Informazione incompleta italiani disorientati - QdS

Informazione incompleta italiani disorientati

Carlo Alberto Tregua

Informazione incompleta italiani disorientati

giovedì 16 Aprile 2020

Ho ottant’anni, lavoro da sessantadue, non ho mai portato la mascherina – esattamente come ha dichiarato il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli – perché non mi salva dalle goccioline. Non sono più esposto di un giovane quarantenne. Un mio caro amico, anch’egli ottantenne è stato aggredito dal virus, è stato intubato, ma era più forte ed ora è gloriosamente guarito.
Perché vi racconto questi accadimenti privati? Perché ho il dovere di comunicarvi, come ho sempre fatto, fatti e non supposizioni terroristiche trasmesse per impressionare quei cittadini che non pensano con la propria testa, bensì con quella degli altri.
Nella vicenda che stiamo vivendo noi italiani, impressiona l’informazione quasi di regime che non fa domande pertinenti ai governativi con lo scopo di raggiungere la verità, ma le pone per esaltarne il loro Io.
La verità è che i cosiddetti scienziati non hanno capito ancora quasi nulla del virus Corona, per cui si trincerano dietro una condotta prudente che, quando eccessiva, provoca danni.

Avere costretto i cittadini a stare chiusi nelle proprie case per un certo periodo è stato necessario. Avere prolungato questo periodo ha creato in loro situazioni di ipocondria, apatia, claustrofobia, depressione, danni difficilmente recuperabili, anche perché l’informazione di massa, contrariamente alle norme in vigore, ha cercato di inculcare nella loro mente il divieto di fare una passeggiata sotto casa, atto assolutamente lecito.
Non calo la testa di fronte al virus. Perciò, per il mio lavoro esco regolarmente, giro per paesi e città in quanto voglio verificare de visu l’attività delle Forze dell’ordine, il movimento della gente, l’apertura degli esercizi commerciali e tutte le altre cose conseguenti. Se il virus mi attaccherà, lo combatterò adeguatamente sia con il corpo che con la mente e poi sarà quel che sarà.
Il governo si è rivelato incapace di agire tempestivamente – ha dichiarato lo Stato di emergenza il 31 gennaio e ha preso il primo provvedimento legislativo il 22 febbraio – non ha immediatamente recintato la Lombardia e le province vicine e ha fatto infettare tutte le regioni centro-meridionali, ove il virus non sarebbe mai arrivato.
Dal 31 gennaio al 10 aprile sono stati emessi decine e decine di provvedimenti di ogni genere, statali e regionali, caotici, contraddittori, confusi, anche a difesa di un Servizio Sanitario Nazionale, definito il migliore del mondo, che invece ha rivelato la sua insufficienza, molto più grave nelle regioni del Sud.
Per fortuna, medici, infermieri ed ausiliari, che si sono sostituiti alle inefficienze con la propria volontà e la propria capacità, hanno supplito alle carenze di una disorganizzazione generalizzata che è propria dell’apparato pubblico.
E poi la balla della sanità lombarda: migliore d’Italia. Si è capito in quale misura è stata presa alla sprovvista e impreparata da un ciclone obbiettivamente violento.
In questo quadro abbiamo sentito poco o nulla la voce delle organizzazioni intermedie fra lo Stato ed i cittadini, quali associazioni imprenditoriali, sindacati, ordini professionali, associazioni di servizio ed altre che non hanno ritenuto di esprimersi su una vicenda che ha coinvolto tutti gli italiani, dal primo all’ultimo.

Nei mesi di febbraio, di marzo e fino ad oggi sono stati violati molti principi etici tra cui l’obbligo di dire la verità ai cittadini, di dirla tutta e per tempo.
è vero che l’estrema ignoranza della scienza nella materia non poteva orientare con precisione le azioni governative e delle Regioni. Però l’avere ecceduto nella prudenza, nei divieti e in questa sorta di asfissia dei cittadini oltre i confini della Lombardia, ha creato le premesse per un cataclisma ancora peggiore del virus e cioè il disastro economico e sociale, soprattutto nel Mezzogiorno.
Da oggi bisogna voltare pagina e il Dpcm del 10 aprile effettivamente è una svolta anche se modesta. Dispiace che il Presidente del Consiglio non abbia dimostrato le caratteristiche del capitano di una nave che deve sempre infondere coraggio a passeggeri ed equipaggio, deve infondere speranza, dev’essere positivo.
Conte, invece, è stato negativo e non ha ancora fatto vedere la luce in fondo al tunnel. Per conseguenza, siamo noi cittadini che dobbiamo guardare avanti con fiducia e forza d’animo, anche se non guidati adeguatamente. Così, ce la faremo!

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