Dai partiti di minoranza si parla di una gestione “goffa” della faccenda da parte della maggioranza
Le nomine dei manager della sanità non passeranno dall’Assemblea regionale siciliana. Un epilogo che sulla carta sarebbe stato possibile nel caso in cui la rosa dei 18 dirigenti generali designati dal governo Schifani avesse ricevuto il benestare della commissione Affari istituzionali, ma cui si è arrivati con l’ennesima polemica tra maggioranza e opposizione.
Il parere tanto atteso della prima commissione, infatti, non è stato espresso per mancanza del numero legale necessario affinché l’organismo potesse deliberare. Dai partiti di minoranza parlano di una gestione “goffa” della faccenda da parte della maggioranza, e meramente diretta a “evitare di siglare, con i loro nomi e cognomi, nomine evidentemente a loro stessi indigeste per diversi motivi”.
Manager sanità, cosa è successo giovedì
Stando a quanto ricostruito dal Quotidiano di Sicilia, giovedì scorso – giorno in cui era in programma il rilascio dei pareri sui 18 manager che, attualmente commissari delle aziende sanitarie dell’isola, dovrebbero diventare dirigenti generali per i prossimi tre anni – la commissione presieduta dal democristiano Ignazio Abbate alle 11.41 ha chiuso i lavori, dopo avere appurato la mancanza del numero legale.
A chiedere la verifica era stato Marco Intravaia di Fratelli d’Italia: dei 13 componenti, risultavano presenti soltanto Abbate, lo stesso Intravaia, Giusi Savarino (Fratelli d’Italia) e Pippo Laccoto (Lega). Tutti e quattro componenti della maggioranza. Tuttavia, a svelare i retroscena, è Giuseppe Lombardo, esponente di Sud chiama Nord.
“Tutti e sei i deputati di opposizione erano presenti nel palazzo, si è voluto accelerare la chiusura della commissione con l’esplicito obiettivo di evitare la possibilità di esprimersi sulle nomine. E dunque di assumersi la responsabilità di condividere o meno le scelte del governo Schifani”. Calendario dei lavori alla mano, la seduta sarebbe dovuta iniziare già alle 10.30. “Eravamo presenti, ma dato che mancavano alcuni componenti della maggioranza – continua Lombardo – è stato deciso di rinviare l’avvio di un’ora. Una prassi che spesso ha trovato spazio, per consentire a chi arriva da fuori di poter partecipare”.
Al momento della seconda convocazione, invece, la disponibilità ad aspettare si sarebbe ridotta all’osso. Dalla chat Whatsapp utilizzata dalla commissione per le comunicazioni interne emerge che alle 11.31 una dipendente dell’organismo comunica: “La seduta è iniziata”. Messaggio a cui, un minuto dopo, Lombardo replica scrivendo “stiamo arrivando”. Alle 11.34 è Mario Giambona del Pd a confermare: “Arriviamo”. Gli esponenti delle opposizioni – tra cui anche i cinquestelle Martina Ardizzone e Angelo Cambiano, il dem Michele Catanzaro e Gianfranco Miccichè (Gruppo misto) – non fanno però in tempo: “Abbiamo impiegato qualche minuto per arrivare nella sala, ma la maggioranza pur essendo consapevole della nostra presenza ha voluto chiudere subito la pratica – denuncia Lombardo – Voglio sottolineare che un’ora prima, alle 10.30, noi avevamo accettato di rinviare l’inizio, e nell’attesa ci siamo allontanati per redigere un documento contenente le nostre posizioni sulle nomine”.
Manager sanità, critiche sull’iter seguito
La polemica riguarda anche le modalità con cui è stato richiesto di verificare il numero legale: “Dalla bozza di verbale risulta che l’istanza è partita dal deputato Intravaia, ma il regolamento prevede che siano almeno due i componenti a dover chiedere il conteggio”, va avanti Lombardo. La seduta, alla fine, è durata tre minuti, dalle 11.38 alle 11.41.
Regole alla mano, se i lavori fossero andati avanti consentendo ai deputati di opposizione di esprimersi sulle nomine difficilmente il parere che la commissione avrebbe esitato sarebbe stato negativo. Affinché ciò accadesse, infatti, sarebbe stato necessario che i voti contrari fossero maggiori dei favorevoli; un’evenienza poco probabile considerata la presenza di sei deputati di maggioranza e sei di opposizione (unico assente Stefano Pellegrino, di Forza Italia).
Per i partiti d’opposizione, tuttavia, quanto accaduto dimostrerebbe che “anche la nomina dei manager della sanità manda in frantumi la maggioranza”.
Manager sanità, le polemiche delle scorse settimane
La designazione dei 18 futuri manager ha suscitato critiche in merito ai meccanismi di lottizzazione partitica che continuano a influenzare le scelte sulla sanità, ma anche per via dei diversi casi di candidati con procedimenti penali pendenti. Negli ultimi giorni, infine, ha fatto discutere la scoperta del conflitto di interesse che ha riguardato Salvatore Iacolino.
Dirigente generale della Pianificazione strategica dell’assessorato alla Salute dal 4 maggio 2023, Iacolino nei mesi precedenti aveva preso parte all’avviso di selezione dei futuri manager. Una scelta che, alla luce degli adempimenti che il dipartimento per la Pianificazione strategica avrebbe dovuto compiere nella procedura di selezione, rendeva incompatibile il ruolo di Iacolino.
A comunicare lo stato delle cose all’assessora alla Salute Giovanna Volo era stato lo stesso dirigente a metà giugno. Poche settimane dopo, è stato il governatore Renato Schifani a sollevare Iacolino dal compito di adottare gli atti relativi al procedimento, sostituendolo con l’avvocato generale Giovanni Bologna.
“Una pagina poco chiara – commenta Lombardo – Fino a mercoledì scorso non sapevamo di questo conflitto d’interessi, e una volta scoperto avremmo voluto approfondire la questione per capire i motivi che hanno portato Iacolino a comunicare l’incompatibilità soltanto un mese e mezzo dopo essere diventato dirigente generale del dipartimento”.
Così però non sarà e alle nomine si arriverà con il silenzio assenso della commissione: “Forse, dati i nomi in ballo – si legge nella nota stampa dell’opposizione – i deputati di maggioranza temono di essere complici di eventuali illeciti amministrativi”. Il Quotidiano di Sicilia ha provato a contattare il presidente della prima commissione, Ignazio Abbate, senza però riuscirci.
Abbate: “L’opposizione non ha voluto votare”
A respingere ogni accusa è il presidente della commissione Ignazio Abbate. “La ricostruzione fatta dall’opposizione manca di un passaggio fondamentale, che dimostra come questa polemica poggi sul nulla – dichiara il deputato della Nuova Dc – Alle 11.30 nel ruolo di presidente constato l’assenza di numero legale, ma comunque non è vero che la verifica è stata richiesta soltanto da Intravaia. E lo si vedrà una volta che il verbale della seduta sarà depositato. In ogni caso – continua Abbate – alle 12.45 abbiamo ritentato una terza volta di avviare i lavori, ma in quella circostanza è stata l’opposizione a dichiarare che non avrebbe espresso il parere. Una posizione che dimostra come al silenzio assenso non si è arrivati per volontà della maggioranza”.
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