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La partita doppia

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La partita doppia

Giovanni Pizzo  |
venerdì 23 Dicembre 2022

"Nessuna riforma fiscale seria, sottolineiamo seria, per un fisco equo, semplice e redistributivo": il commento dopo la Manovra in vista del 2023.

Non c’è istituto di ragioneria, per periti commerciali, facoltà di Economia , Bocconi e LUISS, di questo Paese che non si sforzi ad applicare la partita doppia alle menti labili degli italiani, quel sistema contabile che consente di bilanciare i conti. Se metto una spesa da un lato, o ne tolgo una dall’altra o trovo un ricavo che controbilanci. Se no si va in deficit, e l’Italia è continuamente deficitaria.

Siamo in perenne bacchettatura da parte della Ragioneria Generale dello Stato, non c’è manovra finanziaria che non sia un artificio contabile spesso da errore rosso. La Corte dei Conti sanziona le Regioni, come la Sicilia, e altri organismi fino alla UE vigilano sull’allegria contabile della politica italiana.

Spendiamo in promesse elettorali come se non ci fosse un domani, dai redditi senza regole per tutti alle tasse tolte agli abbienti, alcune ai limiti dell’incredibile, come la caccia al cinghiale nei centri urbani.

Quando c’è da fare la famosa finanziaria, sia a livello statale che periferico, la politica dimentica subito le somme e anche le tabelline, i numeri diventano opinioni, grafie volgari che tolgono poesia all’istinto politico superiore. Siamo un Paese, che guarda con fastidio i ragionier Filini che tentano di tenere sulla linea di galleggiamento la barca. L’Italia è un incrocio di notabilati abituati alle rendite da feudo scomparse e masanielli non avezzi all’uso del denaro, non avendolo mai posseduto. Questo disprezzo contabile è quello che fa slittare oggi la manovra dello Stato o manda gli enti locali in esercizio provvisorio.

Gli italiani sono alle prese con un’inflazione a doppia cifra, al caro energia, alla più grande disoccupazione giovanile e femminile d’Europa, ma il dibattito sui giornali è spesso surreale, focalizzato su piccole misure spot, di pochi spiccioli, anche se fanno innervosire per la loro banalità. Nessuna riforma seria sul costo del lavoro per ridarci competitività, nessuna riforma dei contratti collettivi nazionali per ribilanciare nord e sud di questo Paese. Nessuna norma che introduca un orario di lavoro sulla soglia delle trenta ore come in Nord Europa. L’Italia è il luogo dove si lavora di più senza sufficiente competitività. Nessuna riforma fiscale seria, sottolineiamo seria, per un fisco equo, semplice e redistributivo. Un fisco che detassi il lavoro, autonomo e dipendente, e tassi le rendite patrimoniali.

Di fatto è una manovra Draghi colorata con i pastelli delle elementari. Tutto vecchio, per questo la politica si agita tanto, da sinistra a destra in comunicazione. Si comunica quando c’è poca sostanza, perché quella non ha bisogno di narrazione, quella si vede e tutti la percepiscono. Facciamo un esempio: “bisogna sganciarsi dalla protezione/subornazione militare americana”. Si ma per farlo bisogna aumentare almeno al 2% il budget della Difesa, cosa che abbiamo stabilito in sede Europea, ma ci vogliono 8 mld. Li abbiamo? No. Allora sono solo chiacchiere per un titolo di giornata. Per fare le cose serie bisogna fare di conto. E non lo sappiamo fare. Ma tiriamo benissimo a campare.

Così è se vi pare.

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