C’è tempo fino al 29/11 per presentare le offerte d’acquisto, ma il prezzo sfiora gli 11 milioni di euro. Un tempo struttura di prestigio, è ormai diventata un peso per la Città Metropolitana
MESSINA – Una provocazione per attirare acquirenti che possano riqualificare la struttura affacciata sullo Stretto, una volta hotel di prestigio. Il posto è quello magico con vista mare e lo sarà ancora di più quando sarà completato il nuovo porto di Tremestieri e la vicina rada San Francesco sarà liberata dai traghetti e diventerà porticciolo turistico.
L’ipotesi di Marcello Scurria, presidente di ArisMe, Agenzia comunale per il risanamento, di comprare l’ex Riviera di proprietà della Città Metropolitana, per farne alloggi da destinare alle famiglie che vivono nelle baracche, ha agitato le acque in città provocando reazioni tra il razzismo e il qualunquismo, ma resta un’ipotesi, anche se poco praticabile.
L’input per lanciare l’idea è arrivato dalla pubblicazione del Piano delle alienazioni e valorizzazioni, allegato al Bilancio 2019 della Città Metropolitana, che gli uffici hanno predisposto nelle scorse settimane. Tra gli immobili che l’Ente vuole mettere in vendita ci sono anche dodici appartamenti che il dirigente al Patrimonio, Francesco Roccaforte, con una lettera ha offerto ad ArisMe per l’acquisto.
Nello stesso Piano c’è l’ex Hotel Riviera: cinque piani e 117 camere che per l’ex Provincia è ormai diventato un onere di cui non è facile liberarsi, pur avendoci provato con bandi e manifestazioni d’interesse. L’ultima offerta, pubblicata qualche giorno fa, scade il 29 novembre e stima l’immobile in 10 milioni 800 mila euro.
Per la struttura di viale della Libertà, Palazzo dei Leoni paga ogni anno oltre 72 mila euro di Ici e circa 58 mila euro di Imu, ma dovrebbe provvedere anche a vigilanza e assicurazione. L’ultimo atto del tormentato tentativo di dismissione di questo bene, che dura da 12 anni, è il fallimento dell’operazione con una società del gruppo Franza, che aveva risposto alla manifestazione d’interesse del 2016 che prevedeva anche la permuta. La Neptunia Spa avrebbe ceduto due piani di un plesso di via Giuseppe Franza, già destinati a uffici, e un magazzino da utilizzare come garage per l’autoparco di via Lucania e in più avrebbe pagato l’adeguamento di parte dei due piani in locali scolastici. In cambio sarebbe diventata proprietaria dell’ex Riviera, che avrebbe trasformato in appartamenti prestigiosi e uffici, ma si chiedeva un anno, dalla stipula dell’accordo preliminare nel dicembre 2017, per risolvere le ipoteche che gravano sul loro immobile e per avere riscontri da Comune e Genio civile sulla realizzazione del progetto di trasformazione del plesso acquisito.
“Il mancato avveramento – ha affermato Roccaforte – delle condizioni sospensive apposte all’atto di permuta, che ha fatto saltare l’operazione con la Neptunia, non è stato determinato dal fatto che il prezzo stabilito non fosse congruo, quindi anche l’ultima manifestazione che abbiamo pubblicato presenta lo stesso prezzo per la cessione. Se entro il 29 novembre nessuno si farà avanti, l’unica cosa che posso fare è dare mandato per una seconda perizia e una stima più rispondente alle condizioni di mercato”.
Anche se venisse dimezzato il prezzo iniziale, sarebbero comunque necessari almeno altri 10 milioni di euro per ristrutturare e mettere in sicurezza l’immobile, come ha sottolineato il sindaco De Luca durante un sopralluogo, per ricavarne tra i 40 e i 50 appartamenti. Operazione quindi non proprio conveniente ad ArisMe, che per comprare gli alloggi per il risanamento ha preventivato cifre per unità abitativa al di sotto dei 100 mila euro.
Intanto, il primo cittadino ha disposto la modifica del regolamento che disciplina la valorizzazione dei beni immobili della Città Metropolitana. “Non è più possibile – ha detto – mantenere la proprietà di beni immobili, alberghi, terreni e impianti sportivi senza avere la possibilità di effettuare la manutenzione ordinaria per evitarne il consequenziale deprezzamento. Da gennaio prossimo si procederà alla vendita di questi beni al miglior offerente mediante pubbliche aste, evitando così un costante danno erariale”.