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Appalti truccati, presa di distanza di Cuffaro da Romano? “All’Asp di Siracusa fu lui l’acceleratore”

Appalti truccati, presa di distanza di Cuffaro da Romano? “All’Asp di Siracusa fu lui l’acceleratore”

Una relazione finita in mano ai militari del ROS e poi alla Procura di Palermo svela altri retroscena sulla vicenda appalti in Sicilia.

Sinceri complimenti per il modo in cui le indagini sono state svolte, senza quei condizionamenti che invece, a suo dire, ci sarebbero stati quando ebbe origine la vicenda giudiziaria che lo avrebbe poi portato a essere condannato per favoreggiamento alla mafia. Si è concluso così l’incontro tra Totò Cuffaro e i militari del Ros dei carabinieri. L’ex presidente della Regione, tornato sotto inchiesta con l’accusa di essere stato al centro di una serie di illeciti commessi con l’intento di condizionare selezioni pubbliche e gare d’appalto, ha parlato ai carabinieri nel tardo pomeriggio del 5 novembre.

Una scena che a distanza ricorda i casi in cui un latitante viene fermato dopo anni di ricerca. Le similitudini, però, si fermano qui: Cuffaro, infatti, ha aperto la porta ai militari ben sapendo che il tribunale aveva disposto una perquisizione nella sua abitazione di via Scaduto, la casa in cui – come registrato dalle microspie degli investigatori – incontrava i tanti che lo cercavano per chiedere favori.

Inchiesta appalti, l’incontro tra Cuffaro e il Ros. La questione della contesa legale

Sull’utilizzabilità ai fini giudiziari delle dichiarazioni spontanee, raccolte al momento della consegna del verbale di sequestro e condensate in una relazione di poche pagine consegnate dal Ros alla Procura di Palermo, si è aperta una disputa. Per gli avvocati, sia quello di Cuffaro che quello che difende Saverio Romano – il deputato nazionale è l’altro nome eccellente tra gli indagati –, non possono essere acquisite.

I sostituti procuratori Andrea Zoppi, Giulia Falchi e Claudio Camilleri la pensano invece diversamente: “La giurisprudenza di questa Corte – hanno scritto in una nota inviata al gip, in cui vengono ripresi pronunciamenti della Cassazione – ritiene, con orientamento che, ancorché non consolidato, è stato più volte ripetuto, che siano utilizzabili nella fase procedimentale, e dunque nell’incidente cautelare e negli eventuali riti a prova contratta, le dichiarazioni spontanee che la persona sottoposta alle indagini abbia reso – in assenza di difensore e in difetto degli avvisi di cui all’art. 64 cod. proc. pen. – alla polizia giudiziaria purché emerga con chiarezza che la medesima abbia scelto di renderle liberamente, ossia senza alcuna coercizione o sollecitazione”.

Il peso delle parole

Al di là di ciò che verrà deciso in punto di diritto, le dichiarazioni di Cuffaro offrono spunti di riflessione su come il leader della Dc – tale rimane nonostante il passo indietro dal ruolo di segretario nazionale – si sia posto rispetto ai fatti a lui contestati e, soprattutto, alle relazioni con gli altri indagati. A spiccare è la presa di distanza da Saverio Romano nella vicenda relativa alla gara d’appalto per i servizi di ausiliariato all’Asp di Siracusa vinta dalla Dussmann.

Nelle carte dell’inchiesta sono riportati i frequenti contatti tra Cuffaro e i responsabili locali della società. Di Romano non v’è traccia diretta. La legge, d’altra parte, non consente senza autorizzazione del Parlamento le intercettazioni nei confronti di deputati e senatori.
Per Cuffaro, il vero deus ex machina capace di far pendere la bilancia a favore della Dussmann, intervenendo sul dirigente generale Alessandro Caltagirone, a propria volta accusato di avere fatto pressioni sulla commissione giudicatrice, sarebbe stato però proprio Romano.

“In merito alla cosiddetta vicenda Dusmmann – si legge nella relazione del Ros – riferiva che aveva tentato di aiutare Mauro Marchese nel vincere la gara d’appalto perché questi in passato aveva avuto delle divergenze con l’ex direttore generale della Asp, tale Ficarra”. A riguardo Cuffaro, che nelle intercettazioni definisce Caltagirone “un amico nostro”, ai militari ha detto che il dirigente generale non sarebbe stato direttamente collegabile alla propria persona. “Era un uomo di Forza Italia”, ha affermato. “E, a sostegno di tale tesi, diceva – si legge ancora nella relazione – che anche negli atti della Procura di Palermo era chiaramente indicato che la vera accelerazione nella gara d’appalto in questione verso la società Dussmann era avvenuto soltanto a seguito dell’intervento di Romano”.

Dai contatti con gli emissari della Dussmann, Cuffaro avrebbe ottenuto la disponibilità a migliorare le condizioni contrattuali di alcuni lavoratori. L’ex presidente della Regione ha derubricato tutto in una richiesta fatta a fin di bene. “Raccontava – hanno scritto i militari – di aver chiesto l’aumento di ore di lavoro per due dipendenti dicendo che gli stessi avevano difficoltà economiche nell’arrivare a fine mese percependo solo uno stipendio di circa 600 euro e permettendo loro di raggiungere una cifra di almeno 800 euro”.

Il caso dei concorsi

“Una minchiata”. Cuffaro ha invece bollato così l’intervento per favorire una donna in occasione di un concorso per la stabilizzazione di una serie di operatori socio-sanitari. Ai militari del Ros, l’ex presidente della Regione non ha fatto il nome di colei che è stata avvantaggiata dall’avere in anticipo i quesiti da studiare per sostenere la prova. Ma nell’informativa che ha dato il la alla richiesta di misura cautelare, su cui si pronuncerà il gip sulla scorta anche degli interrogatori, viene mappato l’incontro tra la donna e Cuffaro. L’8 giugno 2024, sempre nell’abitazione di via Scaduto.

“Fanno tre buste che sorteggerete e nelle buste ci sono tre argomenti. E qua ci sono gli argomenti. Quattro fesserie sono. Però te li devi studiare tutti”, fu la raccomandazione di Cuffaro. A dire una “minchiata” – o perlomeno così l’avrebbe percepita Cuffaro – sarebbe stato il tenente colonnello della Dia Stefano Palminteri, accusato dalla procura di avere rivelato all’ex presidente informazioni sull’esistenza di attività investigative nei suoi confronti.

Cuffaro ha riferito che l’ufficiale dell’Arma, durante un incontro, “gli aveva detto, a suo dire millantando, della presenza di indagini sul suo conto e che la stessa cosa aveva fatto anche con l’onorevole Carmelo Pace, mettendoli anche in guardia l’uno dall’altro”. A fronte di questa confidenza, Palminteri avrebbe chiesto una mano per diventare direttore generale della società che gestisce l’aeroporto Falcone-Borsellino di Palermo. Millanteria o meno, sia Cuffaro che Pace in quel momento erano indagati. E al momento entrambi rischiano l’arresto.

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