Longevità, entro il 2050 il 22% della popolazione sarà over 60 - QdS

Longevità, entro il 2050 il 22% della popolazione sarà over 60

Dario Raffaele

Longevità, entro il 2050 il 22% della popolazione sarà over 60

sabato 09 Novembre 2019

Oggi il convegno sul tema della Fondazione Ferrero. Opportunità sociali per rendere più lento il deterioramento cognitivo

ROMA – Entro il 2050, secondo stime recenti, il 22% della popolazione mondiale sarà over 60, il 9,4% avrà più di 80 anni mentre entro il 2035 saranno il 66% gli ultra settantantacinquenni affetti da 4 o più malattie croniche. Dati che rendono necessario aiutare gli individui a mantenere un’alta qualità della vita, incentivare la promozione e prevenzione della salute e garantire la sostenibilità della spesa sociale. Tre sfide a cui possono rispondere in modo positivo politiche e programmi che favoriscano un invecchiamento ‘di successo’, ossia attivo e in salute.

È quanto emerso dal convegno internazionale promosso dalla Fondazione Ferrero che ha richiamato ad Alba per tre giorni, sino a sabato, ricercatori, clinici, docenti universitari ed esperti per riflettere su quali strumenti adottare per assicurare un’elevata qualità della vita a una società che invecchia sempre più rapidamente. Durante il convegno, articolato in quattro sessioni, dedicate a cronicità, memoria, tecnologia e macrobiota intestinale, sono stati presentati i risultati di un progetto di ricerca tra Fondazione Ferrero, Università Cattolica e Policlinico Gemelli in collaborazione con l’Asl Cn2- Alba Bra.

In particolare lo studio negli ultimi due anni ha esaminato ed elaborato i dati raccolti in quasi in dieci anni dalla Fondazione Ferrero confrontando un campione composta un migliaio di anziani, 500 dipendenti e pensionati del gruppo con almeno 25 anni di anzianità e frequentatori delle attività promosse dalla Fondazione, e 500 non frequentanti. Dai risultati è emerso che un programma di assistenza e invecchiamento attivo favorisce uno stile di vita più sano, un miglioramento degli aspetti cognitivi con la riduzione della spesa sanitaria per ricoveri e accessi in ospedale.

L’aumento della longevità offre anche opportunità sociali. “Partecipare a una vita in cui si possono imparare nuove cose, in cui la capacità residua dell’anziano può venire fuori, in cui la persona anziana può e deve rendersi conto che è ancora molto utile alla società, deve rimettersi in gioco. Questo fa si che soprattutto sul deterioramento cognitivo abbiamo un rallentamento dei meccanismi”, conclude il direttore scientifico della Fondazione Ferrero.

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