Il turismo si trova di fronte a uno scenario di guerra - QdS

Il turismo si trova di fronte a uno scenario di guerra

redazione

Il turismo si trova di fronte a uno scenario di guerra

giovedì 21 Maggio 2020

Salvo Politino, vicepresidente nazionale Unimpresa, fa una fotografia del comparto in seguito all’emergenza Coronavirus. Al Sud e in Sicilia gli imprenditori del settore stimano una perdita del fatturato del 67% e il 50% di disdette per l’estate

PALERMO – Gli effetti della pandemia iniziata lo scorso febbraio hanno totalmente stravolto la filiera del turismo.

Secondo i dati dell’Osservatorio sull’economia del turismo delle camere di commercio, analizzati dal centro studi di Unimpresa, il 77% delle imprese del settore alberghiero hanno registrato disdette delle prenotazioni, seguito dal settore Extralberghiero con il 65,2% delle imprese che hanno ricevuto disdette.

Gli effetti della pandemia hanno colpito tutto il Paese, con percentuali di disdette sopra la media per le zone del Nord Est e del Nord Ovest dell’Italia. A marzo nel Nord Est si è arrivati a una percentuale di disdette sulle prenotazioni del 78%, nel Nord Ovest dell’80%, nel centro Italia del 76% e nel Sud e le isole del 68%.

Nel mese di aprile nel Nord Est si è arrivati a una percentuale di disdette sulle prenotazioni del 63%, nel Nord Ovest del 62%, nel centro Italia del 58% e nel Sud e le isole del 61%. Per le festività Pasquali, per i ponti e poi per l’estate, a subire il calo più pesante sono state le imprese ricettive del sud e delle isole. Il 1° maggio il Sud e le isole hanno registrato il 62% di disdette sulle prenotazioni, il centro del paese il 50% di disdette, il Nord Ovest il 58% e il Nord Est il 56% di disdette sulle prenotazioni.

Per il periodo giugno-agosto il Sud e le isole hanno registrato il 50% di disdette sulle prenotazioni, il centro del paese il 37% di disdette, il Nord Ovest il 40% e il Nord Est il 36% di disdette sulle prenotazioni.

Dopo l’individuazione di zona rossa di tutto il territorio nazionale, il turismo a marzo ha registrato il 75% di disdette sulle prenotazioni, ad aprile il 61%, per le festività Pasquali il 67%, per il 25 aprile il 60%, per il 1° maggio il 57% e per l’estate il 40% delle disdette sulle prenotazioni.

Le imprese del settore, con l’inizio del coronavirus, stimavano già una perdita di fatturato complessiva del 60% circa, cosi suddivisa: marzo -78,9%, aprile – 59,5%, estate -36,9%. La più alta stima di perdita del fatturato si è avuta nel Sud e le isole con il 67% circa.

Le stime di perdita del fatturato porteranno complessivamente a una mancanza di presenze turistiche sul territorio italiano di circa 90 milioni (53 milioni di italiani e 36 milioni di stranieri) di cui 42 milioni in strutture ricettive e 48 milioni in abitazioni private; mancheranno inoltre 8,2 miliardi di consumi di cui 4 miliardi e 300 milioni degli italiani e 3 miliardi e 900 milioni degli stranieri. Il settore degli alloggi avrà una perdita della spesa turistica per circa 2 miliari e 300 milioni, seguito dal comparto ristoranti, bar e caffè che avranno una perdita di circa 2 miliardi e 100 milioni.

“Purtroppo – afferma il vice presidente nazionale di Unimpresa Salvo Politino – il quadro economico ha delineato uno scenario da guerra. Dopo il lockdown, il turismo ripartirà come negli anni cinquanta e sessanta e bisognerà puntare necessariamente alla domanda interna al cosiddetto Turismo domestico, abbassando i costi, prevedendo l’intervento delle regioni con contributi a fondo perduto per le famiglie che prenotano un soggiorno di almeno 5 giorni, rivedendo al ribasso le tariffe dei trasporti aerei e dei collegamenti con le isole.

Le regioni con un alto tasso di internazionalità turistica riscontreranno grosse difficoltà a causa della non presenza degli stranieri e in alcuni casi si potrebbero azzerare i flussi. La vera sfida per gli operatori sarà quella di sopravvivere fino alla prossima stagione del 2021. Per fare ciò sono necessari interventi straordinari dello stato per permettere alle aziende di rimanere sul mercato. Occorre che venga dato alle aziende un indennizzo a fondo perduto per il mancato reddito derivante dalla pandemia, che vengano cancellate tasse e tributi del periodo, che vengano dati agevolazioni fiscali e previdenziali alle aziende del turismo che mantengono i livelli occupazionali.

Il decreto rilancio del governo di 400 pagine è caratterizzato ancora una volta da una burocrazia eccessiva, ma soprattutto manca di un vero piano d’emergenza per il settore turismo. Il bonus di 500 euro alle famiglie non servirà a nulla; gli imprenditori non chiedono elemosina da parte dello stato ma chiedono certezza e soprattutto efficacia degli interventi. Manca un progetto di rilancio dell’economia da parte del governo nazionale, manca un piano e industriale; la valanga di risorse per la cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti confermano la lontananza della politica dalle piccole e medie imprese. Gli interventi dello stato vanno valutati sulla capacità di spesa rispetto alla perdita economica subita.

Molte agenzie di viaggi non riapriranno, stessa cosa vale per bar e ristoranti. L’insoddisfazione riguarda anche i tour operator, gli stabilimenti balneari, le guide turistiche, i noleggiatori con conducente e tutta la filiera del turismo. Come si può pensare di varare un nuovo provvedimento senza tenere conto delle criticità del vecchio decreto e soprattutto del momento delicato della nostra economia.

Burocrazia, accesso al credito, bonus autonomi, cassa integrazione, indennizzo per il mancato reddito, tutte misure su cui le piccole e medie imprese aspettano ancora risposte. E se poi per riaprire – conclude Politino – bisogna tenere conto delle linee guida dell’Inail, dei protocolli regionali, dei protocolli di sicurezza, dei protocolli sanitari, forse molte imprese rimarranno chiuse per sempre”.

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