Istat, il Report, nel Meridione la povertà è ancora doppia - QdS

Istat, il Report, nel Meridione la povertà è ancora doppia

Pietro Crisafulli

Istat, il Report, nel Meridione la povertà è ancora doppia

martedì 16 Giugno 2020

Meno della metà dei poveri al Centro-Nord, forse per il "furto" da 840 miliardi di euro. Ma la situazione è migliorata grazie al reddito di cittadinanza. Poverissimi gli "invisibili". La tragedia sociale dei padri separati

Basta guardare l’immagine numero cinque del rapporto Istat sulla povertà relativa al 2019 per rendersi conto che, nonostante tutte le affermazioni contenute anche nello stesso report, la differenza tra Nord e Centro e Sud e Isole, è elevalitissima e drammatica.

E questo nonostante il tanto vituperato – da alcuni – Reddito di cittadinanza, abbia sensibilmente migliorato la situazione rispetto a periodi precedenti. E senza contare che vivono soprattutto al Sud quegli “invisibili” che il Governo Conte sta cercando di far emergere grazie alla legge sulle Regolarizzazioni che potrebbe contribuire ad abbattere il terribile fenomeno del caporalato, soprattutto nelle campagne.

Ma andiamo al rapporto dell’Istat: sono quasi 1,7 milioni le famiglie in condizione di povertà assoluta con un’incidenza del 6,4% (7,0% nel 2018), per un numero complessivo di quasi 4,6 milioni di individui (7,7% del totale, 8,4% nel 2018).

Dopo quattro anni ridotti i poveri assoluti

Dopo quattro anni di aumenti, insomma, nel 2019 – prima di quell’emergenza coronavirus della quale si tireranno le somme il prossimo anno – si riducono per la prima volta il numero e la quota di famiglie in povertà assoluta pur rimanendo su livelli molto superiori a quelli precedenti la crisi del 2008-2009.

Rimane stabile il numero di famiglie in condizioni di povertà relativa: nel 2019 sono poco meno di tre milioni (11,4%) cui corrispondono 8,8 milioni di persone (14,7% del totale).

Al Centro-Nord metà dei poveri del Sud

Ciò che si riduce, spiega l’Istat, è la povertà assoluta nelle aree metropolitane del Mezzogiorno e del Centro. Nel 2018 l’incidenza era, rispettivamente, del 7,0% e dell’8,4%.

In particolare, nel Mezzogiorno la povertà familiare scende dal 10,0% all’8,6% e quella individuale dall’11,4% al 10,1%.

Anche nel Centro la povertà degli individui residenti registra una riduzione significativa, dal 6,6% del 2018 al 5,6%. Ma si tratta della metà della cifra dei poveri del Sud. E al Nord il numero cala ancora.

Il furto di 840 miliardi di euro al Meridione

Certamente se il numero dei poveri al Sud è doppio rispetto al Centro-Nord occorre ringraziare le politiche della Lega Nord, come quella legge sul Federalismo fiscale firmata da Roberto Calderoli e ha contribuito al furto, certificato da Eurispes nel suo rapporto 2020, di ben 840 miliardi di euro in diciassette anni dal Settentrione al Meridione.
Un cerchio che le regioni leghiste del Nord, e in particolare la Lombardia di Fontana e il Veneto di Zaia, avrebbe voluto chiudere, con la benedizione del capo della Lega Nord Matteo Salvini, con la cosiddetta Autonomia regionale, che avrebbe sottratto altri fondi al povero Sud a beneficio del ricco Nord.
Facendo ancora aumentare il numero di famiglie in stato di indigenza.

Il reddito di cittadinanza ha fatto la differenza

La sopresa viene dal fatto che l’Istituto italiano di statistica ha certificato che la diminuzione della povertà assoluta si deve in gran parte all’introduzione del reddito di cittadinanza, una bandiera del Movimento cinque stelle, che – per quanto criticato – ha consentito, nella seconda parte del 2019, oltre un milione di famiglie di uscire dallo stato di difficoltà in cui si trovava.

L’intensità della povertà, cioè quanto la spesa mensile delle famiglie povere è in media sotto la linea di povertà in termini percentuali (“quanto poveri sono i poveri”) è pari al 20,3% (19,4% nel 2018) con valori che vanno da un minimo del 18,1% nel Centro a un massimo del 21,6% al Sud.

In Italia i minori in povertà assoluta sono 1 milione e 137mila (11,4%), mentre è del 26,9% l’incidenza della povertà assoluta tra i cittadini stranieri residenti (tra gli italiani è il 5,9%).

Poverissimi gli stranieri residenti, il problema degli “invisibili”

Secondo quanto rileva l’Unione europea delle cooperative (Uecoop) in relazione agli ultimi dati Istat, “ci sono anche cinquantunomila invisibili senzatetto che vivono sui marciapiedi, nelle stazioni e sotto i portici delle città italiane fra i poveri che vivono in Italia”.

Per Uecoop si tratta di “una situazione di disagio aggravatasi nel 2020 con l’emergenza coronavirus e che colpisce anche clochard, ragazzi in stato di disagio, anziani e soprattutto padri separati.

La tragedia dei padri separati

Il 46% dei padri separati, secondo la Caritas, è andato a ingrossare le fila dei nuovi poveri. Se infatti la legge italiana dal 2006 prevede l’affido condiviso secondo il quale a entrambi i genitori spetta di provvedere al sostentamento economico dei figli, nella maggior parte dei casi questo resta un compito esclusivo dell’uomo, costretto inoltre, nove volte su dieci, a lasciare la casa, magari pagandone il mutuo. Un fenomeno sociale quasi sconosciuto che provoca in media duecento suicidi all’anno, dei quali i media non parlano.

L’ottanta per cento dei senzatetto è maschio

Anche per questa ragione, probabilmente, più di otto senzatetto su dieci sono di sesso maschile.

Infine, tra i quasi 4,6 milioni di poveri in Italia per circa 1/3 si tratta di uomini e donne sopra i 65 anni che non possono pagarsi un pasto completo o le bollette di luce e riscaldamento.

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