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Archeologia in Sicilia, scoperta dea Astarte/Afrodite su isola di Mothia

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Archeologia in Sicilia, scoperta dea Astarte/Afrodite su isola di Mothia

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venerdì 08 Ottobre 2021

Ecco la foto della scultura scoperta dopo tanti anni di ricerche. Riemerge dopo dieci anni dallo scavo del suo tempio.

“Il ritrovamento ci ha mozzato il fiato”. Lo ha detto il prof. Lorenzo Nigro, docente di Archeologia e Storia dell’arte del vicino Oriente antico all’Università “La Sapienza” di Roma, che dal 2002 coordina le campagne di scavi di una missione dell’Ateneo a Mothia, nel trapanese, parlando della recente scoperta, sull’isola che fu importante colonia fenicia, del volto in terracotta della dea Astarte/Afrodite (compagna di Baal del Kothon, signore delle acque marine e sotterranee).

La scoperta durante gli scavi

“Dopo tanti anni di scavo – spiega Nigro – la continuità della ricerca archeologica ha portato il suo frutto. La dea ci si è mostrata così, in tutto il suo splendore, dieci anni dopo che era stato scavato il suo tempio e che si era capito, prima dai ritrovamenti, poi da due iscrizioni, che era dedicato proprio ad Astarte/Afrodite”. La scoperta è stata fatta nella parte meridionale dell’isola a pochi metri dal muro del Tèmenos, il recinto dell’area sacra del Kothon, nella zona alla cui base c’era un’àncora antichissima, riconosciuta da Sebastiano Tusa come di un tipo del II millennio a.C..

“Proprio da quest’insolito monumento – aggiunge Nigro – si è deciso di riprendere le indagini nella campagna del 2021. Esattamente davanti all’àncora, è stata scoperta una stipe, di circa 1 metro di diametro, delimitata da mattoni crudi rossi. Al centro della stipe era deposta, rovesciata sullo strato di ocra, una protome femminile in terracotta raffigurante il volto della dea Astarte/Afrodite: splendente, luminosa, come la definisce l’epiteto Aglaia ritrovato iscritto sul fondo di un vaso offerto nel tempio e come la ha mostrata ai nostri occhi pochi giorni or sono la mano esperta del maestro restauratore Salvatore Tricoli, con la decorazione dipinta bianca lucente nell’incarnato, rossa fiammante tra i riccioli dei capelli e dorata nell’ampio diadema divino”. 

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