Laricchia: "Addestramento e aggiornamento strategici per il ruolo della Polizia" - QdS

Laricchia: “Addestramento e aggiornamento strategici per il ruolo della Polizia”

Francesco Sanfilippo

Laricchia: “Addestramento e aggiornamento strategici per il ruolo della Polizia”

giovedì 21 Aprile 2022

Forum con Leopoldo Laricchia, questore di Palermo. Crescente impegno contro la mafia e a tutela dell’ordine pubblico

Leopoldo Laricchia, classe 1959, originario di Livorno, si è laureato in Giurisprudenza a Pisa. Entrato nella Polizia di Stato nel 1989 come vice commissario, viene promosso dirigente della Divisione Polizia amministrativa, Sociale e dell’Immigrazione della Questura di Pisa. Dal 1° dicembre 2015 è questore della Provincia di Imperia. Dal 4 maggio 2017 al 25 marzo 2019 è stato Questore della provincia di Lecce. Dal 26 marzo 2019 questore della provincia di Brescia, mentre dal 22 ottobre del 2020 ricopre il medesimo incarico per la provincia di Palermo. Nel 2013 viene insignito con l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine Al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Intervistato dal direttore Carlo Alberto Tregua e dal vice presidente Filippo Anastasi, il questore di Palermo, Leopoldo Laricchia, risponde alle domande del QdS.

Il suo arrivo a Palermo è avvenuto in piena pandemia. In che modo è stata gestita l’emergenza e quali scenari si profilano per i prossimi mesi?
“Inizialmente, ho vissuto la pandemia a Brescia, in pieno lockdown dov’ero questore. Durante questo periodo l’attività criminale è sparita. Poi, si è ripresentata a ondate e abbiamo convissuto con due fenomeni: la ripresa delle attività criminali e il nostro impegno oneroso nell’attuare i decreti governativi anti-Covid. Questo ha assorbito parecchie risorse e non ci ha distolto dal contrasto dei reati e l’incombenza dell’ordine pubblico”.

Ritiene il personale di cui dispone adeguato a coprire un territorio vasto e complesso come quello palermitano?
“La Questura conta su circa 2.300 unità, che non sono poche. Sarebbe troppo facile affrontare le sfide quotidiane della pubblica sicurezza, invocando più personale. Se le oltre cento Questure italiane facessero tutte così, non sarebbero sufficienti i circa centomila uomini di cui dispone il Corpo. Occorre, invece, migliorare e adeguare la performance attraverso l’organizzazione, l’aggiornamento, l’addestramento continuo e, sopratutto, il gioco di squadra. Il modello amministrativo italiano delineato dalla legge 121/1981, affida la responsabilità organizzativa e gestionale ai dirigenti, cui è demandato il funzionamento ottimale della pubblica sicurezza. Occorre fare sempre un’analisi costante e aggiornata sui fenomeni criminali, in particolare sui servizi ad alto impatto, da me introdotti a Palermo, che sono servizi realizzati nei quartieri difficili della città. Questo è stato possibile grazie al lavoro di squadra partito dall’analisi dei fenomeni criminali con tutti i dirigenti dei Commissariati di Palermo e provincia. Di questi, otto sono in città e cinque in provincia, ben dotati di uomini. In sinergia, lavorano, quotidianamente la Squadra mobile, la Polizia amministrativa, quella Anticrimine con lo staff di gabinetto. Ogni giorno tengo una videoconferenza alle 9 con tutti i dirigenti tutti i giorni feriali. Questo sistema, introdotto durante la pandemia, è eccezionale perché non si perde tempo, non ci si sposta senza interrompere le mansioni svolte, ci si vede tutti. Un’altra videoconferenza è riservata agli altri dirigenti della Polizia di Stato, quali la Polizia ferroviaria, quella stradale, quella scientifica, quella di prevenzione dei crimini, per un totale di 3.500 uomini, dedicati a posti strategici. In realtà, il questore ha il compito di coordinare tutte le attività, quando si parla di sicurezza pubblica della provincia, ma ciascuna specialità conserva le sue mansioni. Ai miei diretti ordini ho soltanto il personale operante in Questura, conservando solo alcune competenze come l’erogazione di sanzioni e la premialità. Nell’aggiornare l’organizzazione complessiva della Polizia di Stato, il precedente Capo della Polizia, Franco Gabrielli, ha posto l’accento sulla figura del Questore, come riferimento provinciale di tutte le articolazioni del corpo, oltre al ruolo di Autorità provinciale di pubblica sicurezza sotto il profilo tecnico-operativo conferitogli dalla legge insieme al Prefetto. Quest’ultimo, invece, incarna l’Autorità provinciale di pubblica sicurezza sotto il profilo politico-amministrativo. Si può essere virtuosi solo se c’è personale addestrato e aggiornato”.

Quali sono secondo lei le principali criticità presenti in questo territorio?
“Sicuramente il contrasto alla criminalità mafiosa organizzata, ma non è la sola, poiché sta emergendo la mafia nigeriana. Poi, un altro contrasto è quello alla criminalità diffusa, che colpiamo con forza, riuscendo a entrare con efficacia in territori difficili come Brancaccio e lo Zen. Infine, ci occupiamo dell’ordine pubblico orientato alla prevenzione”.

Leopoldo-Laricchia

Operare con tempestività per ridurre ogni rischio

Come agite nella gestione dell’Ordine pubblico?
“La gestione dell’Ordine pubblico deve avere una chiarissima proiezione di prevenzione, perché non si opera quando la manifestazione è in corso, poiché hai già perso, ma la partita si gioca prima. La manifestazione si prepara un mese prima in una serie di tavoli che riducono grandemente le variabili che possono presentarsi durante l’evento stesso. Quest’approccio è nato dopo il 2001, quando una scuola per l’Ordine pubblico è nata per creare un modello organizzativo in grado di gestire gli appuntamenti. Il compito, quindi, è di ridurre al minimo le variabili, che sono quasi infinite, ma si può intervenire per tutte quelle che si conoscono. In questo modo, si lascia all’ufficiale di pubblica sicurezza che il questore individua come dirigente del servizio, il controllo del minimo numero di variabili medesime, perché solo così è possibile che un singolo uomo possa gestire il tutto. L’aspetto più delicato e difficile del nostro lavoro è costituito dai tempi di decisione. Nell’ordine pubblico, spesso, chi dirige il servizio, è chiamato a prendere decisioni che riguardano i diritti fondamentali in pochi secondi. Nessun altro dirigente della pubblica amministrazione ha tempi, così, ristretti per emanare ordini o emettere provvedimenti. Perciò, si impedisce che in uno stesso momento e in uno stesso luogo si concentrino quelle problematiche che si sono disinnescate. Questo modello non esiste in altri Paesi europei, dove manca la figura del questore che è l’organo che possiede gli strumenti tecnico-professionali per coordinare le forze di polizia sul campo”.

A tal proposito, si parla di creare un modello unificato di sicurezza in Europa, ma i modelli, come ha giustamente sottolineato, sono diversi. Cosa può dirci a riguardo?
“C’è da fare un lavoro di organizzazione immenso, anche se abbiamo un sistema di cooperazione internazionale che ci permette di inseguire i criminali oltre i confini nazionali. Però oggi è indispensabile la cooperazione, perché la criminalità non conosce confini. La maggior parte della droga sbarca a Rotterdam e Amsterdam per poi diffondersi in tutta Europa. Se non esistesse un coordinamento tra le polizie dei vari Paesi, i traffici opererebbero indisturbati”.

Leopoldo-Laricchia

Stretta su zone ad alta presenza criminale per garantire sicurezza alla cittadinanza

Quali sono i principali risultati ottenuti da quando ha ricoperto l’incarico a Palermo?
“Il 13 gennaio 2021, dopo l’incendio dell’asilo Peter Pan, abbiamo replicato un progetto già svolto in altre città. Esso consiste in un servizio ad alto impatto della durata di un mese, nato dall’analisi del territorio, in cui una trentina di uomini è impiegata per cinturare il quartiere, controllare i pubblici esercizi dove il malaffare si concentra e controllare le persone sottoposte agli arresti domiciliari, usando anche i cani antidroga nelle piazze di spaccio. La Polizia amministrativa ha collaborato con quella ordinaria per il controllo dei locali e degli avventori. Il risultato è stato di controllare 315 esercizi pubblici e 3.500 persone agli arresti domiciliari. Sono stati emanati 54 avvisi orari del questore e vari fogli di ammonimenti e di via. Questi servizi, sempre coordinati da un dirigente o da un funzionario di Polizia, che durano sei ore continuative, sono ripetuti tre volte a settimana in fasce orarie differenti. Questo sistema mette sotto pressione territori ad alta presenza criminale, dando sicurezza alla cittadinanza”.

In questi giorni si è celebrata la cerimonia della nascita della Polizia…
“Il 12 aprile abbiamo fatto il 170° compleanno, poiché siamo nati con l’Unità d’Italia ed è stato il 41esimo anniversario della legge 121/81, che ha riformato la Polizia passata da Corpo militare a civile. Questo passaggio permise di unire le due carriere degli ufficiali e dei funzionari e aprì le porte alle donne. L’idea del legislatore fu di creare un sistema di Pubblica sicurezza moderno e conforme all’orientamento delle democrazie occidentali. Il questore non può prendere decisioni politico-amministrative, riservate al prefetto. In quest’ambito, è il primo consigliere del prefetto all’interno del Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza pubblica. Successivamente, ha il potere di tradurre sul piano tecnico-operativo le decisioni politico-amministrative adottate dal prefetto con la consulenza del Comitato. In questo caso, il questore è l’Autorità provinciale di pubblica sicurezza e può avvalersi di tutte le Forze di polizia”.

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