Marc Chagall e la sua arte - QdS

Marc Chagall e la sua arte

Giuseppe Sciacca

Marc Chagall e la sua arte

venerdì 26 Giugno 2020

I 133 dalla nascita del pittore Marc Chagall, il cui nome ebreo era Moishe Segal

Il prossimo sette luglio saranno trascorsi 133 dalla nascita del pittore Marc Chagall, il cui nome ebreo era Moishe Segal. Nato a Lezna, in Bielorussia. Il giorno in cui si affacciava alla vita, il suo villaggio veniva ferocemente attaccato dai cosacchi, che ne incendiarono le case e anche la sinagoga. Era una dei tanti progrom, ossia delle persecuzioni antiebraiche che si consumavano in quegli anni, nell’Europa dell’Est.

Scampato, quindi, a una morte prematura, Chagall, sin da bambino, mostrò un grande interesse nei confronti della pittura, passione che conservò crescendo. Malgrado l’opposizione dei genitori, ligi osservanti delle tradizioni religiose, che proibivano le arti figurative, riuscì a intraprendere la carriera artistica, poi durata tutta una vita, che lo condusse al successo.
Giovanissimo si traferì a Pietroburgo, per frequentare l’Accademia Russa di Belle Arti. Appena giunto in questa città, per mantenersi lavorò anche come artigiano decoratore di insegne per negozi. Qualche tempo dopo, grazie a una borsa di studio ottenne di che vivere, ma egualmente quelli restarono anni di ristrettezze economiche e difficili, in quanto esposto a un ambiente ostile e antiebraico. Conobbe, in questo contesto di emarginazione e privazioni, anche l’afflizione di una breve carcerazione, perché ritenuto responsabile di non esser rientrato nel ghetto entro l’orario stabilito.
Con il crescere della sua notorietà nell’ambiente artistico, poté finalmente trasferirsi a Parigi, città che ritenne appagante per ogni sua esigenza artistica. Lo scoppio del primo conflitto mondiale lo trovò nella sua terra natale, dove in alternativa all’obbligo militare gli venne concesso di lavorare a Pietroburgo, presso il Ministero della Guerra.

Tornata la pace, la sua arte lasciava profondamente perplesso e insoddisfatto il regime sovietico, analogamente in lui cresceva una cocente delusione, cosicché appena fu possibile, nel 1923, tornò nella sua amata Parigi.

Allorché però nel corso della seconda Guerra mondiale i nazisti occuparono la Francia, fu costretto per sfuggire alla deportazione, a trasferirsi prima in Spagna, poi in Portogallo e da lì oltre oceano. Giunse negli Stati Uniti lo stesso giorno in cui i nazisti invadevano la Russia.

Finalmente, nel 1948, poté tornare nella sua patria di adozione, la Francia, dove trascorse il resto della sua vita e dove fu sempre felice di fare ritorno dai suoi viaggi.
L’arte di Chagall, a cui l’industria grafica, ancor oggi, attinge a piene mani, per ogni sorta di esigenza decorativa, è pervasa da una profonda spiritualità e poesia che accompagna, costantemente, tutta la produzione del Maestro. Ispirata alla sua infanzia, ai tanti temi dell’ebraismo e alla vita popolare russa, la sua arte è protesa a comunicare felicità e ottimismo, grazie a una tavolozza ricca di colori vivaci e brillanti, che di frequente debordano dai contorni delle sue figure per andare liberi per la tela, in una sorta d’indipendenza anarchica del colore rispetto alle forme, che costituisce la migliore rappresentazione del libero sfogo alla sua passione per il colore.

La Torah (Bibbia ebraica) rimase per lui la fonte d’ispirazione principale. Egli, come ogni buon ebreo, studiò per tutta la vita in modo approfondito e dal 1930 divenne il tema quasi esclusivo dei suoi quadri, sempre ricchi di ambientazioni oniriche e fiabesche. Nel contempo, Adolf Hitler, che aveva raggiunto il potere in Germania, promulgava le leggi antisemite e brandiva aggressive campagne contro l’arte moderna, che dal dittatore, modesto illustratore di cartoline postali, veniva disprezzata e derisa.
Musa ispiratrice di tutta la sua arte, e per tutta la sua vita, fu la prima moglie Bella, che restò per sempre il simbolo di un’emozione incontenibile, dell’amore prorompente e del fascino femminile.

Le tele di Chagall, malgrado le ambientazioni da fiaba, lasciano trasparire il dramma delle difficoltà della vita, dell’esilio e della patria smarrita, senza, nel contempo, occultare l’impegno profuso per la riscoperta delle proprie radici, su cui costruì la sua identità personale, e che mantenne intatte per tutti i 97 anni della sua vita. L’eredità che ha lasciato sono diecimila lavori, non solo pittorici, a cui si aggiungono le grandi meravigliose vetrate dai colori accesi e vibranti, collocante in importanti edifici di tutto il mondo, opere monumentali e senza tempo.

Tutta l’arte di Chagall, in qualsiasi forma espressa, ha un unico messaggio, che afferma caparbiamente nonostante la violenza e la guerra con il loro carico di morte e distruzione: l’amore e l’arte vivranno in eterno.

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