Emmanuel Macron chiede ai membri di capire quale sia la direzione dell’Alleanza. I rapporti con la Russia al centro di un dibattito tra Francia, Polonia e Paesi Baltici
LONDRA – Da ieri, la Nato, festeggia a Londra i suoi settant’anni in un summit di due giorni. L’Alleanza atlantica si trova a un crocevia importante della sua storia e deve affrontare un momento di grandi divisioni interne che rischiano di frammentare ulteriormente un raggruppamento sempre più tenuto assieme con l’elastico.
La capacità dell’organizzazione, che ha base a Bruxelles, di tenere assieme i diversi interessi appare sempre più labile, tanto che il presidente francese, Emmanuel Macron, non ha avuto remore a definire l’alleanza in stato di “morte cerebrale”. L’inquilino dell’Eliseo ha chiesto che gli alleati si siedano a un tavolo per capire dove l’alleanza debba andare. Un’organizzazione nata per affrontare la guerra fredda, oggi ha bisogno di capire come approcciarsi a temi come il terrorismo transnazionale, come contenere i suoi stessi membri sempre meno prevedibili e soggetti a una fedeltà nell’alleanza, principalmente la Turchia e come migliorare i rapporti con la Russia. Dal punto di vista di Ankara, la retorica del presidente Recep Tayyip Erdogan tiene sempre meno conto degli alleati. E anche le strategie di armamento della Turchia ormai guardano altrove, con l’acquisto del nuovo sistema di difesa aerea dalla Russia, una mossa un tempo considerata inconcepibile.
Con l’emergere di potenze in grado di giocare su scala globale, come la Cina, la Nato che dovrebbe celebrare il fatto di aver garantito la pace per i suoi membri, appare sempre più inadeguata. Un tema, in particolare, è divisivo: quello dei rapporti con la Russia. Mentre la Francia vuole operare per un miglioramento dei rapporti, realtà come i Paesi Baltici e la Polonia, vedono Mosca come una minaccia soprattutto dopo l’annessione della Crimea. Ma il summit dovrebbe anche sancire un allargamento del campo d’azione, inserendo per la prima volta in un documento la Cina.
A rendere poi ancora più disagevole il clima a Londra è anche il fatto che la Gran Bretagna è al centro di una dura campagna elettorale. Il leader laburista, Jeremy Corbyn, che in passato aveva chiesto la chiusura della Nato, si è allineato alle dichiarazioni di Macron per un cambiamento di direzione nell’alleanza, “a partire dalla necessità di de-escalare il conflitto con la Russia e di dare una prospettiva più ampia sulle questioni più gravi e sulle minacce alla nostra sicurezza comune”.
L’ospite, il primo ministro Boris Johnson, dal canto suo, usa l’arrivo del presidente Donald Trump per rimarcare la differenza con il leader dell’opposizione laburista, ricordando le sue dichiarazioni anti-Nato ed evidenziando la sua amicizia con l’azionista di maggioranza dell’alleanza.