Medici del servizio di emergenza-urgenza: dal rettore Micari una lettera alla Regione - QdS

Medici del servizio di emergenza-urgenza: dal rettore Micari una lettera alla Regione

redazione

Medici del servizio di emergenza-urgenza: dal rettore Micari una lettera alla Regione

sabato 14 Settembre 2019

Apertura dell’Università a un confronto con il Governo per individuare soluzioni condivise
Manifestata “preoccupazione” per la possibile attivazione di corsi regionali di formazione

PALERMO – Il rettore dell’Università, Fabrizio Micari, ha manifestato preoccupazione per le recenti affermazioni dell’assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza, circa l’attivazione di percorsi regionali di formazione destinati a formare medici del servizio di emergenza-urgenza, che sembrano sostituirsi ai corsi universitari di specializzazione in Medicina dell’emergenza e urgenza e nelle medesime discipline.

“Al di là e a prescindere – ha affermato – dalle fonti giuridiche che consentirebbero all’Amministrazione regionale di costruire un percorso formativo parallelo rispetto a quello canonico previsto dalla normativa di riferimento, ciò che preoccupa maggiormente è il raggiungimento della qualità della formazione richiesta ai fini dell’espletamento di attività destinate alla tutela della salute pubblica. Nei fatti l’assessore, con il percorso formativo previsto dall’art. 96 dell’Accordo collettivo nazionale ai fini dell’espletamento dell’attività di emergenza sanitaria territoriale, indirizzato in questo caso a medici in possesso della sola abilitazione alla professione, sostiene l’idea che con tale operazione si possano sostituire, all’interno di un Pronto soccorso, gli specialisti della Medicina di emergenza e urgenza (urgentisti) con i medici dell’emergenza sanitaria territoriale che sono chiamati a erogare prestazioni non specialistiche”.

“A tal proposito – ha aggiunto – giova ricordare che ben 82 Paesi nel Mondo riconoscono la disciplina dell’Emergenza-urgenza come specialità (iEm). In particolare, all’interno dell’Unione europea è richiesto l’espletamento di un percorso specialistico almeno quinquennale in ambito urgentistico (Decisione delegata Ue 2016/790) ovvero un’integrazione di durata almeno biennale di una precedente correlata specialità di durata sempre quinquennale (Uems, Eusem). Rapportando l’esperienza europea in ambito regionale emerge il paradosso, scaturente dalla discutibile scelta dell’assessorato, di preparare, in soli due anni, i professionisti cui affidare la cura delle emergenze-urgenze sanitarie nelle strutture assistenziali deputate ad erogare prestazioni di elevata complessità”.

“Spiace constatare – ha sottolineato ancora Micari – che l’assessore Razza, esponente dell’attuale Giunta regionale, apostrofi con termini dal chiaro tenore offensivo le legittime preoccupazioni che provengono dal mondo accademico, il cui esclusivo interesse è garantire il più elevato livello formativo possibile a tutela della collettività e della salute dei cittadini siciliani. Più volte infatti la comunità accademica siciliana ha auspicato un maggiore interesse da parte della politica regionale nei confronti del Diritto allo studio complessivamente considerato, stigmatizzando la scelta di approvare una legge regionale in materia che non consente, per l’inconsistenza delle risorse finanziarie destinate, di sostenere adeguatamente gli studenti siciliani nel percorso formativo. Sul tema specifico della formazione specialistica, la Regione, in tal senso più volte sollecitata, piuttosto che concepire percorsi formativi paralleli, avrebbe potuto e dovuto impiegare maggiori risorse per finanziare contratti aggiuntivi per l’accesso alle Scuole di specializzazione di medicina, garantendo una formazione adeguata ai medici siciliani, finalizzata alla migliore tutela del diritto alla salute”.

“L’Università di Palermo – ha concluso Micari – si rende disponibile quindi ad avviare un immediato e proficuo confronto con il Governo regionale e con gli Enti e le Istituzioni preposti, che consenta d’individuare specifiche soluzioni che tengano conto dell’emergenza, ma allo stesso tempo garantiscano la qualità del percorso formativo dei giovani medici siciliani anche nella prospettiva di una futura crescita professionale nei ruoli della sanità pubblica. E ciò non soltanto per far fronte alle criticità contingenti, ma ai fini della programmazione e pianificazione di interventi strutturali e duraturi”.

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