Nel pieno dell’ennesimo ciclone dentro cui è finita la sanità siciliana, ragionare di diritto e termini di legge rischia di sembrare un esercizio di stile. Quando in ballo ci sono pesanti sospetti sul condizionamento di appalti da decine di milioni di euro, concorsi pilotati e più in generale atti tesi a curare gli interessi di pochi privati a spese della collettività, è facile pensare che il cuore dei problemi stia altrove. Nel modo in cui si onorano le cariche e i ruoli che si rivestono, siano essi di natura strettamente politica o burocratica, più che tra le pieghe delle leggi.
In realtà, in ogni pubblica amministrazione che funzioni – e quella regionale, non solo nel settore della salute, è palese che non sia così – anche la forma dovrebbe essere sostanza. In tal senso, a leggere la nota stampa diramata ieri pomeriggio da Alessandro Caltagirone, il direttore generale dell’Asp di Siracusa coinvolto nell’inchiesta che ha in Totò Cuffaro il principale indagato e con quest’ultimo accusato di avere condizionato la gara per l’affidamento dei servizi di ausiliariato, il dubbio che la forma non sia stata pienamente seguita c’è.
Inchiesta sanità, il caso dell’autosospensione di Alessandro Caltagirone
Caltagirone è accusato di corruzione e turbativa d’asta nell’ambito di una gara che sarebbe stata indetta con l’intento di favorire la Dussmann Service. La Procura ritiene che Caltagirone si sia messo a disposizione di Cuffaro, avendo nell’ex governatore il proprio principale sponsor politico. Cuffaro a propria volta avrebbe beneficiato della disponibilità della società privata a migliorare le condizioni contrattuali di alcuni lavoratori.
Ieri Caltagirone ha deciso di commentare la notizia dell’indagine con queste parole: “Avendo avuto conoscenza del procedimento penale promosso, tra gli altri, anche a carico del sottoscritto, al fine di assicurare la trasparenza e il corretto andamento dell’ufficio e delle funzioni connesse all’incarico di direttore generale dell’Asp di Siracusa conferitomi, e pur considerata la mia estraneità ai fatti contestati e l’assoluta legittimità e liceità del mio operato nell’esercizio delle mie funzioni dirigenziali, per ogni effetto di legge e di contratto – si legge nella nota affidata alle agenzie di stampa – comunico l’immediata autosospensione dalle funzioni e dalla retribuzione di direttore generale dell’Asp di Siracusa”.
Nell’annuncio del proprio passo di lato – un passo indietro sarebbero state le dimissioni – Caltagirone spiega che si tratta di una decisione “a tempo indeterminato, comunque entro e nel rispetto dei limiti e dei termini di cui all’art. 20 L.R. 5/2009”.
Cosa dice la norma
La legge regionale del 2009 a cui il manager dell’Asp di Siracusa, nominato nel 2024 con tanto di polemiche da parte dell’opposizione all’Ars per la parentela con il padre a suo tempo in affari con uomini legati a Cosa Nostra, fa riferimento contiene norme per il riordino del Servizio sanitario regionale.
L’articolo 20, citato da Caltagirone, riguarda gli “interventi sostitutivi e sanzioni a carico del direttore generale” ma non prevede in alcun modo la possibilità per quest’ultimo di autosospendersi. La norma, infatti, mette in capo al governo regionale il potere di intervenire “quando ricorrano gravi motivi o la reiterata omissione di atti obbligatori per legge o la gestione presenti una situazione di grave disavanzo o in caso di violazione di legge o del principio di buon andamento e imparzialità dell’amministrazione”.
Nello specifico, la legge disciplina le modalità con cui il provvedimento di rimozione dalla carica debba avvenire: con atto del presidente, su proposta dell’assessore alla Salute e dopo un parere consultivo della commissione legislativa dell’Ars.
Ed è nell’ambito di questo iter che si prevede la possibilità di sospendere dalla carica il manager dell’Azienda sanitaria. “Nelle more della definizione del procedimento finalizzato alla dichiarazione di decadenza, il direttore generale può essere sospeso dall’esercizio delle funzioni per un periodo massimo di 60 giorni con decreto motivato dell’Assessore regionale per la sanità”, si legge al comma 7. Nulla, dunque, che possa essere deciso di propria iniziativa – a parte le dimissioni ma non è questo il caso – da parte del manager.
Il Quotidiano di Sicilia ha provato a contattare Caltagirone per un commento, senza però ottenere risposta.
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