Inquinamento, non basta fermare le auto per avere un’aria più pulita - QdS

Inquinamento, non basta fermare le auto per avere un’aria più pulita

Rosario Battiato

Inquinamento, non basta fermare le auto per avere un’aria più pulita

sabato 10 Ottobre 2020

Cnr: a Palermo durante il lockdown crollo del biossido di azoto, ma aumento dell’ozono (+14%). Il ricercatore Gualtieri: “Servono sforzi di decarbonizzazione in tutti i settori emissivi”

PALERMO – Il lockdown ha certo migliorato le prestazioni ambientali delle città, soprattutto in termini di qualità dell’aria, ma l’analisi è assai più complessa di quanto apparso nelle prime settimane, perché l’assenza, o comunque la riduzione decisa, dell’inquinamento causato dal traffico veicolare è stata compensata, ad esempio, dalla crescita del riscaldamento domestico. Una lezione per comprendere che la gestione dei consumi energetici non può essere occasionale o dettata da cause esterne ed eccezionali, ma deve  essere un progetto verso cui tendere ogni giorno.

LO STOP NON SERVE PER LE POLVERI SOTTILI
Lo studio dell’Istituto per la bioeconomia del Cnr, pubblicato sulla rivista Environmental pollution, ha registrato che a Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Palermo con il blocco del traffico urbano, quando cioè si era ridotto in maniera drastica del 48-60%, così come previsto dalle misure restrittive in seguito all’emergenza coronavirus, si è avuto un abbattimento dell’inquinamento atmosferico di biossido di azoto (NO2), mentre non è stato lo stesso per le polveri sottili (Pm2.5 e Pm10).

Sembra essere indifferente al traffico veicolare anche l’ozono, che praticamente è rimasto invariato o è addirittura aumentato. Per il Cnr questo studio conferma “la natura complessa che caratterizza l’inquinamento atmosferico” e in questo senso emerge la necessità di sforzi costanti di decarbonizzazione in tutti i settori emissivi, così come ha sottolineato Giovanni Gualtieri, ricercatore Cnr e coordinatore del progetto, per “apportare un miglioramento concreto alla qualità dell’aria e alla salute pubblica”.

IL DETTAGLIO: SENZA TRAFFICO SCENDE SOLO IL BIOSSIDO DI AZOTO
Gualtieri ha spiegato che “lo scenario selezionato dal 24 febbraio al 30 aprile è stato messo a confronto con uno meteorologicamente comparabile, dal 25 febbraio al 2 maggio” e in quel caso è emerso che i livelli di “NO2 sono notevolmente diminuiti in tutte le aree urbane (da meno 24,9% a Milano a meno 59,1% a Napoli), in misura approssimativamente proporzionale ma inferiore alla riduzione del traffico”. L’ozono, invece, ha fatto registrare delle contrazioni che sono rimaste invariate o addirittura aumentate, con punte record proprio a Palermo (+13,7%).

Un dato che deriva dal fatto, spiegano nello studio, che si è abbassato il consumo di “O3 dovuto alle minori emissioni di monossido di azoto (NO) dei veicoli; un’ulteriore causa di aumento dell’O3 potrebbero essere le minori emissioni di ossidi di azoto (NOx) non compensate”. Per quanto riguarda le polveri sottili, cioè il PM10 e 2,5, i risultati sono stati variegati. Si sono registrate riduzione fino al 31,5% del PM10 nel capoluogo siciliano, ma anche aumenti del 7,3% a Napoli.

Il PM2,5 ha avuto un andamento oscillante: riduzioni del 13-17% e anche aumenti fino al 9%. Le spiegazioni di questo fenomeno potrebbero essere nel maggiore utilizzo del riscaldamento domestico (tra il 16 e il 19% a marzo), mentre un incremento delle attività agricole può spiegare l’aumento delle “emissioni di ammoniaca (NH3), che è un noto precursore del Pm secondario”.

LA SITUAZIONE SICILIANA NELL’ANALISI ARPA
Il periodo del lockdown ha comunque consentito di rifiatare ai polmoni dei siciliani, riducendo il peso dell’inquinamento negli agglomerati urbani siciliani più complessi. A Palermo e Catania, ad esempio, si sono registrate le riduzioni delle concentrazioni di ossidi di azoto (NOx) e benzene, addirittura di oltre il 60%.

Nell’Isola pesa in particolar modo la presenza di tanti veicoli (3,3 milioni le quattroruote) a standard emissivo elevato (circa la metà compresa tra euro zero ed euro 3). L’ozono, come riportato nella ricerca nazionale, è rimasto sostanzialmente invariato, mentre si ridotto il particolato, seppur non di molto in quanto, come ha spiegato l’Arpa, “la sua presenza in aria dipende solo per il 10% dal traffico stradale come media regionale”.

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