La Procura di Messina ha aperto un’inchiesta per la morte in carcere di Stefano Argentino, il 27enne reo confesso dell’omicidio di Sara Campanella. Un passaggio formale ma comunque dovuto per ricostruire la dinamica e gli attimi prima del ritrovamento del corpo del giovane senza vita all’interno del carcere di Gazzi.
Bocche cucite, al momento, con l’estremo gesto compiuto in autonomia come ipotesi più probabile.
Si indaga sulla morte di Stefano Argentino
Argentino è stato trovato impiccato nella sua cella ieri pomeriggio intorno alle 17. Il 27enne si trovava dietro le sbarre dopo aver confessato il femminicidio di Sara Campanella, la studentessa universitaria di Misilmeri uccisa a coltellate lo scorso 31 marzo a Messina, nei pressi del Policlinico.
Gli ultimi giorni in carcere
Da circa quindici giorni Argentino non era più sottoposto al regime di attenta sorveglianza. Sulla sua lucidità mentale, sin dal primo momento, i pareri erano stati contrastanti. Cadute nel vuoto le ripetute richieste dell’avvocato del giovane, Giuseppe Cultrera, di sottoporre Argentino a una perizia psichiatrica.
A mostrare sul proprio profilo Facebook le istanze presentate al Tribunale di Messina e rigettate dal giudice per le indagini preliminari, è stato – ieri a tarda sera – lo stesso legale originario di Noto, mostrando la tristezza per “l’assenza dello Stato” in questa vicenda.
“È il triste, drammatico epilogo di una storia di cui si supponeva già il finale. L’unica responsabilità è da attribuire allo Stato. Avevo chiesto una perizia psichiatrica, perché avevo compreso Stefano e i suoi problemi. Mi ero fatto portavoce delle sue fragilità anche fuori dal carcere. Il gip ha negato l’istanza. Una perizia avrebbe potuto salvare almeno una delle due vite”. Parole che pesano e che aprono uno squarcio sulla gestione custodiale del 27enne.
Aveva ripreso a mangiare ormai da tempo, Argentino. Divideva la cella con altri detenuti e la sua condizione psicologica era costantemente al vaglio degli psicologi. Ma ieri qualcosa si è spezzato. Secondo la ricostruzione preliminare, il detenuto si sarebbe allontanato volontariamente dagli altri compagni di sezione. È stato poi ritrovato privo di vita nella cella dove stava scontando la custodia cautelare in attesa del processo che avrebbe avuto inizio il prossimo 10 settembre.
Argentino era accusato dell’omicidio premeditato di Sara Campanella, 22 anni, colpita da cinque coltellate in pieno giorno, sul viale Gazzi, nei pressi del Policlinico universitario. I due si conoscevano: erano colleghi di corso. Ma lui, secondo quanto emerso dalle indagini, nutriva un’ossessione morbosa per la giovane. Una storia di rifiuti ignorati e segnali inascoltati. La Procura di Messina aveva chiesto e ottenuto il giudizio immediato.
Famiglia Campanella: “Mai voluta una cosa del genere”
Sgomento per l’accaduto risuona anche nelle parole della famiglia di Sara Campanella, rilasciate per tramite del suo legale Concetta La Torre al QdS. “I genitori di Sara sono dei cattolici, non hanno mai desiderato accadesse questo gesto estremo. Resta la disperazione per la perdita di Sara, ma non gioiamo di certo per quello che è accaduto. I genitori resteranno in silenzio perché non intendono rilasciare nessun tipo di ulteriore dichiarazione”, ha precisato l’avvocatessa.
Le indagini avevano delineato un quadro inquietante. Gli inquirenti, coordinati dal pool antimafia e dai carabinieri del Comando provinciale guidato da Lucio Arcidiacono, avevano raccolto elementi che facevano risalire la premeditazione dell’omicidio addirittura all’ottobre precedente. Tra le prove, anche delle ricerche su internet relative ad armi da taglio. Il coltello utilizzato non è stato ritrovato.
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