Crisi senza fine, commercio e imprese devastati dal Covid a Messina - QdS

Crisi senza fine, commercio e imprese devastati dal Covid a Messina

Lina Bruno

Crisi senza fine, commercio e imprese devastati dal Covid a Messina

venerdì 28 Gennaio 2022

La “nuova ondata” ha prodotto effetti disastrosi. Il presidente Confesercenti, Palella: “Molte aziende non vedono alcuna ripresa all’orizzonte”

MESSINA – Una crisi senza fine con consumi che diminuiscono ed imprese e negozi in grande difficoltà. La pandemia anche a Messina sta continuando a produrre effetti devastanti.

Rispetto al 2019, ristorazione e alberghi registrano una perdita di oltre il 30%, i servizi culturali e ricreativi di oltre il 20% e non va meglio per trasporti, abbigliamento e calzature. Il commercio è il settore più colpito anche nel 2021, con un saldo di -106 tra nuove iscrizioni e attività cessate. Saldo positivo +19 solo per il settore delle costruzioni. Carmelo Picciotto, presidente di Fipe Confcommercio Messina, ha recentemente parlato di “crisi ormai endemica, che ha raggiunto livelli emergenziali” facendosi promotore di un tavolo che possa studiare nuove strategie di ripresa. Qui c’è un tessuto economico più debole, si vive essenzialmente di terziario e c’è un’imprenditoria meno attrezzata ad affrontare i momenti difficili. Si faceva affidamento sui flussi economici che si sarebbero messi in moto nel periodo natalizio o quanto meno si sperava che i saldi potessero compensare le mancate entrata degli scorsi mesi, ma le cose sono andate diversamente.

“Molti aspettano quel periodo – ha detto al QdS Alberto Palella, presidente Confesercenti e vice presidente della Camera di Commercio di Messina – per fare cassa, ripianare i debiti. Purtroppo quest’anno non è andata bene, con la disdetta di veglioni e feste e dei viaggi tutti i settori sono stati colpiti. Non c’è stata neppure quella boccata di ossigeno che si pensava di avere con i saldi; l’anno scorso avevamo stimato circa 190 euro procapite quest’anno non supereremo i 130 euro. Si spende meno per paura, le famiglie sono più povere e c’è grande incertezza per il futuro. Poi c’è l’aumento dei prezzi che frenano gli acquisti le materie prime costano molto di più ed hanno fatto lievitare i costi già alla produzione. Molti prodotti sono aumentati anche del 50%, quelli dove incide il trasporto e l’energia. Tutti questi fattori stanno creando un mix esplosivo”.

A questo poi si devono aggiungere la valanga di cartelle che stanno arrivando dall’Agenzia delle Entrate dopo la sospensione concessa per la pandemia.

“Tra marzo e maggio – ha aggiunto Palella – scattano i due anni di preammortamento dei finanziamenti che abbiamo ottenuto con la garanzia dello Stato. Fino a oggi l’onere è stato di 20 euro al mese di interesse ora scatteranno le rate complete. I famosi 6 mesi post pandemia (ma in realtà la pandemia è ancora in corso) sono difficili ed i nodi stanno arrivando al pettine. Non è stata rinnovata in molti settori la cassa integrazione e questo mette in difficoltà molte aziende che non vedono alcuna ripresa all’orizzonte. Messina storicamente ne risente più delle altre città siciliane perché il nostro è un tessuto economico fragile”.

Secondo i dati camerali anche Messina, sebbene sia la peggiore tra le province siciliane, registra complessivamente un saldo positivo +191 tra apertura di nuove imprese e chiusure. Ma è una crescita solo statistica perché in realtà si continua a perdere in fatturato ed il leggero incremento dell’occupazione riguarda principalmente le costruzioni.

Di recessione e stasi ha parlato Ivo Blandina, presidente della Camera di Commercio. “I timidi segnali di ripresa – dice – vanno letti tenendo anche presente gli aiuti pubblici, agevolazioni e ristori, per quanto insufficienti e intempestivi. Speriamo di poter invertire la rotta pur se l’emergenza sanitaria ancora in atto preoccupa”. Le soluzioni chieste sono ancora quelle emergenziali. “La cassa integrazione deve essere rinnovata in tutti i settori, la pandemia non è finita- dice Palella – Si deve trovare un modo per risolvere il problema di tutte queste cartelle, una sanatoria per esempio, qualcosa comunque di molto forte. Le tasse si devono pagare, lo vogliamo sottolineare, ma qui non si tratta di persone che evadono il fisco ma che hanno dichiarato regolarmente con l’intenzione di pagare ma che non hanno potuto. Ci vuole qualcosa che sani definitivamente le aziende. Gli aiuti sono stati dei contributi che sono serviti a mettere qualche toppa non alla ripresa”.

Lina Bruno

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