Luci e ombre della Giornata della Memoria - QdS

Luci e ombre della Giornata della Memoria

Giuseppe Sciacca

Luci e ombre della Giornata della Memoria

mercoledì 26 Gennaio 2022

Trasmettere alle generazioni future il ricordo della Shoah, in modo da contrastare ogni tentativo di negazionismo storico

Il 27 gennaio ricorrerà la “Giornata Internazionale della Commemorazione in Memoria delle Vittime dell’Olocausto”, istituita il primo novembre 2005 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con lo scopo di trasmettere alle generazioni future il ricordo della Shoah, in modo da contrastare ogni tentativo di negazionismo storico.

La celebrazione non è solo un omaggio ai quindici milioni di vittime, come si potrebbe desumere dalla sua intitolazione, ma è il riconoscimento di un fatto gravissimo che incide sulla identità europea, il cui ricordo va trasmesso alle giovani generazioni a fini educativi e formativi, affinché eventi simili non debbano mai più ripetersi. Oggi più che mai è necessario educare i giovani a resistere alla fascinazione dell’odio, con cui vengono a contatto, quotidianamente, nelle sue più svariate manifestazioni verbali sui social, nei talk show televisivi e negli ambienti dello sport. Tutto ciò paradossalmente accade in paesi con governi liberali, ispirati a principi di libertà ed uguaglianza, in cui la democrazia ha tra i suoi principali compiti quello di assicurare la pacifica convivenza ed il confronto di culture e tradizioni diverse.

Sorge il dubbio se la Giornata della Memoria nelle forme, così come viene annualmente riproposta, raggiunga il sentire dei giovani o invece o appaia loro come qualcosa di angosciante, per le atrocità di cui è intessuto ogni suo racconto, ma allo stesso tempo come qualcosa di già visto, su cui, in conseguenza si attenua il livello d’interesse alla comprensione. Affinché ciò non accada, occorre dare strumenti di conoscenza ed attirare la loro attenzione su quelli che sono stati i presupposti che hanno generato la Shoah. E’ difficile anche da immaginare che il disegno di sterminio del popolo ebraico abbia trovato la sua espressione più determinata in pieno ventesimo secolo, in Europa, nel continente, che prima di ogni altro ha fatto propri i valori fondamentali dell’Illuminismo di libertà, uguaglianza, fraternità e democrazia, ed ancor più che nella civilissima Germania vi sia stato chi abbia realizzato questo sanguinoso progetto, costato la vita a sei milioni di ebrei, utilizzando le tecnologie più evolute dell’epoca, con l’impegno di uomini che si erano formati nell’ambito di quella cultura che aveva fornito al mondo un notevolissimo apporto nella letteratura, nella filosofia, nella musica, nell’arte, nelle scienze e nella più avanzata tecnica. Ovviamente la forza dell’odio ha vinto quanto di positivo esisteva in quella civiltà. Le parole di Umberto Eco sono essenziali per chiare il rapporto tra odio ed identità. Dice lo scrittore nel suo romanzo il Cimitero di Praga: ”Ci vuole sempre qualcuno da odiare per sentirsi giustificati nella propria miseria”. La peggiore politica da sempre fonda la propria identità, sull’odio per chi non è identico. Ecco che l’odio ieri come oggi diviene forza di aggregazione e passione civile, dotata di una sua forza primordiale.

Altro argomento che merita di essere portata all’attenzione dei giovani è l’antisemitismo, un fenomeno antichissimo, mai estinto ed ai nostri giorni sempre più presente ed in espansione. Per una esemplificata narrazione delle origini del fenomeno, si racconta di due sorelle: ebraismo e cristianesimo, in conflitto tra loro in quanto accampano, entrambe, pretese su una medesima eredità, costituita dalla Bibbia. Il tentativo di affermazione di una unica religione che assorbisse l’altra è stato aspro e senza esclusione di colpi, basta ricordare i ghetti che sono sorti nelle più importanti città dello Stato pontificio nel 1555 e da lì rapidamente diffusi in tutta Europa. Prima del ghetto, tante forme di discriminazione, da sempre, incidevano sui diritti fondamentali degli ebrei limitandone le libertà personali e patrimoniali. Tra le altre il divieto dell’esercizio di alcune professioni o la significativa limitazione dell’ambito in cui potevano essere svolte, il divieto di possedere beni immobili o l’obbligo di abbigliarsi e portare segni distintivi per differenziarsi dal resto della popolazione, l’assoggettamento a speciali imposte, balzelli, tasse e dazi che colpivano ogni momento della vita di un ebreo, senza parlare delle conversioni forzate o dell’obbligo di partecipare coattivamente a pratiche di culto cristiano.

Ma sin quando le ragioni dell’antisemitismo sono state mantenute prevalentemente sul piano religioso, pur concretizzandosi in violenze inenarrabili non prevedevano la totale eliminazione degli ebrei, giacché la loro condizione di vessati, era per i persecutori la confermava che la razza deicida, continua a scontare la sua colpa nei secoli. Allorché la avversione antiebraica, nel ventesimo secolo passò dal piano religioso a quello politico, la lotta agli ebrei dal 1940 venne condotta in termini di “soluzione finale della questione ebraica”ad opera dei nazisti e dai loro accoliti.

Oggi si parla insistentemente di neoantisemitismo emergente, che si è manifestato e si manifesta con fatti gravissimi, sopratutto nell’Europa occidentale. Fenomeno con un continuo crescendo di manifestazioni di violenza che hanno cominciato ad interessare diffusamente l’opinione pubblica dalla primavera del 2017, quando a Parigi due donne, nell’arco di pochi giorni, vennero uccise solo per motivi di odio razziale, Sarah Halimi, di anni 65, buttata da una finestra da uno sconosciuto al grido “Allah Akbar” e Mireille Knoll, di 85 anni, sopravvissuta ai campi di sterminio, trovata nella sua abitazione, pugnalata e carbonizzata. Il clima di insicurezza che si respira in tutta Europa è stato attestato, il 22 aprile 2018, anche dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, a seguito dell’aggressione subita da un ragazzo, che per dimostrare quanto fosse pericoloso mostrarsi in pubblico come ebreo, aveva indossato per strada la Kippa. Nell’occasione la Merkel che ha denunciato l’emersione, in Germania, di un’altra forma di antisemitismo sostenuto da immigrati di origine araba.

Il fenomeno è ancora oggi in crescita basta considerare i continui assalti alle sinagoghe che avvengono nel mondo e la Giornata della Memoria è un occasione affinché se ne parli, con riferimento all’attualità, affinché per qualcuno la manifestazione non assuma solo toni commemorativi o, ancor peggio, museali.

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