzione le tre province insieme avevano raccolto 3,5 milioni di pernottamenti. A 9 anni di distanza (2018) i pernottamenti sono saliti a 4,5 milioni.
L’Etna, invece, ricade in territorio catanese, anch’esso segnato da un incremento dei numeri, seppure in misura moderata. Subito dopo l’istituzione del bene Unesco, un anno dopo, nel 2014, si sono registrati oltre 1,9 milioni di pernottamenti. Nel 2017 si sono contati oltre 2 milioni di pernottamenti, mentre nel 2018 2,1 mln.
Numeri pressochè simili, anzi con leggere contrazioni, per Siracusa e le Necropoli rupestri di Pantalica. Per la precisione i turisti che pernottavano nel 2014, quindi 5 anni dopo il riconoscimento Unesco, erano circa 1,4 milioni, e sono scesi nel 2017 a poco meno di 1,4 mentre ancora più giù nel 2018 a 1,3 mln.
Nel 2000 arriva poi il riconoscimento alle Isole Eolie, anch’esso elemento che non farà rilanciare il turismo nel messinese, tanto che nel 2004 i pernottamenti erano 3,7 milioni, mentre nel 2017 sono scesi a 3,4 per risalire leggermente l’anno successivo, nel 2018, e toccare i 3,5 mln.
Non è possibile andare indietro nel tempo con i dati per quanto riguarda i siti più vecchi, e cioè Valle dei Tempi, ad Agrigento, e la Villa Romana del casale, a Piazza Armerina, entrambi istituiti nel 1997. Una cosa interessante, però, è la contrazione che si registra sul territorio di Agrigento in termini di presenze negli ultimi anni. Tanto che dal 2014, quando si registravano 1,3 mln di pernottamenti, si è passati nel 2017 e nel 2018 ad appena 1 milione.
Stessa discorso per Enna, sul quale troviamo la Villa del Casale. Qui i numeri sono veramente bassi. Si parla addirittura di 126mila pernottamenti nel 2014, contro i 116 del 2017, che poi sono diventati 128 nel 2018.
Più in generale, considerando tutte le province siciliane i pernottamenti sono passati da 13,7 milioni del 2008 a 15,1 milioni di pernottamenti del 2018. Poco meno di 1,4 milioni di pernottamenti che non rendono giustizia ai tesori dell’Isola che in vent’anni dall’istituzione del primo Unesco (Agrigento, 1997) non hanno accresciuto i flussi turistici dell’Isola.
La Sicilia è una bellissima Terra, un posto ricco di cultura, leggende, storie, odori, colori, tradizioni, un posto affascinante e misterioso quasi come una bella donna che non si svela immediatamente, ma non riesce ancora a diventare volano del turismo, pur essendo corteggiata e amata da tutti.
Il neoassessore regionale al Turismo, Manlio Messina, in esclusiva per il QdS, fa il punto sulle strategie allo studio per rilanciare l’industria blu
Manlio Messina è da poco più di un mese il nuovo assessore regionale al Turismo, Sport e Spettacolo ed ha preso il posto di Sandro Pappalardo passato al CdA dell’Ente nazionale per il Turismo.
Catanese, laureato in Economia e Commercio, Messina è stato tra l’altro consigliere comunale nel capoluogo etneo. Lo abbiamo intervistato.
Assessore, con quale spirito affronta questa nuova avventura?
“È un incarico certamente di grande prestigio, e prima di tutto ringrazio il presidente Nello Musumeci per la fiducia; sento forte la grande responsabilità di un ruolo nel quale intendo mettere anima e corpo, così come la mia comunità mi ha insegnato a fare, in questa grande ed entusiasmante sfida. Abbiamo sentito e letto tante volte che la Sicilia può vivere di turismo tutti i giorni dell’anno e adesso bisogna passare ai fatti, senza indugi e con il coraggio dell’assunzione di responsabilità”.
Quali iniziative intendete adottare per lo sviluppo del turismo in Sicilia?
“Bisogna lavorare in modo operativo per evitare l’eccessiva burocratizzazione legata all’organizzazione delle varie attività o alla organizzazione dei grandi eventi, che vanno programmati per tempo per essere portati e promossi, per esempio in occasione delle grandi fiere, e per far sì che gli operatori di settore possano organizzare prodotti da vendere con largo anticipo. Bisogna aiutare e agevolare chi intende puntare ed investire in Sicilia e sulla Sicilia. Non si può promuovere e fare turismo a livelli di eccellenza, come ci richiedono i grandi mercati, se non si investe sulle infrastrutture e sui trasporti. Su questo, il presidente Musumeci ha già avviato un importante lavoro. Il nostro patrimonio turistico deve essere facilmente raggiungibile e fruibile a quanti vogliono scoprire i luoghi più nascosti della Sicilia”.
Ultimamente sono stati avviati rapporti con la Cina per l’incremento dei visitatori nella nostra terra. Come pensate di agire a tal proposito?
“Proprio martedì 6 abbiamo ospitato la firma del protocollo d’intesa tra Ctrip, la più grande agenzia di viaggi on line dell’Asia, e Sicindustria e Confcommercio Sicilia, che servirà a portare un maggiore flusso di turisti provenienti dalla Cina in Sicilia. Abbiamo espresso il nostro apprezzamento ufficiale con una lettera formale.
Il turismo è un settore strategico per la nostra economia e va sviluppato e agevolato anche con queste iniziative. Nel 2018 abbiamo avuto circa 40 mila turisti cinesi presenti nella nostra Isola, siamo certi che con questa partnership tra Ctrip e imprese siciliane aumenteranno nel giro di poco tempo di gran lunga e la nostra economia potrà soltanto beneficiare dell’aumento di turisti cinesi di fascia alta in arrivo. Sono sempre benvenute tutte le iniziative utili ad intensificare i rapporti tra le imprese, soprattutto per quel che mi riguarda in campo turistico, per favorire lo scambio di best practices e l’implementazione di strategie promozionali. Il supporto alle imprese regionali nella commercializzazione dell’offerta turistica siciliana è un valore ma anche un compito della amministrazione politica, è quello che dobbiamo fare per aiutare le nostre imprese”.
Roberto Pelos