Lla media nazionale degli aumenti è dello 0,8%, nell’Isola si ferma invece allo 0,1%. Dopo il boom dei prezzi del 2021 e 2022, nell’ultimo anno è stata finalmente registrata una stabilizzazione
PALERMO – Si conferma il trend di crescita dell’inflazione annua in Sicilia, già verificato a gennaio. Dopo la discesa registrata alla fine dello scorso anno, i prezzi continuano a salire. Seppure di poco, l’andamento è di nuovo in crescita, su prezzi che sono già abbondantemente lievitati negli anni passati, quando l’inflazione ha raggiunto valori a due cifre. Secondo i dati resi noti dall’Istat e rielaborati dall’Unione nazionale consumatori, in Sicilia si registra una inflazione annua, al mese di febbraio, dello 0,1%. Si tratta di valori ben più bassi della media nazionale, che arriva allo 0,8%.
I siciliani spenderanno in un anno 21 euro in più
Il divario si fa ancora più evidente se si va a vedere quanto queste percentuali significhino per le tasche dei cittadini. I siciliani, infatti, andranno a spendere in più, in un anno, circa 21 euro, contro i 188 della media nazionale e i 284 euro che si registrano in Alto Adige, che si trova in cima alla classifica con un aumento dell’1%. D’altro canto, la regione in cui si risparmia di più è il Molise, a -0,8% e una riduzione della spesa di 166 euro. Medaglia d’argento per l’Abruzzo, sempre in deflazione a -0,2%, pari a -43 euro.
Palermo supera la media regionale
Se si guarda alle singole città, superano la media regionale sia Palermo, che arriva allo 0,3%, sia Siracusa, allo 0,2%. Messina, invece, si attesta sulla media regionale. In decremento, invece, l’inflazione segnalata a Catania, a –0,1%, e Trapani, a -0,6%. Con questi valori, la cittadina della Sicilia occidentale si trova al terzultimo posto della classifica, che raggiunge il suo valore minimo con Campobasso, a -0,9%; poco prima, Imperia e Pescara, entrambe a -07%. Dall’altra parte, Brindisi, che registra un aumento dell’inflazione del 2,1%, e una spesa aggiuntiva annua di 398 euro, seguita da Bolzano e Napoli a 1,7%, in cui si spendono, rispettivamente, 492 e 375 euro in più.
Con riferimento alle cinque ripartizioni del territorio nazionale, a febbraio si registrano andamenti differenziati: l’inflazione è più alta della media nazionale nel Centro, stabile rispetto a gennaio a +1,0% e nel Nord-Est, che passa da +0,8% a +0,9%). Al contrario, risulta inferiore nel Sud, da +0,8% a +0,7%, nel Nord-Ovest, da +0,8% a +0,6%, e nelle Isole, da +0,3% di gennaio a +0,2%. A livello nazionale, la sostanziale stabilizzazione dei prezzi nel mese di febbraio, in cui l’inflazione mensile media si è fermata allo 0,1%, è dovuta, secondo l’Istat, ad andamenti contrapposti di diversi aggregati di spesa.
Frenano i prezzi degli alimentari non lavorati
In rallentamento risultano i prezzi degli alimentari non lavorati, che passano da +7,5% a +4,4%, e lavorati, in decrescita da +4,5% a +3,4%; diminuiscono anche i costi dei servizi relativi ai trasporti, da +4,2% a +3,8%, dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona, da +3,3% a +3,2%, e dei servizi relativi all’abitazione, da +2,8% a +2,7%. Di contro, si attenua la flessione dei prezzi degli energetici non regolamentati, da -20,4% a -17,2%, e regolamentati, da -20,6% a -18,4%, e accelerano quelli dei tabacchi, da +2,2% a +2,6%, e dei servizi relativi alle comunicazioni, da +0,2% a +0,8%.
Più in dettaglio, nell’ambito degli energetici non regolamentati, si attenua la fase di flessione dei prezzi del gasolio per mezzi di trasporto, dell’energia elettrica sul mercato libero e del gasolio per riscaldamento. Risale inoltre il tasso di crescita dei prezzi del gas di città e gas naturale sul mercato libero. Nel settore regolamentato, si registra la sensibile accelerazione tendenziale dei prezzi del gas di città e gas naturale mercato tutelato, da +15,9% a +28,6%, mentre quelli dell’energia elettrica, sempre sul mercato tutelato, restano stabili al -42,7%.