Irpef, in Sicilia uno tra i gettiti pro capite più contenuti - QdS

Irpef, in Sicilia uno tra i gettiti pro capite più contenuti

Serena Giovanna Grasso

Irpef, in Sicilia uno tra i gettiti pro capite più contenuti

sabato 01 Febbraio 2020

Si tratta di appena 4.060 euro. Il Cgia di Mestre: otto regioni meridionali pagano meno della sola Lombardia: 32,5 contro 36 miliardi. Le cause nei redditi più bassi e nella maggiore tendenza ad evadere

PALERMO – In Sicilia, l’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) grava su ogni contribuente per un importo annuo pari a 4.060 euro.

Secondo i dati contenuti all’interno del report della Cgia di Mestre, complessivamente a livello nazionale sono quasi pari a 30,7 milioni i contribuenti che versano l’Irpef, per un importo complessivamente pari a 157,5 miliardi di euro. I dati si riferiscono alla dichiarazione dei redditi presentata nel 2018, sull’anno di imposta 2017.

Nell’Isola i contribuenti paganti sono circa 1,8 milioni e nel 2018 hanno sborsato quasi 7,5 miliardi di euro. A livello nazionale, sono Lombardia (quasi 36 miliardi di euro; oltre un quinto dell’ammontare nazionale, precisamente il 22,8%), Lazio (17,8 miliardi di euro), Emilia Romagna (14,5 miliardi di euro) e Veneto (14,4 miliardi di euro) le regioni che hanno pagato l’ammontare più elevato in termini complessivi. In termini procapite, ai primi posti si confermano Lombardia (6.220 euro a contribuente), Lazio (6.150 euro) ed Emilia Romagna (5.390 euro), cui aggiungiamo la presenza della Provincia autonoma di Bolzano (6.110 euro), Piemonte (5.250 euro) e Liguria (5.250 euro).

La nostra regione si colloca all’ottavo posto per ammontare complessivamente corrisposto e al sedicesimo posto per valore medio pagato dal singolo contribuente (oltre mille euro meno rispetto alla media nazionale di 5.140 euro). Solo in Molise (3.880 euro per contribuente), Puglia (3.840 euro), Basilicata (3.720 euro) e Calabria (3.650 euro) si paga meno in termini procapite.

Ma perché paghiamo di meno? Certamente non perché in Sicilia in particolare, e in tutte queste altre realtà meridionali più in generale, il pagamento si effettui su aliquote differenti. La risposta va, invece, ricercata in un mix composto da evasione dilagante e da reddito prodotto evidentemente più basso rispetto alle realtà settentrionali. Basti pensare il Settentrione paga oltre la metà dell’Irpef versata (esattamente il 56,9%, corrispondente a 89,7 miliardi di euro); mentre nelle otto regioni del Mezzogiorno si paga appena il 20,6% di quanto versato nello Stivale (ovvero 32,5 miliardi di euro, meno di quanto corrisposto solo dalla Lombardia).

Secondo la Cgia di Mestre, ad essere più penalizzati dal pagamento Irpef sarebbero i lavoratori autonomi per un duplice motivo: innanzitutto, perché hanno redditi da lavoro mediamente più alti dei dipendenti e dei pensionati e perché questi ultimi possono contare su detrazioni fiscali nettamente superiori rispetto a quelle riconosciute agli autonomi.

“Dopo aver deciso di tagliare il cuneo fiscale, rendendo così le buste paga dei lavoratori dipendenti più pesanti – ha dichiarato Renato Mason, segretario della Cgia di Mestre – a nostro avviso è auspicabile che il Governo Conte torni ad alleggerire il carico fiscale anche sulle piccole e micro imprese. Questo, indirettamente, avvantaggerebbe anche i lavoratori dipendenti, visto che in questi ultimi anni di difficoltà economica la stragrande maggioranza dei nuovi posti di lavoro è stata creata dalle attività imprenditoriali di piccola dimensione”.

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