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Impianti sportivi, palestre e piscine chiuse, lo sport in agonia

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Impianti sportivi, palestre e piscine chiuse, lo sport in agonia

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lunedì 01 Febbraio 2021

Salvo Messeri, coordinatore regionale per la Sicilia della Lega imprese sportive, accende i riflettori su un settore che più di tanti è stato dimenticato dalle istituzioni.

Non c’è ancora nessuna certezza all’orizzonte: lo sport,
specialmente quello dilettantistico, è fermo da quasi un anno, a causa
della pandemia. Numerosi sono gli impianti e le strutture sportive che, non
riuscendo a contrastare le perdite dovute alle mancate attività, chiudono i
battenti.

Salvo Messeri

Stessa situazione accade per le piscine: a fronte
delle spese di gestione e manutenzione, e al fatturato zero, i gestori sono
costretti ad annaspare nell’incertezza, in attesa di soluzioni quanto più
immediate ed efficaci.

Sono state queste le ragioni per cui, venerdì scorso, la
Federazione Sindacale Sport Italia ha manifestato in piazza Montecitorio, a
Roma, perché ci sia presto una riapertura, perché ci siano maggiori diritti per
i lavoratori di questo comparto.

Ma non si può generalizzare. La difficoltà maggiore,
infatti, è attuare scelte univoche per tutti: quello sportivo, di fatti, è un settore
complesso. A chiarirci questo concetto è Salvo Messeri, coordinatore
regionale per la Sicilia della Lega Imprese Sportive (LIS).

«Le problematiche, in questo momento, hanno tante
sfaccettature in quanto la diversità degli ambiti sportivi comporta altresì una
diversità di problematiche da affrontare. Ecco perché è complesso, per chi
governa, prendere decisioni uniformi ed omogenee per tutti».

Può farci degli esempi?

«Nel caso delle palestre e delle strutture al chiuso, così
come anche delle piscine, è chiaro che queste realtà continuano ad avere costi
fissi molto alti rispetto, magari, ad una società sportiva che, avendo il campionato
fermo, non fa trasferte e non va incontro ad altre spese. Le palestre, oltre ad
avere affitti molto importanti da pagare, hanno anche costi di ammortamento di
tutte le attrezzature. Stessa cosa non si può dire per gli impianti sportivi
che, sebbene paghino affitti ed utenze, non hanno altre perdite, se non il
mancato guadagno a causa del mancato avviamento. Una piscina, altro esempio,
sia se vi nuotano dieci persone, sia se ve ne nuotano duemila, ha gli stessi
costi fissi perché ha quel tipo di manutenzione che si deve fare ugualmente».

Come sta gestendo il Governo la complessità dello sport?

«In questo momento, quello che ci ha fatto capire la
pandemia, è la totale assenza di conoscenza delle realtà sportive da parte
delle istituzioni. Questo purtroppo è frutto di tanti anni di superficialità.
Devo ammettere che il ministro Spadafora ha fatto un grandissimo lavoro in
quanto ha attenzionato il settore sportivo, vincendo molte battaglie nei
decreti ristori. Per far ciò è stata necessaria un’analisi più approfondita
delle varie realtà sportive, che ha fatto anche emergere la necessità di una
nuova riforma dello sport, già in approvazione prima della caduta del governo».

Quali sono i rischi causati dal Covid al settore
sportivo?

«Uno dei rischi è che questa pandemia faccia sparire oltre
il 50% delle società dilettantistiche, e non solo! Il dato ancora più
allarmante è il notevole aumento del tasso di suicidi nel mondo giovanile. Chi,
tra questi, riesce fortunatamente a scampare all’estremo gesto dichiara che
esso è la conseguenza della mancanza degli amici, della scuola e delle attività
sportive».

Quali sono le vostre speranze?

«Come LIS, ci auspichiamo sicuramente provvedimenti
concreti a favore di tutte le attività sportive. Purtroppo assistiamo a situazioni
intollerabili: per strada e nei negozi c’è il delirio, e questo è, spesso,
sotto gli occhi di tutti. Tra l’altro mi rammarico del fatto che, in giro,
alcuni purtroppo non si attengono alle norme, diventando un rischio per tutti.
Mi rammarico, allo stesso modo, a pensare che però dieci bambini in 1000 metri
quadrati, all’aperto, non possono stare. Ovviamente con le dovute precauzioni!

La speranza allora è che ci sia una presa di coscienza del
governo per ciò che necessita fare per riattivare lo sport, che ci sia una
maggiore tutela per tutti coloro che hanno gli impianti, che si possano
ottenere maggiori sgravi fiscali (anche coloro che sostengono lo sport con
sponsorizzazioni), che ci siano dei voucher per lo sport e che si promuovano
iniziative per dare la possibilità anche alle famiglie impoverite di portare i
bambini a fare sport.

Lega Impianti Sportivi, di cui di recente – dopo venti anni trascorsi nel mondo dello sport – sono stato eletto coordinatore regionale, ha in questo senso il compito di affiancare gli imprenditori sportivi, formandoli ed informandoli. Speriamo, pertanto, che le nostre proposte, giunte al capo dipartimento del ministero dello sport, possano aiutare il ministro Spadafora, o chi per lui, a riattivare e promuovere lo sport, fonte di benessere per tutti».

Alessia Giaquinta

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