Istruzione, indietro tutta: i diplomati nell’Ue sono il 78,6%, in Sicilia il 52,4% - QdS

Istruzione, indietro tutta: i diplomati nell’Ue sono il 78,6%, in Sicilia il 52,4%

Michele Giuliano

Istruzione, indietro tutta: i diplomati nell’Ue sono il 78,6%, in Sicilia il 52,4%

mercoledì 30 Novembre 2022

Rapporto Bes Istat: “Nell’Isola scarsa la partecipazione anche al mondo formativo”. Quadro desolante: la metà dei ragazzi non ha competenze alfabetiche sufficienti

PALERMO – L’istruzione dei giovani in Sicilia non sembra essere mai una priorità: se in Italia la quota dei diplomati è del 60,1%, un valore già molto basso rispetto alla media Ue dove si sale al 78,6%, in Sicilia si scende addirittura al 52,4%. Nella stessa condizione, troviamo principalmente regioni del sud, come la Puglia (51,7%), la Campania (53,4%), la Sardegna (54,2%) e la Calabria (55,7%). Valori superiori al 70%, ma sempre inferiori alla media europea, si rilevano nella Provincia Autonoma di Trento, nel Friuli-Venezia Giulia, in Umbria e nel Lazio (rispettivamente 70,4%, 70,6% e 71,3% sia per l’Umbria sia per il Lazio).

È la fotografia scattata dal dossier Bes dell’Istat “Il benessere equo e sostenibile in Italia”, in cui si affrontano diversi aspetti della vita quotidiana del cittadino. Tra questi c’è il capitolo dell’istruzione che mette in evidenza i soliti ritardi della Sicilia. Se si guarda ai titoli di studio terziari, vale a dire i laureati, la geografia del fenomeno per le regioni italiane conferma il dato dei diplomati: sotto il 20% di titoli terziari si trovano la Sicilia (17,8%) e la Puglia (19,1%); sopra il 30% Lazio (30,3%), Veneto (30,8%), Lombardia (31,3%), Molise (33,1%), Emilia-Romagna (33,6%), Provincia Autonoma di Trento (33,7%) e Umbria (33,9%). Anche in questo caso neanche le regioni con le percentuali più elevate raggiungono la media Ue. Nel 2019, 2020 e nel 2021, inoltre, in Italia, il costante, seppur lento, aumento della quota di laureati si è interrotto; la distanza dall’Europa è tornata ad aumentare soprattutto tra gli uomini. In Italia, l’ampia differenza tra maschi e femmine, a favore di queste ultime, che comincia già nel conseguimento del diploma di scuola secondaria di secondo grado, continua nel momento della scelta di proseguire gli studi. Il 57,7% delle studentesse che si sono diplomate nel 2019 si sono poi iscritte ad un percorso di studi terziario contro il 45,1% degli studenti. Non ha aiutato l’introduzione, a causa della pandemia e dell’emergenza sanitaria, della didattica a distanza, per poi procedere con la didattica mista nell’anno scolastico 2020/21.

Se il quadro delle competenze acquisite dai ragazzi appariva già molto compromesso, la situazione è peggiorata, nonostante gli sforzi delle scuole, dei docenti e delle famiglie. Nell’anno scolastico 2020/21 i ragazzi e le ragazze della classe terza della scuola secondaria di primo grado che non hanno raggiunto un livello di competenza almeno sufficiente (i cosiddetti low performer) sono il 39,2% per le competenze alfabetiche (+4,8% rispetto al 2018 e al 2019) e il 45,2% per quelle numeriche (+5,1% rispetto al 2018 e +6,5% rispetto al 2019).

In Sicilia il valore delle insufficienze alfabetiche cresce addirittura al 52,8%, insieme alla Campania, 54,1%, la Calabria 59,2%, e la Sardegna 56,9%; la percentuale sale al 63,3% per quanto riguarda le insufficienze nelle competenze numeriche; in Campania si arriva al 64,3%, in Calabria al 68%. Le disuguaglianze sono ampie anche per cittadinanza, con il 74,1% di low performer nelle competenze alfabetiche tra i ragazzi stranieri di prima generazione rispetto al 35,5% tra i ragazzi nati in Italia da genitori italiani. Il depauperamento delle competenze risulta ancora maggiore per gli studenti dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado che già nel 2019 presentavano ampie quote di livelli inadeguati. Nel 2021 sono 44 ogni 100 gli studenti che non raggiungono un livello sufficiente nelle competenze alfabetiche (+9,3% rispetto al 2019) e 51 ogni 100 quelli che non raggiungono livelli sufficienti in quelle numeriche (+9,2% rispetto al 2019). Va evidenziato il recupero nella partecipazione alla formazione caratterizza tutte le regioni, e la quota è anche sostanzialmente maggiore di quanto avveniva nel 2019.

Partecipano di più alla formazione i residenti in Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Provincia Autonoma di Trento, con valori superiori all’12%; sotto l’8% invece Sicilia, Campania, Puglia e Calabria.

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