Ipotesi Irccs per il Policlinico Messina, pro e i contro - QdS

Ipotesi Irccs per il Policlinico Messina, pro e i contro

Lina Bruno

Ipotesi Irccs per il Policlinico Messina, pro e i contro

mercoledì 14 Aprile 2021

L’idea di trasformare il Gaetano Martino in un Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico sta facendo molto discutere, con prese di posizione diverse anche tra le organizzazioni sindacali

MESSINA – Per alcuni è una grande opportunità per valorizzare le eccellenze presenti, per altri una forzatura giuridica contro l’interesse pubblico. Non siamo che a una fase preliminare dell’iter progettuale, ma l’idea di trasformare in Irccs l’azienda Policlinico universitario Gaetano Martino sta facendo discutere, con prese di posizioni diversificate anche tra le organizzazioni sindacali.

La proposta è stata inviata al Governo regionale che ha espresso il suo apprezzamento. Il rettore Salvatore Cuzzocrea ha dichiarato recentemente di avere verificato che per alcuni settori della ricerca, UniMe è tra i primi in Italia, perché quindi non tentare l’accreditamento e intraprendere un nuovo percorso? Un cambiamento giuridico che aprirebbe la strada a nuove fonti di finanziamento e quindi opportunità di crescita. Negli studi sulle patologie del sistema circolatorio e le malattie infiammatorie croniche e immunomediate, per esempio, il Policlinico universitario è tra i primi 15 a livello nazionale ed è proprio su queste due linee che è stato chiesto l’accreditamento.

Nel corso di un incontro con le organizzazioni sindacali, il commissario straordinario Giampiero Bonaccorsi ha ribadito che l’iter di costituzione dell’Irccs è ancora in una fase propedeutica e che c’è la disponibilità da parte dell’Azienda al confronto con le parti sociali. Cgil, Uil e Fgu però lamentano una scarsa informazione documentale finora fornita e considerano la trasformazione in Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico della Aou un “declassamento funzionale e istituzionale del Policlinico universitario che assolve a funzioni inscindibili e multidisciplinari riguardante la didattica, la ricerca e l’assistenza”.

“Tali prerogative – ha detto Francesco Di Renzo della Flc Cgil – risultano essere incompatibili con quanto la legge prevede circa la funzione degli Irccs, istituti mono disciplinari e privi della funzione della didattica. Né rassicura il fatto che non vi è alcun pericolo di privatizzazione attraverso la costituzione di una fondazione, giacché nessuna documentazione è stata ad oggi consegnata, a cominciare dalla proposta di testo statutario, mentre tutti gli esempi richiamati, dall’Humanitas al San Raffaele fino al San Matteo di Pavia sono o Istituti privati o fondazioni. Inoltre i 20 milioni di euro l’anno in più promessi appaiono ben lontani dai circa 13 milioni concessi al San Raffaele di Milano che si colloca però al primo posto come finanziamento complessivo per l’attività di ricerca corrente degli Irccs, o dai circa 639 mila euro dati alla Fondazione Gemelli di Roma”.

Secondo Cgil, Uil e Fgu sarebbe più opportuno parlare di come risanare il buco di 65 milioni comunicato dall’azienda a fine 2020 o del mancato rinnovo del Collegio sindacale decaduto da novembre 2019. Rosario Nicita Flp Università e Nello Pergolizzi Snals/Confsal ritengono invece che l’istituzione dell’Irccs Policlinico potrebbe rappresentare un positivo investimento per la sanità messinese e siciliana. “L’Istituto – hanno spiegato – usufruirebbe di un finanziamento statale, che va ad aggiungersi a quello regionale, finalizzato esclusivamente alla ricerca nei settori riconosciuti. Ciò non può che avere importanti ricadute per l’utenza e per i giovani laureati e ricercatori della nostra Università”. Si augurano in ogni caso che sia un Irccs pubblico, sottoposto al controllo regionale e alla vigilanza del ministero della Salute per garantire che la ricerca abbia una diretta ricaduta sull’assistenza del malato.

Nelle ultime settimane ci sono state anche le prese di posizione dei responsabili nazionali della Flc Cgil. Il segretario Francesco Sinopoli ha chiesto al ministro per l’Università e la Ricerca, Maria Cristina Messa, e al ministro della Salute, Roberto Speranza, di fare chiarezza sull’avvio del processo di trasformazione, considerato una “forzatura giuridica contro l’interesse pubblico”.

Lo stesso timore del gruppo di iniziativa civica “Rispetto Messina” che teme il depotenziamento dell’offerta di sanità nel territorio.

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