La disinformazione guida i cittadini ciechi - QdS

La disinformazione guida i cittadini ciechi

Carlo Alberto Tregua

La disinformazione guida i cittadini ciechi

sabato 11 Marzo 2023

Fare guerra ai mistificatori

La diffusione planetaria di Internet e quindi l’accesso alla Rete da parte di tutti (o quasi) gli abitanti del mondo, ha di fatto creato una nuova generazione di ignoranti-ciechi-supponenti, perché chi cerca un’informazione su un sito, una volta ottenuta, ritiene di sapere tutto sul tema.
Poi, chiede un’altra informazione, poi un’altra ancora e così via, con la conseguenza che ha acquisito tanti punti, ma gli manca la retta.

Quale sarebbe la retta? La metodologia, cioè l’acquisizione delle capacità che permettono di collegare tutte le informazioni per potersi fare un’opinione complessiva. Perché ciò avvenga, è necessario avere un bagaglio culturale e un’abitudine a recepire informazioni, a elaborarle, a metterle insieme e quindi, da un comune denominatore, trarne le conclusioni.
Vi è però un guaio peggiore e cioè che tanti malfamati operatori sfruttano le informazioni della Rete per indirizzare i/le cittadini/e ciechi/e e far fare loro quello che interessa il proprio tornaconto.

Quanto descritto accade per due ragioni. Vi sono soggetti che propinano informazioni sbagliate, in quanto non controllate da più fonti, il che permette di non controllarne la veridicità. Poi, peggio, vi sono altri che dolosamente trasmettono informazioni false, spesso costruite per fini poco nobili.
Dalla verifica o mancata verifica scaturiscono informazioni: “Completamente attendibili, solitamente attendibili, abbastanza attendibili, solitamente non attendibili, inattendibili”. Non solo bisogna capire la fonte dell’informazione, ma anche essere capaci di usare opportuni criteri per verificare appunto la loro credibilità.

Per adottare opportuni criteri è necessario, come scritto prima, possedere un bagaglio culturale e una capacità elaborativa tale da comprendere la qualità, positiva o negativa, delle informazioni, in modo da distinguere quelle vere da quelle false e, al loro interno, una gradualità fra verità e falsità.
Le informazioni si possono definire come “infosfera”, cioè il loro insieme, il loro complesso, tutte quelle che circolano nella Rete. Esse, quando sono negative, fanno più danni della bomba atomica, perché nessuno se ne accorge.

Il quadro che stiamo delineando fa emergere con chiarezza come vi possa essere un vulnus nella Democrazia, perché inserire sulla Rete informazioni false – che però vengono prese dagli utilizzatori come vere – comporta il formarsi di convincimenti negli stessi, che poi si estrinsecano nei comportamenti e in ultimo col voto.

Inoltre, le informazioni false danno la sensazione di riempire la vita di chi le legge, con la conseguenza che costoro sono riempiti dal nulla o da cose negative. Tutto ciò è generato dal cosiddetto “soft power”, vale a dire “la capacità di influenzare, persuadere e indirizzare gli utenti che popolano la Rete, facendogli credere di potere scegliere liberamente e senza alcuna costrizione apparente”.
Gli influencer si prefiggono il compito preliminare di confondere le idee degli utilizzatori, per poi scaraventargli addosso le loro soluzioni, in modo da indirizzarli verso gli obiettivi che si sono predeterminati di raggiungere. Lo fanno sollevando l’attenzione e mantenendola viva tenendoli sulle corde.

Così questi mentecatti cercano di ottenere il consenso sociale su una notizia o su un fatto, ovviamente non veri, e su altre questioni destituite di fondamento.
Il comportamento descritto non si può combattere in nessun modo se non con la propria autonomia di pensiero e il bagaglio culturale che ognuno di noi dovrebbe portare come un sacco sulle proprie spalle per combattere inganni, disinformazione e misinformazione.
Quest’ultimo neologismo riguarda l’informazione deliberatamente errata e di scarsa qualità, così da potere essere interpretata in tanti modi e fatta circolare con cognizione di causa nella Rete per inquinare l’opinione pubblica, ergo la Democrazia.

La materia che vi abbiamo descritto è stata anche attinta dall’interessante libro di Eugenio Iorio, “Infoguerra” (Rubbettino), che consiglio a tutti di leggere per costruirsi uno schermo contro le fake news e tutti i banditi che le usano colpevolmente per ingannare i/le cittadini/e, in modo da usarli/e come burattini/e.
Perciò, a morte i burattinai.

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