Il modello d'impresa attualmente dominante ha portato il sistema a un autentico disastro
Il filone di pensiero nel quale si inquadrava il nostro insegnamento sulla concezione e sui valori d’impresa è diventato, dagli anni Novanta e sino al 2008, del tutto, e in misura crescente, minoritario. Il modello dominante è stato quello opposto: quello dello “Star System”, del management come potere e non come responsabilità, della “maximization of shareholders value”, del profitto, anzi del “capital gain”, come obiettivo esclusivo del management, del camuffamento delle vere responsabilità professionale e manageriale, nel senso illustrato da Drucker, dietro i fumosi pasticci della “business ethics” e della “responsabilità sociale d’impresa”, dell’orgia delle stock option, dell’asservimento del management all’impresa irresponsabile come definita da Luciano Gallino. E poiché questo modello dominante ha portato il sistema a un autentico disastro, del quale si continua a non voler vedere la portata storica, possiamo dire che la nostra concezione dell’impresa e dei suoi valori, escono, a contrario, vincenti da questa prova cruciale.
Ma, dopo che la crisi ha, finalmente e crudelmente, messo a nudo la pochezza e, spesso, la autentica perversione del modello dominante, si può ricominciare a pensare e a lavorare. Ci conforta osservare che nei piani di sotto, migliaia di imprese minori non si sono fatte fuorviare dal modello dominante ma hanno continuato a lavorare, investire, creare, secondo quella corretta concezione di impresa che era al centro delle nostre lezioni: l’impresa intesa come soggetto di sviluppo collettivo e non come puro strumento di potere o di massimizzazione del valore per gli azionisti e per il top management. Per questo la maggior parte di queste imprese, costruite sulla roccia e non sulla sabbia, hanno, in genere, bene resistito alla crisi ed anzi alcune l’hanno vissuta come occasione di sviluppo.
Un altro fattore di riflessione e di conforto è che, sia pure sporadicamente e isolatamente, incominciano ad affiorare riflessioni critiche sul modello dominante e viene formulata da taluni l’esigenza di un mutamento profondo del paradigma dominante.
Jeffrey D. Sachs, giustamente uno dei più rispettati premi Nobel dell’economia, docente alla Columbia University di New York, dopo aver fatto un quadro preoccupato dell’economia mondiale, soprattutto per quella parte di mondo che segue il modello americano ha affermato: “Il degrado viene dai vertici. In 25 anni di docenza universitaria ho visto un peggioramento etico anche nelle grandi facoltà di élite degli Stati Uniti: il potere delle grandi imprese ha fiaccato il senso etico tra molti professori. Ovunque vediamo un’epidemia di comportamenti criminali e corrotti ai vertici del capitalismo. Gli scandali bancari non sono delle eccezioni né degli errori, sono il frutto di frodi sistemiche, di un’avidità e di un’arroganza sempre più diffuse”.
È evidente che siamo di fronte al crollo e ad una resa generale del management come era stato concepito nei decenni dal 1930 sino al 1980, e alla conseguente necessità di ricostruire un modello accettabile e utile, che tenga conto delle severe lezioni impartite dalla crisi.
continua…