La crisi della scuola primaria miete vittime tra gli iscritti e il personale - QdS

La crisi della scuola primaria miete vittime tra gli iscritti e il personale

Michele Giuliano

La crisi della scuola primaria miete vittime tra gli iscritti e il personale

martedì 01 Ottobre 2019

A Palermo seminario sul mondo dell’istruzione in Sicilia: 23.000 gli alunni in meno nell’ultimo anno. Rendere obbligatorio il segmento infanzia e alzare a 30 il numero minimo delle ore del curricolo

PALERMO – La scuola primaria è il caposaldo dell’istruzione di ogni cittadino, perché solo delle buone basi possono permettere un percorso successivo efficace. E se negli ultimi anni purtroppo la qualità sembra essersi ridotta, si può e si deve correre ai ripari. “Bisogna trasformare un punto di debolezza del nostro sistema siciliano, come la perdita di circa 15.000 alunni all’anno, in un punto di forza, diminuendo il numero di alunni per classe in favore dell’aumento della qualità della didattica”.

Lo dice Fabio Cirino, componente della segreteria regionale della Flc Cgil Sicilia e neo segretario generale di Palermo, che è intervenuto al seminario “Diritti a Scuola” che si è tenuto a Palermo presso l’aula magna della Lumsa, l’università privata italiana d’ispirazione cattolica.

“È arrivato il momento – aggiunge Cirino – di un nuovo paradigma dell’istruzione a partire dai metodi di insegnamento che devono essere basati sul metodo della ricerca scientifica, della prova e dell’errore, perché dagli errori nascono le nuove scoperte”.

Secondo il sindacalista, è fondamentale rendere obbligatorio il segmento infanzia e alzare a 30 il numero minimo delle ore del curricolo della primaria, per attenuare il gap esistente con il Nord. Altro punto fondamentale, la stabilizzazione degli organici, condizione essenziale per la continuità didattica e per la qualità dell’insegnamento. Solo nell’ultimo anno, la denatalità ha portato ad una riduzione delle iscrizioni di circa 43 unità, di cui 23 mila alla primaria. Se poi si tiene conto delle uscite dal percorso scolastico e gli abbandoni rispetto allo scorso anni si contano in tutto circa 70 mila allievi in meno. Eppure l’occasione di migliorare la didattica riducendo il numero di allievi per classe non viene in alcun modo colta.

“Gli alunni calano, ma purtroppo – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale dell’Anief, l’associazione insegnanti e formatori – non ci aspettiamo nulla di buono da chi amministra la scuola. Perché è vero la realtà degli ultimi lustri ci dice che il numero di docenti, Ata e dirigenti scolastici non ha seguito il numero delle iscrizioni, ma quella del risparmio pubblico. Tanto è vero che quando queste andavano bene, pur di tagliare, si è alzata l’asticella del numero di alunni per docente”. Quello che andrebbe fatto, secondo l’Anief, sarebbe di agire con organici differenziati, con l’anticipo e l’aumento totale dell’obbligo formativo.

La decrescita degli iscritti non riguarda solo la Sicilia. In Sardegna, dove si registra il tasso più basso di nascite a livello nazionale, pari a 1,07 figli per coppia, per la prima volta da quando è entrata in vigore la scuola obbligatoria, si è scesi sotto i 200mila studenti. Il caso riguarda tutte le regioni, in particolare quelle del Sud: in Campania, si viaggia al ritmo di 15 mila alunni iscritti in meno l’anno, mentre in Puglia il decremento è altrettanto importante, anche se si ferma a 11 mila allievi per anno scolastico.

Per la prima volta anche il Nord Italia, dove si compensava il calo di nascite di bambini italiani con quelli stranieri, pure dalla Toscana in su, tranne l’Emilia-Romagna, si allinea alla tendenza di meno iscritti. “Il futuro non è roseo, perché – sostiene Marcelo Pacifico, presidente Anief – invece di cogliere l’occasione per creare delle classi finalmente con numeri decenti, è stata di recente approvata, con l’ultimo DEF, la riduzione progressive di spesa pubblica relativa al comparto Scuola, con impegni finanziari sempre più ridotti fino al 2040”.

La speranza, secondo l’Anief, è nel nuovo Governo, che abbia la forza per riprendere in mano le classi pollaio, stabilendo un massimo di 23 alunni per gruppo-classe e tassativamente non oltre 20 nel caso vi siano alunni con disabilità.

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